Nel cuore della Piana del Tauro, precisamente nel Comune di Rizziconi, si trova Cannavà, nobile e grazioso borgo di origini settecentesche, costituito dalla villa agricola dei principi Acton, comprensiva di masseria, cappella e dipendenze varie (risalente al XVIII secolo).
Nella graziosa chiesetta di Santa Teresa di Gesù Bambino, costruita da artigiani napoletani, è custodito un meraviglioso dipinto del De Matteis.
Il borgo è stato edificato nel ‘700 dai nobili del tempo (I duchi di Cardinale – origine borbonica) allo scopo di coltivare la canapa, da cui la derivazione del nome Cannavà, ed è stato realizzato secondo l’architettura dell’era feudale: la piazzetta con due palazzi signorili(l’altro apparteneva ai principi Colonna) e intorno le piccole case, abitate dai contadini alle dipendenze del feudo.
Tantissime erano le famiglie alle dipendenze del feudo, che negli anni 50 hanno intrapreso la via dell’emigrazione in cerca di fortuna.
Al centro della piazzetta dei meravigliosi alberi, testimoni silenti del tempo passato.
Cannavà, fu poi trasmesso in eredità per linea femminile ai Principi Acton di Leporano, di cui è doveroso ricordare Sir John Acton , capostipite del ramo italiano di questa nobile famiglia inglese, trasferitosi a Napoli per riorganizzare la flotta borbonica.
Fu Ministro del Regno delle due Sicilie e stretto consigliere del Re Ferdinando IV.
La famiglia continuò la sua tradizione marinaresca e anche sotto lo stato unitario, ai primi del novecento, un Ferdinando Acton principe di Leporano, fu Ministro della Marina Italiana.
Il comandante Francesco Acton, un suo nipote, fu decorato con due medaglie d’argento nella seconda guerra mondiale, per azioni valorose a bordo del suo sommergibile.
La Masseria era stata commissionata dalla principessa Maria Antonia Grimaldi-Serra di Gerace all’architetto Giusepe Porco tra il 1822 e il 1825.
Cannavà, oggi grazie alla sapiente Amministrazione di Maria Eleonora Acton di Leporano, del marito Pier Luigi Taccone, coadiuvati del figlio Pietro Taccone e della moglie Maria Elisabetta Biffis, conserva il suo patrimonio artistico rurale.
Quasi tutte le casette dei contadini sono state ripristinate e ristrutturate seguendo il criterio originale, dove si possono trascorrere momenti paradisiaci a contatto con la bellezza del territorio, i sapori e anche praticare Yoga grazie alla maestra Maria Elisabetta Biffis.
L’azienda agricola, che conta 300 ettari e ha sviluppato nuove tecniche agricole, compiuto ricerche e realizzato coltivazioni che valorizzano il territorio con il loro livello qualitativo.
Meravigliosi uliveti, dove si trova l’ ottobratica un’oliva che viene raccolta nel mese di ottobre, la Roggianella, la Cassanese, la Nociara, il Leccino e la Cannavà, quest’ultima un vero e proprio fiore all’occhiello dell’azienda Acton.
Nella coltivazione delle olive, sono state introdotte nuove tecnologie che hanno permesso di eseguire, anche su alberi di imponenti dimensioni, attraverso l’ausilio di grosse macchine scuotitrici, una raccolta totalmente meccanica, ottenendo oli extra vergini di notevole qualità. L’azienda ha inoltre realizzato trasformazioni varietali con cultivar di olivo autoctone e non, ottenendo una serie di oli di differenti tipologie, estratti in purezza e distinti per singola varietà.
Oggi l’azienda sta incrementando un’ olivicoltura innovativa, con piante autoctone di dimensioni più contenute, facilmente meccanizzabili.
Grande attenzione è dedicata alla sopravvivenza delle straordinarie piante centenarie esistenti, quale simbolo della bellezza e della unicità della olivicoltura di un tempo.
Le lattine e le bottiglie dell’olio di Cannavà arrivano in tutta Italia e all’estero, in particolare in Germania, in Inghilterra e in Francia.
Negli ultimi anni è stata introdotta la coltivazione del Kiwi.
Inizialmente la varietà Hayward che è quella più comune, verde.
Recentemente il kiwi giallo, di polpa gialla, quindi più appetibile, più buono.
Un prodotto di eccellenza apprezzato e ricercato.
Una storia, quella di Cannavà che profuma di sogno e nobiltà, di profumi e di sapori.
La graziosa chiesetta, oggi, viene scelta da moltissime coppie di sposi, per celebrare il loro matrimonio, e il borgo è un’ incantevole location anche per il book fotografico.
Location scelta anche da famosi registi per i loro film.
Una parte del cuore di chi scrive è rimasto a Cannavà e ascolta ancora il dolce suono della nobile campana e sogna ancora una principessa , un bouquet di zagara e rose e un velo di pizzo francese, perché come disse un tempo il poeta Luigi Mamone: “A Cannavà è iniziata inizia la nostra Historia”.
Mia nonna Caterina mi raccontava che da piccolina, aspettava per vedere la principessa Emilia uscire a cavallo, mio nonno mi raccontava dell’amicizia che lo legava al principe Ferdinando Acton.
D’estate quando il principe Ferdinando e la sua famiglia si trasferivano al palazzo che possedevano sullo Zomaro, i miei nonni spesso erano invitati, e nei ricordi di mio papà è rimasto indelebile quando il principe Acton la sera si recava a pregare davanti alla statuina di una Madonna nel giardino del palazzo.
Ricorda anche la piccola Eleonora che collezionava le farfalle e con una reticella legata ad un bastone, correva per catturarle.
Il presente scritto non ha la pretesa dello storico( mi scuso se dovesse essere presente qualche inesattezza),ma è solo un omaggio, composto con infinito amore e che per questo, concludo con una poesia.
A Cannavà
C’è una dolce musica
sul lago del tempo.
C’è una principessina
con le scarpine d’argento.
Di seta vestita e profuma di rosa
ha una gardenia nel suo bouquet da sposa.
Un dolce usignolo canta tra gli ulivi
tra le margherite che nascono in aprile.
I gigli selvatici mi accarezzano il cuore
È per te Cannavà il mio canto d’amore.
Canto per te mio borgo incantato
per te che sei stato infinitamente amato.
Per te che fosti la prima campana
la più innocente, la più sincera
quando il silenzio del vento tra gli ulivi
diventava preghiera.
Ricordo i germogli di grano
sull’altare della chiesa
e i verdi occhi di Santa Teresa.
Ricordo la nonna assorta in preghiera
e l’Ave Maria al calar della sera.
Ricordo la gioia, l’attesa e il dolore
le prime violette in fondo al mio cuore.
Accetta il mio canto mio borgo incantato
sul lago del tempo per sempre amato.
Caterina Sorbara