INTELLIGENCE, MARIO CALIGIURI AL MASTER DELL’UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA: “INTELLIGENCE E MAGISTRATURA TRA GUERRE NORMATIVE E GUERRE TRA INTELLIGENZE”

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“Intelligence e Magistratura” è il titolo della lezione tenuta dal Presidente della Società Italiana di Intelligence Mario Caligiuri al Master in Intelligence dell’Università della Calabria.

Caligiuri ha spiegato che il rapporto tra intelligence e magistratura è un tema di notevole rilevanza scientifica, culturale e politica, non molto trattato nel dibattito pubblico italiano.

Per il docente, tale relazione si colloca nell’ambito dell’equilibrio tra i diversi poteri dello Stato: il potere esecutivo, a cui si riferisce l’intelligence, e il potere giudiziario, identificato con la magistratura.

Tale confronto ha spesso caratterizzato il dibattito pubblico e politico nazionale dagli anni Sessanta in poi.

Nel tempo si è registrato un confronto vivace, in merito ai conflitti di competenze sul segreto di Stato.

Caligiuri ha evidenziato che non a caso la prima norma sul segreto di Stato in Italia si è resa necessaria quando Luciano Violante, giudice istruttore a Torino, indagando sul caso Edgardo Sogno, ha rilevato che non c’era una normativa in Italia che lo disciplinasse.

La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 86/1977, ha sottolineato la centralità della sicurezza come diritto costituzionale preminente, necessario all’esercizio di tutti gli altri.

Da ciò è scaturita la prima legge che regolamenta i Servizi nel nostro Paese,
la n. 801 del 1977, in piena guerra fredda, emergenza terrorismo e compromesso storico.

Nel corso degli anni si sono registrati diversi conflitti fra intelligence e magistratura in relazione a vicende che hanno segnato il nostro Paese in maniera profonda negli anni di piombo e della strategia della tensione.

Caligiuri ha osservato che, a differenza di Tangentopoli, manca un riepilogo completo degli esiti giudiziari delle vicende che hanno riguardato gli operatori dei Servizi nel corso del tempo ed ha auspicato studi a riguardo.

La riforma dell’intelligence del 2007 ha contribuito a ridurre le tensioni, prevedendo alcune procedure che disciplinano i rapporti e assegnando anche un periodo al segreto di Stato, quantificato in quindici anni estensibili per altri quindici.

Ci sono punti critici che forse andrebbero ulteriormente chiariti come alcuni aspetti delle autorizzazioni preventive delle intercettazioni da parte della magistratura e delle garanzie funzionali concesse dall’autorità politica.

E questo nell’ambito delle responsabilità che ogni potere istituzionale si assume.

Un elemento fondamentale nel dibattito è la trasformazione del ruolo dell’intelligence nel contesto democratico contemporaneo.

L’intelligence è passata da un’entità nascosta ad attore riconosciuto del sistema democratico, come dimostrato dalla crescente presenza sui media e nei tavoli delle trattative internazionali.

La metamorfosi del mondo e l’avvento dell’intelligenza artificiale richiedono sia all’intelligence che alla magistratura trasformazioni profonde.

Tale necessità si colloca nell’ambito della difficoltà delle democrazie ad essere stabili per assicurare quelle risposte veloci che impone la globalizzazione, la quale sta accentuando i divari tra le persone e le nazioni.

Caligiuri ha ricordato che c’è chi sostiene che la difficoltà delle democrazia in questa fase storica, dipenda dalla inadeguatezza delle élite pubbliche, non sempre attrezzate per reggere il confronto con le élite dei sistemi autoritari: dagli Stati totalitari alle multinazionali, dalle organizzazioni criminali ai gruppi terroristici. La crisi della democrazia pertanto si identifica con la crisi delle classi dirigenti, partendo dalla loro formazione per arrivare ai meccanismi di selezione.

Caligiuri ha quindi auspicato una collaborazione necessaria tra intelligence e magistratura per contrastare i comuni nemici della democrazia.

Infatti, sta emergendo la centralità della guerra normativa, in base alla quale per legge si decide in partenza chi vince e chi perde, chi ha benefici economici e chi li paga.

L’altro grande conflitto è rappresentato dalla guerra tra intelligenza umana e intelligenza artificiale che pone problemi gravi e complessi sia in termini di sicurezza che di regolamentazione giuridica.

In tale quadro, la capacità di interpretazione dell’intelligence rappresenta la premessa necessaria per anticipare scenari futuri, in un contesto in cui la velocità dei cambiamenti tecnologici supera la comprensione umana.

Appunto per questo coltivare gli studi sull’intelligence significa approfondire la forma più raffinata di intelligenza umana, che va oltre le apparenze e consente di fronteggiare le incertezze del nostro tempo.

Il rapporto tra intelligence e magistratura è stato analizzato più volte da Caligiuri, soprattutto nei suoi volumi “Intelligence e magistratura. Dalla diffidenza reciproca alla collaborazione necessaria”, con la prefazione di Carlo Mosca, e “Intelligence e diritto. Il potere invisibile delle democrazie”, con la prefazione di Luciano Violante, entrambi editi da Rubbettino.

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