Nella sala blu del Seminario Arcivescovile Pio XI di Reggio Calabria, sabato 8 marzo, si è svolto il terzo incontro di Formazione mensile del Serra Club di Reggio Calabria. Il reggino prof. Domenico Benoci, ricercatore di Archeologia Cristiana presso la Pontificia Università “Regina Apostolorum” di Roma, ha tenuto una magistrale relazione su “S. Fantino il Vecchio tra archeologia, agiografia e tradizioni popolari“. La discussione è stata moderata dal prof. Giuseppe Livoti, giornalista e critico d’arte. Don Simone Gatto, Rettore del Seminario Arcivescovile, ha aperto i lavori complimentandosi con il Serra Club reggino per aver dato in questo ultimo anno un respiro molto alto alla formazione al suo interno, ma soprattutto come offerta al nostro Seminario. Siamo nell’importante anniversario del Concilio di Nicea e ci interroghiamo su quello che potrebbe essere la riscoperta anche nella storia di quest’altro polmone della Chiesa Orientale.
Questa presa di coscienza storica, continua don Gatto, ci permette di ricordare che siamo dentro un progetto di santità ch’è possibile vivere se da una parte evangelicamente siamo radicati in Cristo come tralci nella vite e soprattutto riqualifichiamo tutta la nostra storia. Il rettore conclude con un messaggio: Il Seminario è un luogo di mediazione, un punto d’incontro di dialogo e di confronto e ognuno può comunicare ciò che sente nel cuore. Il Seminario è un luogo di discernimento e non soltanto verso la vocazione al Ministero Ordinato ma anche alla vocazione umana e quindi cristiana. La Presidente del Serra Club reggino, Anna Nucera ha ringraziato gli intervenuti invitandoli a diventare serrani ed essere testimoni e stimolo alle vocazioni sacerdotali. Sostenere il nostro Seminario e stare accanto ai seminaristi, i nostri futuri sacerdoti è una cosa bellissima che fa bene al cuore. Il prof. Domenico Benoci spiega subito che di San Fantino ne sono esistite solo due: S. Fantino il Vecchio e S. Fantino il Giovane. La presenza errata di un terzo S. Fantino è stata generata da una iscrizione rinvenuta nell’area di Tropea di un abate chiamato Fantinus. S. Fantino il Vecchio è venerato come taumaturgo, cioè operatore di miracoli e il suo culto affonda nella tarda antichità e nel primo medioevo. Come per molti santi legati al monachesimo italo greco, anche per S. fantino la fonte più affidabile è il βίος, cioè la fonte che racconta la vita dei Santi. Secondo una narrazione errata Fantino nacque a Siracusa, battezzato e portato alla conversione da genitori che seguivano la religione tradizionale romana. Fantino, dopo la morte martorizzata dei genitori, scappò dal carcere, si recò a Messina e da qui approdò infine a Taureana. Invece, secondo il vescovo Pietro, prelato colto di Taureana, S. Fantino il Vecchio è nato in questa Patria, cioè a Taureana. Pur provenendo da una condizione servile il Santo è nostro. Lo amiamo e spiritualmente lo abbracciamo perché è una gloria nostra. S. Fantino pare che sia il santo più antico della Calabria. La sua vita è da collocare tra la seconda metà del III e gli inizi del IV secolo d.C. Sembra che Fantino non fosse monaco ma che comunque fosse conosciuto per la perfezione di vita, specchio di virtù aveva una spiccata sollecitudine verso i poveri e i bisognosi. La sua condizione sociale era servile. Schiavo, svolgeva la mansione di guardiano di cavalli, da qui deriverebbe l’epiteto di S. Fantino il Cavallaro. Sempre il vescovo Pietro ci dice che nel Palmese S. Fantino è famoso, già ai suoi tempi; il suo sepolcro è conosciuto e da esso scaturiscono numerose guarigioni a quanti con amore e con fede vi si apprestano. Solo un martire, testimone di Cristo, poteva effondere tanta grazia per mezzo dello Spirito Santo. Il prof. Benoci conclude con un ampia descrizione del sito archeologico di Taureana dove risiede il sacro recinto e indica il sito dove giace la tomba con i resti mortali del Santo, posto sotto l’altare maggiore della chiesa di un complesso monastico femminile. Numerosi sono i miracoli compiuti dal Santo taureanese tramandati nei secoli da padre in figlio e giunti fino ai giorni nostri. Il 24 luglio, festa di S. Fantino caratteristica è la processione dei cavalli. Tra gli altri sono intervenuti don Antonino Denisi, Decano e il Diacono greco ortodosso Mario Casile. Padre Benedetto Colucci, vicario per la Calabria della diocesi greco-ortodossa d’Italia, parroco e abate del Sacro Monastero Greco-Ortodosso dei SS Elia il Nuovo e Filarete l’Ortolano di Seminare (RC), ha chiuso la serata.