Inquinamento marino a Nicotera, Antonio D'Agostino (Movi@Vento): "Forse è arrivato il momento di smetterla con le indignazioni a tempo determinato e cominciare ad agire" Inquinamento marino a Nicotera, Antonio D'Agostino (Movi@Vento): "Forse è arrivato il momento di smetterla con le indignazioni a tempo determinato e cominciare ad agire"

Inquinamento marino a Nicotera, Antonio D’Agostino (Movi@Vento): “Forse è arrivato il momento di smetterla con le indignazioni a tempo determinato e cominciare ad agire”

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“Puntuale come l’afa e i tormentoni estivi, è tornato anche quest’anno il dibattito sul nostro caro vecchio mare verde. Un verde non da bandiera ambientale, ma da brodo di verdura. Sui social si accendono fiaccole digitali, partono crociate balneari e indignazioni fotogeniche, ma appena finisce agosto… tutti a posto. Tranne il mare, ovviamente”.

A dichiararlo Antonio D’Agostino, ex consigliere comunale del gruppo di opposizione Movi@Vento, che va alle origini del problema.

Antonio D’Agostino

“Oggi – afferma – evitiamo i piagnistei e proviamo invece, con un filo di (amara) ironia e tanto buon senso, a spiegare perché il nostro mare sembra, per fortuna non sempre, una piscina abbandonata. Facciamo un salto nel tempo: era il 2019, poi il 2021 e poi ancora il 2022. Il gruppo consiliare di opposizione, allora noto come Movi@Vento (di cui faceva parte il sottoscritto), già segnalava nei consigli comunali di quegli anni, successivi alle lotte del Movimento 14 luglio,  una serie di cause alla base del mare inquinato, come gli sversamenti incontrollati lungo gli impianti di sollevamento e all’interno del reticolo idrografico che converge nel fosso San Giovanni. Ma evidenziava anche che, forse, quei campi concimati con digestato animale a due passi dal mare stavano contribuendo a far fiorire le alghe più del dovuto. Ne parlano ancora i verbali, che documentano anche la sordità di quella maggioranza, la stessa che siede ancor oggi a Palazzo Convento (questa volta senza opposizione)”.

D’Agostino si sofferma sulla direttiva dedicata alle Zone Vulnerabili ai Nitrati. “E dire che l’Europa qualcosa l’aveva pure pensata – dichiara -. La Direttiva 91/676/CE sulle Zone Vulnerabili ai Nitrati. La Calabria l’aveva persino recepita e realizzato un primo monitoraggio. Poi, quando si è trattato di mettere in piedi un serio progetto per il rafforzamento della rete di controllo, l’Arpacal, destinataria e sottoscrittrice di una convenzione ad hoc, ha fatto fallire il progetto. Conclusione: più di due milioni di euro andati in fumo; monitoraggi persi, dati scomparsi e un silenzio imbarazzante. Da sottolineare che il territorio agricolo di Nicotera Marina è rappresentato nella cartografia delle ZVN come una delle aree più estese a livello regionale. Il Comune di Nicotera, che poteva con una modica spesa fare almeno un’analisi in un pozzo non lontano dai campi coltivati a foraggio, ha preferito l’arte dell’omissione. Così, un cittadino qualsiasi – lo scrivente – ha deciso di pagarsi l’analisi da solo. Esito? Nitriti a 12,5 mg/l: 25 volte oltre il limite”.

Quindi, l’Arpacal e il suo sito web. “A chi volesse sapere qualcosa di più sull’attività di Arpacal – afferma D’Agostino – , consiglio di visitare il suo sito web. Al suo interno (Report balneazione 2025), con tono rassicurante, l’Agenzia comunica, che la qualità delle acque balneabili in Calabria è classificata “eccellente” per il 91%. Cioè: puoi nuotare in acqua verde, puzzolente e con roba galleggiante, purché non ci siano troppi batteri. E questo perché la legge italiana (D.lgs. n.116/2008 e D.M. 30.03.2010), vecchia e inadeguata, valuta solo due parametri: Escherichia coli ed Enterococchi. Tutto il resto – colore, odore, alghe, chimica – è folklore. Perché l’olfatto e la vista, si sa, non sono parametri scientificamente rilevanti. Quindi, se ti capita di nuotare in un’acqua verde acido e maleodorante, ma priva di colibatteri, nessun problema: sei ufficialmente in vacanza in una località dal mare “eccellente””.

Il vero nemico, per l’ex consigliere, è il dibattito inutile. “Ogni estate – dichiara -, il copione si ripete: convegni, post, articoli, comitati, polemiche. Tutto molto democratico. Tutto molto sterile. Intanto, chi doveva controllare non controlla, chi doveva informare non lo fa o lo fa poco e male, e chi inquina continua indisturbato. Forse è arrivato il momento di smetterla con le indignazioni a tempo determinato e cominciare ad agire. Non in generale, ma luogo per luogo. E magari, cominciare a fare nomi, cognomi e scrivere anche la poltrona occupata. Perché dietro ogni mare verde, c’è un dossier insabbiato. E spesso, anche chi lo ha firmato”.

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