“Chiediamo la revisione in autotutela della delibera 29 del consiglio d’Istituto e di qualunque altro atto o provvedimento eventualmente emanato e a noi non comunicato, così da riconsiderare la particolare situazione della scuola Primaria di Badia, fatta da bambini, non da numeri e dai loro familiari, lasciando inalterato lo status quo, almeno sino al termine del loro corso di studi in detto plesso”. È quanto riportato nell’istanza indirizzata al dirigente dell’Istituto Comprensivo di Rombiolo, Angelo Stumpo, nonchè, ai consiglieri e al presidente del Consiglio d’Istituto, da parte di 22 genitori degli alunni delle classi terza e quarta della Primaria di Badia.
L’ennesima polemica nelle scuole nicoteresi dolo l’approvazione del nuovo orario di funzionamento per l’anno scolastico 2025/2026, l’altra aveva riguardato, alcuni mesi fa, le famiglie degli alunni della Primaria di Nicotera (https://mediterraneinews.it/2025/06/10/nicotera-disappunto-dei-genitori-per-la-gestione-dellorario-scolastico-della-scuola-primaria-al-dirigente-angelo-stumpo-anche-la-contrarieta-della-nutrizionista-angela-maiolo).
L’ultima diatriba esplode dopo che i genitori degli alunni delle due classi della Primaria della frazione nicoterese hanno appreso, non ufficialmente, ma per vie informali, la notizia dell’adozione del nuovo orario di funzionamento che prevede, per le due classi, l’uscita da scuola alle 14, abolendo i tre giorni di tempo prolungato finora adottati negli anni precedenti e che continueranno invece per gli alunni delle altre tre classi. A questo punto, le famiglie, mai consultate come invece avvenuto per le altre scuole del Comprensivo, reclamano direttamente al dirigente la conferma dell’attuale status quo. Stumpo risponde tramite “Riscontro” comunicando esclusivamente solo la discussione della problematica nel Consiglio d’Istituto del 12 luglio. Questo perché, la tenacia dei genitori ha costretto la scuola a convocare un consiglio d’istituto straordinario.
E qui la protesta si trasforma in guerra aperta con la tensione che raggiunge il punto di rottura. “Al consiglio – afferma Giulia Solano, madre di un alunno – ci presentiamo quattro genitori. Al nostro arrivo, l’atmosfera si presenta ostile, ben lontana dal favorevole. Sbigottiti e allibiti, veniamo verbalmente aggrediti e minacciati di una chiamata alle forze dell’ordine. Alcuni consiglieri, addirittura, minacciano di abbandonare l’aula qualora avessimo presenziato, avvertendo che, se fossimo rimasti, avrebbero rinviato la seduta. Quindi, a questo punto, siamo stati costretti dallo stesso presidente ad allontanarci”.

Le famiglie, però, contestano la validità della loro presenza in Consiglio in base all’articolo 24, punto 9, del Regolamento d’Istituto che afferma: “Le sedute del Consiglio, ad eccezione di quelle nelle quali si discutono argomenti riguardanti singole persone, sono pubbliche. Possono assistervi, compatibilmente con l’idoneità del locale ove si svolgono, gli elettori delle componenti rappresentate e tutti gli altri previsti per legge”, nonché, dell’articolo 28 dello stesso documento: “Alle sedute del Consiglio di Istituto possono assistere senza diritto di parola gli elettori delle componenti rappresentate nel Consiglio stesso. Eventuali argomenti la cui discussione è prevista in forma non pubblica devono essere indicati nell’ordine del giorno”.
“Naturalmente – continua la mamma – il consiglio non ci ha dato ragione. L’adozione del nuovo orario di funzionamento con le peculiari modalità, fa crollare una realtà consolidata negli anni, validamente e legalmente confermata dai diversi dirigenti che si sono avvicendati. Quale siano state le ragioni per le quali i genitori non siano stati coinvolti sono sconosciute”.
La scelta effettuata per i propri figli, l’iscrizione, cioè, alla scuola di Badia, per i genitori dipendeva, in via prioritaria, sì dal programma dell’offerta formativa, ma anche dall’orario di funzionamento del plesso e quant’altro si sposava con le proprie esigenze di vita. “Negli ultimi tempi – dichiara la Solano – una prima criticità si è presentata con lo smembramento dell’IC “Pagano”, poi l’assenza di un punto prossimale di segreteria. La deliberata variazione dell’orario di funzionamento del plesso determinerà ulteriori irreversibili conseguenze sull’economia familiare. Ma a pagare le peggiori conseguenze saranno i nostri figli, le cui esigenze abbiamo l’obbligo di tutelare a dispetto di eventuali ottimizzazioni, economie e contabilità da far quadrare che cozzano inevitabilmente con lo stato di diritto. Comprensibilmente il dirigente deve organizzare l’attività scolastica secondo criteri di efficienza, ma così inciderà negativamente sull’efficacia formativa, che deve pure perseguire, trascurando i ritmi di apprendimento degli studenti. La nostra protesta non rappresenta un interesse privato bensì pubblico, quello di una collettività che reputa di non essere stata debitamente coinvolta e fortemente penalizzata da scelte che se, per tempo, sinergicamente ricercate, di certo sarebbero state espressione di un felice connubio tra coloro che sono, per la Costituzione Italiana, obbligati ad istruire i propri figli, i fanciulli di questa nazione, di questa porzione d’Italia cosi tormentata ma orgogliosa e l’Istituzione Scolastica”.