Nei giorni scorsi il sindaco di Nicotera, Giuseppe Marasco, ha emanato un’ordinanza con la quale dispone il divieto di spandimento di fertilizzanti contenenti azoto e fosforo in una fascia di 1000 metri dai corsi d’acqua e dal demanio marittimo.
Sulla questione interviene l’ex consigliere comunale Antonio D’Agostino (Movi@Vento).
“Nell’ordinanza – afferma – si legge che il provvedimento trae origine da una campagna di indagini effettuata tra il 1° e il 21 agosto 2023 (!) su richiesta dello stesso sindaco, a seguito del verificarsi di marcate fioriture algali nelle acque marine antistanti il litorale di Nicotera. Tali indagini, condotte da ARPACAL, avevano evidenziato concentrazioni di azoto superiori di oltre cinque volte i dati storici, configurando – come testualmente riportato nell’ordinanza – “un grave pericolo per l’igiene pubblica e l’ambiente”. Ciò detto, ritengo opportuno fare alcune considerazioni su tale provvedimento che – va detto – costituisce comunque un importante segnale, atteso da tempo, alla luce del sistematico ripetersi del fenomeno della fioritura algale nelle nostre acque marine Fenomeno fortemente afflittivo e dannoso per la nostra

economia e potenzialmente per la nostra salute, sulle cui cause si sono trovati finalmente d’accordo gli operatori istituzionali, gli esperti scientifici e gli stessi amministratori. Per quanto mi riguarda – in qualità di ex consigliere e in sintonia con i colleghi del gruppo Movi@Vento – non posso non ricordare i ripetuti appelli in molti consigli comunali e sui media, con i quali sollecitavamo, inascoltati, accertamenti e provvedimenti atti a mettere fine a un fenomeno estremamente dannoso, indicando le possibili cause e i rimedi da mettere in campo con la necessaria determinazione politico-amministrativa. Da ultimo, in un articolo di qualche mese addietro, avevo richiamato le varie normative elencando ancora una volta le numerose crepe del sistema posto a base della protezione ambientale, con in testa l’Arpacal che, per restare proprio al problema dell’eutrofizzazione da concimi, aveva fatto fallire il piano di monitoraggio per le zone vulnerabili all’azoto (ZVN) e, con esso, perdere un cospicuo finanziamento europeo. Tale richiamo ritengo sia importante per alcune osservazioni che vado a fare nel merito dell’ordinanza del 27 ottobre scorso”.
“La prima – dichiara D’Agostino – è piuttosto una domanda, anzi due, che credo in molti vorrebbero porre al sindaco. E cioè come sia stato possibile che, da un’indagine svolta nell’agosto 2023, con dati allarmanti sullo stato di salute del mare e, di conseguenza, “per l’igiene pubblica e l’ambiente”, si sia arrivati a emettere un provvedimento soltanto oggi, a distanza di oltre due anni. E inoltre: come mai dopo aver verificato finalmente l’esistenza di una causa così impattante sulla salute del mare, non si è fatto nulla negli anni successivi per monitorarla e per passare ai rimedi? Credo siano domande legittime alle quali tutti i cittadini e le cittadine nicoteresi, ma anche tutti quelli che si sono bagnati nelle nostre acque in questi anni, hanno il diritto di ottenere una risposta; che sicuramente il primo cittadino, anche in qualità di prima autorità sanitaria del comune vorrà dare, insieme – auspicabilmente – alla pubblicazione della relazione dell’Arpacal, atteso che non ve n’è traccia nel sito web dell’Azienda. La seconda è una considerazione sul divieto contenuto nell’ordinanza: quello cioé di spandere qualsiasi tipo di fertilizzante o di prodotto fitosanitario all’interno di una fascia di 1000 metri dai lati dei corsi d’acqua superficiali e dall’area del demanio marittimo delimitante le acque costiere. Va infatti precisato che già la normativa della nostra regione pone tale divieto per tutte le aree agricole, a partire dal primo novembre e per un periodo che va fino a 120 giorni, indipendentemente dalle fasce di rispetto indicate dal sindaco. Se poi la

vigenza della sua ordinanza, oggi di fatto superflua, dovesse arrivare fino alla stagione primaverile, scatterebbero problemi di conflittualità con le normative nazionali e regionali che per dette fasce di rispetto indicano misure non superiori a 30 metri. Dal che l’ordinanza sarebbe impugnabile. Un provvedimento annoverabile quindi tra quelli che per troppo volere, nulla ottengono”.
D’Agostino si concentra, inoltre, sulle possibili cause e sui rimedi della problematica: “L’ordinanza sindacale – afferma -, ripeto, resta comunque un punto importante da cui partire per azioni concrete ed efficaci, che però non possono prescindere sia dall’applicazione puntuale delle normative sia dal funzionamento della filiera dei controlli e quindi dalla responsabilità dei soggetti ad essi preposti. A partire proprio dall’Arpacal, e da quel monitoraggio indispensabile soprattutto per le zone vulnerabili all’azoto qual è purtroppo la nostra. Che al suo interno, non distante dalla fascia costiera, presenta grandi estensioni di aree coltivate con l’uso di fertilizzanti ed i cui scoli finiscono nel reticolo di canali esistenti. Tra queste, come segnalato dall’attuale assessore al turismo in uno degli ultimi dibattiti estivi, alla presenza del procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, vi è un’area di notevole estensione coltivata a mais da parte di una nota azienda di livello nazionale. Azienda che, oltre ad affliggere i marinoti con i suoi effluvi maleodoranti, soprattutto estivi, concima i suoi terreni con rilevanti volumi di digestato animale, (che, ricordiamo, per la direttiva UE 91/676/CEE non deve apportare un apporto di azoto superiore a 170 kg per ettaro e per anno). Per concludere, appare evidente che, in mancanza dei controlli di cui sopra, anche provvedimenti come quello del sindaco Marasco, finiscono col lasciare il tempo che trovano. E cioè un mare sporco a giorni alterni, come ormai ogni anno da decenni“.



