Di Francesco Chirico
Nicotera non è più soltanto una città ferita: oggi è anche una città tradita. Il sequestro probatorio delle aree fognarie disposto dalla Magistratura e dai Carabinieri Forestali non è un atto tecnico, non è un dettaglio burocratico. È un atto d’accusa. Un atto che pone sul banco degli imputati l’intera gestione amministrativa del Comune, il sindaco Giuseppe Marasco e una macchina istituzionale che per troppo tempo hanno scelto la strada del silenzio e dell’occultamento.

Sul banco degli indagati, dunque, non c’è solo la condotta materiale di chi ha gestito gli impianti fognari. C’è un intero sistema di omertà istituzionale, di menzogne per omissione, di disprezzo verso il diritto elementare dei cittadini alla salute, alla sicurezza, alla verità. E c’è di più. C’è l’arroganza di chi, davanti a cumuli di rifiuti abbandonati e a pompe di sollevamento rotte da anni, ha preferito girarsi dall’altra parte, trasformando l’incuria in normalità. C’è la colpevole irresponsabilità di chi non ha saputo — o non ha voluto — fermare un disastro ambientale che, oggi, la magistratura certifica come reato.
Ma c’è anche il rovescio della medaglia: i cittadini che non si sono piegati. La stampa libera che ha indagato e raccontato, la Pro Loco e i comitati che hanno denunciato, Calabria Verde che ha tentato di bonificare. Se oggi il velo si squarcia è anche grazie alla loro insistenza. Ora la città non può più aspettare. Questo sequestro è l’inizio di un processo, non solo giudiziario ma anche civile e politico. Bisogna chiarire le responsabilità, stabilire le colpe, e soprattutto impedire che simili scempi si ripetano. Sul banco degli imputati, oggi, c’è l’amministrazione comunale. Ma domani, se non ci sarà un risveglio civico, potrebbe finirci l’intera comunità, complice di un silenzio che diventa rassegnazione.
Nicotera deve scegliere: o continuare a marcire con le sue fogne, o alzarsi in piedi e pretendere giustizia. Non solo nei tribunali, ma nella piazza, nella coscienza collettiva, nella dignità della città.