La Teca Falcone è un manufatto-memoria realizzato per la conservazione e l’esposizione dell’autovettura del giudice Giovanni Falcone, oggetto dell’attentato di Capaci. Essa si trova presso la Scuola di formazione e aggiornamento del personale del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria a Roma, struttura intitolata allo stesso Giovanni Falcone. La Fiat Croma bianca, di proprietà del Ministero della Giustizia, venne stata infatti acquisita dal Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria che ha provveduto all’effettuazione del suo restauro conservativo.
La Teca fu inaugurata il 18 maggio 2012 dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano e dal Ministro della Giustizia Paola Severino, nell’ambito dell’annuale cerimonia celebrativa della Festa del Corpo di Polizia penitenziaria, quell’anno coincidente con il 195º anniversario della fondazione dello stesso. Da allora, la direzione della Scuola, congiuntamente al personale di Polizia Penitenziaria che opera presso l’istituto di formazione, accoglie le visite di chi ne fa richiesta, particolarmente di scuole ed associazioni, in un percorso di educazione alla legalità.
La Teca è stata dislocata su uno dei lati lunghi della “Piazza d’Armi” della Scuola al fine di poter essere sempre visibile e “presente” durante le cerimonie che vi si svolgono, dal quotidiano alza/ammaina bandiera, al giuramento del personale di Polizia penitenziaria, alla Festa del Corpo.
La Teca è il risultato dell’accostamento di tre volumi elementari: due maggiori, costituiti da prismi estrusi da triangoli equilateri specchiati e ruotati, ed uno minore, di collegamento tra i due, sulla base di un triangolo rettangolo, interposto nell’area che residua dalla rotazione dei triangoli maggiori che è di circa 30°. La scelta della figura geometrica del triangolo equilatero per la base dei due volumi maggiori è tesa a simboleggiare per l’uno l’equità e l’imparzialità della Giustizia – di cui Falcone, per la sua storia personale, è, indubbiamente, tra i più alti rappresentanti – e per l’altro, il richiamo a quella terra di Sicilia, teatro dell’attentato, che, per la sua netta icnografia, fin dai tempi più antichi, è stata chiamata “Trinacria”. Ed il “triangolo” viene assunto come leit-motiv dell’intero organismo: dal disegno del controsoffitto formato da una serie di triangoli, con orientamento omogeneo a quello dello spazio che coprono, in pannelli di lamiera microforata, alle maniglie in acciaio realizzate su disegno della porta di ingresso, pur’essa in cristallo, ciascuna formata da un triangolo rettangolo che, accostata idealmente all’altra, ripropone il triangolo equilatero che comanda l’intera composizione.
In questi giorni i resti della vettura della scorta al Giudice, in codice la “Quarto Savona Quindicivettura sono stati esposti anche qui nella nostra provincia, a Vibo Valentia, nell’ambito dell’iniziativa la “Memoria in marcia”, promossa dall’associazione “Quarto Savona Quindici”, fondata da Tina Montinaro, vedova di Antonio Montinaro, il capo della scorta del giudice Giovanni Falcone, anche lui ucciso nel noto attentato del 23 maggio 1992 a Capaci.
La vettura nei mesi scorsi è stata esposta a Sarzana (Sp), Pistoia, Riccione, Monte San Giusto (Mc) e Napoli e proseguirà il suo “viaggio” a Locri e a Palermo, tutte città dove si sono tenuti incontri nelle scuole con la presenza di autorità civili e militari, magistrati e poliziotti sui temi della mafia e della lotta dello Stato contro la criminalità organizzata.
A Vibo la vettura è stata esposta nel piazzale interno della Scuola allievi agenti di Vibo Valentia, dove rimarrà fino a domani. Contestualmente al suo arrivo si è tenuto un convegno che ha visto la partecipazione degli studenti vibonesi del prefetto di Vibo Valentia, Guido Longo, del questore, Filippo Bonfiglio, del procuratore di Palmi, Ottavio Sferlazza, del direttore dell’Ansa Calabria Ezio De Domenico e della stessa vedova Tina Montinaro.