Svolta politica in Nuova Zelanda, dove dopo oltre un decennio di dominio politico del Partito Nazionale di centrodestra ci sarà un inedito governo di coalizione tra i Laburisti, i Verdi e i populisti di New Zealand First.
Nell’agosto scorso scorso la partita elettorale sembrava chiusa a favore del centrodestra che era in netto vantaggio, fino a quando, praticamente già in campagna elettorale, i laburisti hanno cambiato laedership affidandosi alla giovanissima Jacinda Arden che alla prova del voto – il 23 settembre scorso – ha fatto compiere al suo partito un balzo di ben 11 punti percentuali.
Il Partito Nazionale aveva già governo con New Zeland First tra il 1996 e il 1998 ma la coalizione non aveva retto così nel 2005 l’ultimo governo laburista era stato appoggiato, dall’esterno, proprio da questo partito.
I negoziati si erano conclusi il 12 ottobre: ai Verdi che hanno ottenuto il 6.2% dei voti e otto seggi -andranno tre portafogli mentre a New Zealand First – che ha ottenuto invece il 7.4% dei voti e nove seggi andrà il posto di vice-premier e quattro portafogli. I tre partiuti – sommando questi seggi ai 46 ottenuti dai laburisti, godranno di una maggioranza di 63 seggi su 120. All’opposizione resterà quindi il Partito Nazionale che aveva ottenuto il 44.4% dei voti e 56 seggi.
Una decisione quella dei Verdi che non era affatto scontata, visto che il programma e i valori di New Zealand First sono molto diversi da quelli del Labour e degli stessi ecologisti. Ma i vertici del partito hanno dichiarato che i neozelandesi hanno espresso nel complesso un voto di cambiamento e che nelle settimane scorse, le discussioni per la formazione della coalizione di governo hanno consentito di trovare una intesa su tutta una serie di punti.
Jacinda Ardern (nella foto) ha 37 anni, è parlamentare dal 2008 ed è la persona più giovane che abbia mai guidato il Partito Laburista; è femminista, e tra le sue principali proposte in campagna elettorale c’è stata quella di rendere gratuiti i primi tre anni di studi universitari. Si è poi espressa contro l’eliminazione delle quote parlamentari riservate dal 1867 alla minoranza Maori, a meno che non siano gli stessi Maori a chiederlo, per una politica dell’immigrazione più selettiva e a favore del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, che salvo alcuni casi, in Nuova Zelanda, è ancora un reato e per una politica ambientale più incisiva.
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