Pochi mesi fa è stato lo Svimez ha segnalare che il comparto agricolo calabrese con un +7.3% rispetto al 2015 ha trascinato l’economia regionale. Pochi giorni fa è stato Mario Oliverio, presidente della Regione Calabria, assessore ad interim alle Politiche agricole – intervendo ad Amantea (CS) al Forum regionale di Coldiretti Calabria e dell’Anbi, per il temi dell’agricoltura e dell’alimentazione, giunto alla dodicesima edizione – ha roibadire l’importanza del settore puntando l’attenzione sul Programma di sviluppo rurale della Calabria 2014–2020, forte di una dotazione finanziaria pubblica da 1103, 6 milioni di euro, a fronte dei quali il 50% delle risorse sono state messe a bando e viaggiano verso l’impegno di spesa, privilegiando giovani, filiere produttive, biologico, agricoltura a km zero.
“La Regione – ha informato Oliverio – ha programmato per l’agroalimentare risorse importanti, non solo attraverso il Programma di sviluppo rurale, ma nel complesso della programmazione che abbiamo messo in campo. Anche il Patto per la Calabria ha un apposito fondo allocato, per darci la possibilità di utilizzare anche risorse nazionali per l’agroalimentare” puntualizzando che adesso, sarà il 2017 “l’anno decisivo dal punto di vista dell’utilizzazione delle risorse con l’obiettivo di coinvolgere tutti gli attori interessati.”
Numerosi sono i prodotti di eccellenza che la regione può vantare con filiere produttive di qualità come quella del vino o quella dell’olio, mentre altre hanno grandi potenzialità come quella dell’ortofrutta anche grazie alle condizioni pedoclimatiche del nostro territorio regionale. Così come un settore che può diventare trainante è sicuramente quello del biologico. Ma per far “spiccare il volo” alle produzioni calabrese serve una incisiva politica di sostegno al comparto agricolo tradizionale e la regione vuole fare la sua parte non solo utilizzando i fondi comunitari a disposizione ma – come ha affermato lo stesso Oliverio – compiendo la scelta di allocare nel bilancio della Regione 500mila euro per favorire il ‘chilometro zero’ affinché si realizzino spazi all’interno delle città, delle aree urbane, per consentire ai produttori di poter incontrare i consumatori e vendere i loro prodotti. Questo è utile per costruire e fare crescere la cultura del cibo buono e sano, una condizionalità che adotteremo anche in altri ambiti, in riferimento, ad esempio alle mense”.
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