Ho riletto con attenzione l’articolo di Pino Brosio, apparso di recente sulla Gazzetta del Sud, in merito alla ventilata proposta dell’ex Sindaco di traghettare la nostra città nell’area metropolitana di Reggio Calabria abbandonando quindi la provincia di Vibo valentia e ho voluto, da cittadino, non sottrarmi al dibattito che, inevitabilmente e giustamente, tale proposta sta suscitando.
Cominciamo col dire che appena quindicenne sono stato tra quelli che hanno nutrito numerose speranze dalla costituzione della provincia di Vibo e credo che sulle province sia scatenato un dibattito inverecondo e che il tempo dimostrerà la loro utilità quale ente intermedio tra una regione troppo lontana e i comuni destinatari di cosi poche risorse rispetto all’ampiezza dei loro compiti. L’aver “distrutto” de facto le province non ha difatti comportato neanche benefici economici dal momento che costavano appena 900 milioni di euro su circa 800 miliardi di spesa pubblica. E pochi sanno che uno stato come la Francia ha ben cinque livelli di governo (Regione, Prefettura, Dipartimento, Circondario e Comuni) rispetto ai nostri tre, oggi due (Comuni e città metropolitane e Regioni).
Grandi speranze suscitò l’istituzione della provincia di Vibo, ma ad essere franchi, di quell’autonomia ne abbiamo approfittato troppo, tant’è che in appena venti anni la politica è riuscita a mandare in disseto il giovane ente. Non solo: a dimostrazione che ormai il vibonese è un “troubled territory” (territorio fallito) basta citare due dati: il tasso di occupazione che è sceso al 38.4% e l’emigrazione ha comportato una cospicua perdita di popolazione. Il risultato è che il vibonese si è ormai decomposto: Serra con la realizzazione della Trasversale ruoterà sempre più verso Soverato costituendo un inedito polo turistico tra mare e montagna ionica; Pizzo calabro e il suo comprensorio si proiettano verso la Piana di Lamezia Terme; Tropea con i suoi comuni satelliti costituisce da tempo una entità a sé economicamente autosufficiente (Il sistema turistico della Costa degli dei). Il resto galleggia, vivacchia. E Nicotera che – oggettivamente – al momento, non potendo competere con questo ultimo polo, per via degli errori politici e amministrativi del passato, a pena di esserne assorbita, o restare in posizione periferica, deve trovare una sua nuova collocazione, anche in considerazione del fatto che è stata letteralmente abbandonata a sé stessa, come dimostra ancora oggi l’atto aziendale licenziato dall’Azienda sanitaria poche settimana fa.
L’unico errore che a mio avviso Pino Brosio compie nell’articolo è quello di non valutare il peso che Nicotera stessa avrebbe all’interno di un area così vasta come quella che si va disegnando nel reggino. Nicotera rappresenta in fatti il 3.5% della popolazione del vibonese ma rappresenterebbe appena l’1.4% di quella della nuova realtà metropolitana. E’ quindi a mio avviso opportuno portare sulle nostre posizioni secessionistiche anche i comuni del comprensorio (LImbadi, Joppolo, San Calogero) che costituiscono il nostro “estero vicino” e ai quali siamo legati da rapporti che si son fatti sempre più stretti nel corso degli anni, dando vita ad una Unione di un certo peso, di almeno 15000 abitanti, in grado di competere paritariamente con i vicini poli della nuova area metropolitana come Palmi, Rosarno e Gioia Tauro. E competere non solo sul piano demografico ma anche quello economico, vista la presenza in questi comuni di risorse industriali (si pensi solo ad una ditta come Caffo) o agricole e commerciali. Rileggendo i miei diari non a caso lo stesso Sindaco ai tempi vice-sindaco tenne, sul tema, una riunione a Palazzo Convento nel settembre del 1999. Compiuto questo passaggio propedeutico, non ho dubbi sul fatto che si debba applicare l’articolo 1, comma 6 della legge 56/2014 che prevede la possibilità di passare nel reggino. Di seguito quindi elencherò i motivi che mi spingono a tale scelta.
Motivazioni geografiche. Parte del territorio nicoterese ricade nella cosiddetta Pianura di Ravello che appartiene geograficamente in modo indiscutibile alla Piana di Gioia Tauro e tutto il suo comprensorio si affaccia su questa pianura.
Motivazione storiche. La Piana di Gioia Tauro è stata il centro dell’antica civiltà di Medma. Da anni difatti, supplico i vari inquilini di palazzo Convento a cessare l’inutile lite con la vicina Rosarno riconoscendo a questa città che Medma si trovava in territorio rosarnese mentre a Nicotera marina era collocata il porto-emporio come lo stesso Paolo Orsi ci dice in un suo scritto del 1928 venuto di recente in mio possesso grazie ad un amico. Il tuto per dare vita ad un unico polo archeologico che dalla cava romana spazi fino alla necropoli di Rosarno, unite da un sentiero che io immagino porti il nomi di “Sentiero Orsi”.
Motivazioni culturali. Nel nostro Liceo si è formata la gran parte della classe dirigente della Piana. E’ ancora ai miei tempi circa un terzo degli studenti del Liceo stesso, proveniva dai comuni della Piana. Non so le cifre di oggi ma il Liceo si dovrebbe riproporre con forza su quei territori. Parimenti si potrebbero allacciare proficui rapporti con poli culturali di eccellenza come la Casa della Cultura di palmi.
Motivazioni solidaristiche. Quando c’è stato da fare una battaglia di forte impatto sociale come quelle sul rigassificatore o quella contro la centrale a carbone, l’aiuto non ci è venuto da Vibo ma dalla popolazione della Piana di Gioia Tauro. E un fatto che si verifica ancora oggi come nel caso della “questione mare”.
Motivazioni associazionistiche. Sono molte le realtà associative che hanno stretto rapporti con le loro omologhe reggine: dalla Lega navale, al Rotary club (non a caso chiamato Rotary Club Nicotera- Medma) fino alla Volley club che è entrata nella federazione reggina.
Motivazioni economiche. La Piana è un grande polo agricolo e potrebbe costituire un grande polo dell’agroalimentare che con l’ingresso di Nicotera, potrebbe sfruttare la questione della paternità nicoterese della dieta mediterranea. Questo territorio è inoltre ricco di attività commerciali e industriali ed è dotato di una infrastruttura primaria come il Porto di Gioia Tauro.
Motivazioni turistiche. La marina di Nicotera vede le sue attività turistiche alimentate in buona parte da vacanzieri della Piana che nel tempo hanno investito qui acquistando case e strutture ricettive e potrebbe diventare il nuovo polo turistico della parte meridionale dell’intera Costa viola.
Come si vede ci sono dunque le motivazioni per compire il “grande salto”. Ma a questo punto occorre davvero “bruciarsi i vascelli alle spalle” con fatti e non solo con articoli. L’Amministrazione comunale adotti subito gli atti deliberativi propedeutici e costituisca un gruppo di lavoro o di studio aperto e non-partisan a tutti che faccia da comitato promotore per quella che sarà una battaglia di certo lunga.