Nè con la felpa né con la divisa. E neppure con il giubbotto antiproiettile. Matteo Salvini arriva a Limbadi, regno dei Mancuso, in giacca e camicia e appare subito lieto di vivere <una bella giornata di sole, di futuro, di vittoria della legalità>. Motivo della sua visita, infatti, è la consegna delle chiavi dei beni confiscati alla ‘ndrangheta all’Organizzazione di volontariato “San Benedetto Abate” di Cetraro presieduta da don Ennio Stamile, coordinatore regionale di “Libera”. Nell’aula convegni dell’ormai ex Università dell’antimafia – lo stesso don Stamile, intervenendo annuncia che la struttura seguirà altri indirizzi e sarà intitolata a Rossella Casini ammazzata dalla mafia a Palmi nel 1981 – a delineare il quadro della realtà limbadese sono il prefetto in quiescenza Antonio Reppucci, responsabile della commissione straordinaria che gestisce il Comune ed il prefetto di Vibo Francesco Zito. Poi la scena è tutta per il vicepresidente del Consiglio. <Ci sono squarci di luce – esordisce – qui ci sono i primi pentiti; un qualcosa di irrituale e storico; segnali di apertura in questo muro che non è più granitico. Mi tolgo il cappello davanti a chi ha accettato una sfida così impegnativa. Avevo visitato altri beni destinati ad altri usi, ma io un’università dell’antimafia non l’avevo mai vista>.
E non mancherà il suo appoggio perché <accompagneremo tutto col pensiero – garantisce e non solo col pensiero>. Il ministro snocciola anche alcuni dati di sicuro interesse nella lotta alla criminalità. Arriveranno, infatti, cospicui rinforzi nelle caserme e <ai 177 agenti già inviati – spiega – se ne aggiungeranno altri 156 entro aprile 2020. Saranno distribuiti nelle varie questure e andranno ad aumentare il totale dei militari delle forze dell’ordine che in Calabria sono ormai 12mila>. L’attenzione del vicepremier si sofferma sull’intero territorio vibonese. <Sono orgoglioso – dice – di dedicare questa giornata alla provincia di Vibo che è la più complicata dal punto di vista economico e sociale>. Non a caso nel Vibonese <sono stati utilizzati – aggiunge – 3,3 milioni di euro per la videosorveglianza in numerosi paesi, mentre quest’anno cinque comuni hanno ottenuto i fondi per l’operazione “Spiagge sicure”>. Peraltro, <la lotta alla criminalità organizzata – insiste – non si è mai fermata, a prescindere dai governi e dai ministri. Sicuramente questo governo ha nella lotta alla mafia una delle sue priorità e anche quest’anno il comitato per l’ordine e la sicurezza, al pari dell’anno scorso, si terrà in Calabria>. Spiega, inoltre, che <anche le ultime leggi approvate da governo e parlamento ci danno più forza per combattere i troppi Mancuso che ci sono in giro per l’Italia>. Lapidaria la risposta riguardante le elezioni regionali del prossimo autunno. <La Lega – dice – non rivendica nulla>. Al voto, però, mancano ancora quattro mesi e ogni ipotesi rimane tranquillamente in piedi.
Molto apprezzato l’intervento di don Ennio Stamile, che ha tracciato, a larghe linee, gli aspetti essenziali del progetto che la “San Benedetto Abate” intende realizzare nei beni ricevuti in consegna alla presenza anche del sindaco di Cetraro, Angelo Aita, e del prefetto di Cosenza Paola Galeone. Da rilevare anche il gesto carico di dolore e disperazione di Sara Scarpulla, mamma del biologo Matteo Vinci ucciso un anno fa da una bomba collocata sotto la sua autovettura. La donna s’è parata davanti al ministro implorando d’essere ascoltata. Matteo Salvini non s’è fatto pregare. Anche se per pochi minuti, le ha concesso un colloquio garantendole che seguirà il caso con la necessaria attenzione. Quando il ministro lascia la sede comunale, sede di un ricco buffet, il sole è alto nel cielo e picchia forte. Sulle gradinate del Comune, comunque, ci sono ad aspettarlo numerosi fan ai quali concede qualche immancabile selfie. Da segnalare anche il massiccio servizio d’ordine predisposto dalla Questura e dal Comando provinciale dei Carabinieri. Nessun dettaglio è stato trascurato o sottovalutato. Ad accogliere il ministro dell’Interno c’erano tutti i vertici delle forze dell’ordine. L’occasione, in effetti, meritava la giusta attenzione.
Ora c’è solo da seguire l’evolversi della situazione e offrire alla “San Benedetto Abate” il giusto sostegno per sviluppare un’idea tanto complessa quanto entusiasmante e che mira a fare del Centro ubicato nei beni confiscati un punto di riferimento non solo per gli studenti di tutta Europa, ma anche per i dipendenti della pubblica amministrazione che potranno seguire corsi di formazione sull’anticorruzione e sul fenomeno mafioso. A distanza di quasi vent’anni dalla confisca, il patrimonio sottratto alla disponibilità della criminalità organizzata sembra, alla fine della fiera, incamminarsi verso il pieno utilizzo. Don Stamile, naturalmente, punta, oltre che sulla collaborazione dei cittadini, anche e soprattutto su quella delle istituzioni a cominciare dalla Regione che ad oggi sino ha sempre seguito con molto distacco l’iniziativa limbadese. Per inciso, ci ha tenuto a sottolineare, rivolgendosi alla stampa, che a gestire il nuovo progetto sarà solo e soltanto la “San Benedetto Abate”. L’associazione “Libera”, pertanto, è stata chiamata in causa in maniera inappropriata.