“Oggi è più difficile e interpretare la realtà, perché usiamo categorie culturali ormai superate”.
In questo modo Marco Mayer, Direttore del Master in Intelligence e Security della Link Campus University di Roma, ha avviato la sua lezione in videoconferenza al Master
in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.
Il docente ha poi affrontato le attuali vicende internazionali e, in
particolare, ha approfondito tre fattori concomitanti. Il primo è relativo
al nuovo atteggiamento dell’Amministrazione Statunitense
in cui Trump ha inteso privilegiare i rapporti bilaterali e non il dialogo
con U.E. o con le altre organizzazioni internazionali, mentre, in
precedenza, oscillavano tra l’isolazionismo e l’interventismo.
Il secondo elemento è rappresentato dalla posizione necessariamente espansiva
della Cina. Infine, il terzo fattore consiste nell’attuale recessione
economica che si accentuerà con il COVID-19. Per Mayer queste circostanze
“creano un’elevata fragilità sia per l’U.E. che per l’Italia. La
guerra commerciale tra U.S.A. e Cina, nei prossimi mesi, potrebbe
accentuarsi anche a causa delle elezioni presidenziali americane di
novembre e questo inevitabilmente condizionerà le dinamiche delle
relazioni internazionali.
Il docente ha poi analizzato il profilo sanitario del COVID-19 sotto tre
aspetti: la velocità di trasmissione del virus; l’incapacità di avere dati
e numeri certi di chi è effettivamente contagiato; ed, infine, l’assenza
del vaccino e i tempi necessari per produrlo, testarlo e
commercializzarlo, precisando che “le tempistiche del virus sono molto più
veloci dei tempi delle istituzioni democratiche”.
A proposito dei tempi di diffusione del virus, il docente ha fornito un
riepilogo. Il 17 novembre 2019 è stato censito il primo contagio a Wuhan,
che è rimasto taciuto fino al 31 dicembre. Il 7 gennaio 2020 ne è stata
data comunicazione ufficiale. E l’allarme è stato attivato solo il 23
gennaio, quando sia la Corea del Sud che Taiwan avevano già assunto
provvedimenti rigorosi.
Ha quindi affermato che “Le grandi pandemie della storia hanno modificato
in modo profondo gli equilibri dell’ordine mondiale e questa sicuramente
potrebbe dimostrare il fallimento del capitalismo”. L’U.E. sta
affrontando con un certo ritardo e incertezza la vicenda del COVID-19. La
B.C.E., metterà a disposizione 750 miliardi di euro per il Pandemic
Emergency Purchase Programme mentre si sta discutendo sull’ipotesi di
creare un fondo sovrano europeo e l’emissione di EuroBot.
Il docente ha poi ricordato che ci sono tre dimensioni verificate dalle
intelligence internazionali che si confondono e si sovrappongono dando
vita a qualcosa di nuovo ma che ancora non conosciamo: la differenza tra
minaccia interna ed esterna; la distinzione tra pubblico e privato; e la
distinzione tra civile e militare.
Mayer ha allora precisato che in Italia, con una
Delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020 si è dichiarata
l’emergenza sanitaria per sei m si a causa del COVID-19. Nelle settimane
successive, alcuni eventi pubblici organizzati nelle città del nord hanno
però contribuito alla diffusione del virus; inoltre, si sono anche vissute
situazioni contrastanti che hanno portato alla situazione odierna in cui
in Italia il numero dei morti ha superato quello della Cina. Mayer è poi
passato a parlare dei servizi Cloud, in cui vengono archiviati i dati di
coloro che utilizzano internet. Analizzando tali dati, è possibile
effettuare una serie di profilazioni, arrivando ad avere capacità
predittive dei comportamenti della popolazione: “questo – ha proseguito –
produce un’elevata possibilità di essere manipolati sia su scelte
commerciali che su quelle politiche. Ma, per quanto riguarda la sanità
nell’attuale situazione, utilizzare i dati raccolti nei cloud potrebbe
risultare utilissimo”.
“Si potrebbe dire che senza lo Stato la libertà non avrebbe limiti – ha
continuato – ma lo Stato protegge i cittadini dall’eccesso di libertà
perché non limita la libertà ma la salvaguarda”.
Ha poi fatto delle riflessioni sul Washington consensus (espressione
coniata nel 1989 dall’economista J. Williamson per indicare l’insieme di
politiche economiche condivise in particolare dalla Banca Mondiale e dal
Fondo Monetario Internazionale per ottenere nel breve termine stabilità e
crescita economica) e sul Beijing consensus (espressione coniata nel 2004
dall’economista statunitense J. Cooper Ramo in contrapposizione al
Washington consensus). In entrambi i casi si potrebbe tradurre il termine
“consensus” come «condivisione di princìpi» su sistemi
caratterizzati dalla libertà e quelli caratterizzati da autoritarismi.
Quindi Mayer ha ricordato il concetto di Liberismo che, a livello
economico, ha svolto un ruolo cruciale e, in particolare, ha prodotto
conseguenze anche all’interno della pubblica amministrazione degli
Stati. Per esempio, in Italia, con la riforma Bassanini si è rafforzato il
ruolo della dirigenza, la separazione netta tra l’indirizzo politico e la
gestione amministrativa e l’autonomia scolastica.
“Nella globalizzazione – ha continuato Mayer – non bastano più gli Stati
perché si è ridefinito il rapporto tra economia e potere. Inoltre, con le
nuove tecnologie siamo tutti sorvegliati e, quindi, siamo tutti
vulnerabili”. A tal proposito, ha fatto l’esempio del virus malevolo
informatico stuxnet, appositamente creato e diffuso nel 2006 dal Governo
statunitense, in collaborazione col governo israeliano, che consisteva in
attacchi digitali contro l’Iran, per manomettere una centrale nucleare.
“Le caratteristiche del web – ha proseguito – sono costituite dall’iper
velocità e dall’iper memoria, che indeboliscono la democrazia, alle quali
si aggiungono anche le fake news”.
Concludendo il proprio intervento, Mayer ha posto a confronto il mondo
reale e quello virtuale, precisando che la società digitale non ha
favorito i processi democratici, ma è una società che ha determinato una
cyber cultura che amplia le potenzialità dell’umanità, anche se ci sono
pericoli più di quanto si possa pensare.
“Ci troviamo di fronte alla tirannia del presente – ha detto – obbligandoci a vivere il presente, sempre connessi al computer o al cellulare, senza pensare al domani e
avere una strategia per il futuro. In questo manca la democrazia e alla
fine siamo tutti vittime della disinformazione”.
- Tags: Cina, coronavirus, democrazia, Economia, Marco Mayer, Mario caligiuri, Potere, Stati Uniti, Università