Nik Spatari, un grande figlio della Calabria: pittore, scultore e architetto è scomparso l’estate scorsa lasciando un vuoto incolmabile nel mondo dell’arte.
Spatari era nato a Mammola il 16 aprile del 1929 .
A soli nove anni vinse il premio internazionale di pittura dell’ Asse Roma-Tokio-Berlino.
Nel 1940 a causa di un trauma perse l’udito e divenne un autodidatta, sviluppando le proprie capacità anche in campo scultoreo e architettonico, partendo dal confronto immediato con i materiali.
Durante gli anni 50 e 60 viaggiò molto in Europa.
Nel 1958 espose alla Biennale di Venezia.
Alla fine degli anni 50, si stabilì in Svizzera, precisamente a Losanna, dove creò il prismatismo.
Incontrò Hiske Maas, una giovane collezionista russa che lo invitò a Parigi dove in seguito i due si sposarono.
A Parigi entrò in contatto con il mondo artistico e culturale e frequentò per circa due anni lo studio di Le Corbusier.
Conobbe anche Jean Cocteau, Picasso e Max Ernst.
Aderì al gruppo di artisti gravitanti intorno alla galleria CIGAPS (Centre international de groupement d’artistes peintres, sculpteurs).
Tornò in Italia nel 1966, stabilendosi per un periodo a Milano dove, insieme alla moglie aprì la galleria d’arte Studio Hiske, a Brera, che rimase attiva fino al 1978.
Sul finire degli anni 70, Spatari decise di tornare nella sua amata Calabria insieme alla moglie.
Per un breve periodo a Chiaravalle Centrale (CZ) dove su commessa dei Frati Minori Cappuccini e di qualche mecenate del luogo, dipinse l’abside e alcune cappelle laterali dell’antico Convento (alcune delle opere si possono ancora ammirare).
Ritornò nel suo paese a Mammola con l’intento di lavorare ad un suo progetto: la realizzazione di un museo-laboratorio d’arte contemporanea.
A partire dal 1969 creò a Mammola il Parco Museo Santa Barbara(MuSaBa), su resti di un monastero basiliano sul fiume Torbido.
Il cuore di MuSaBa è il museo-laboratorio collocato in un edificio multiforme ricavato dai resti dell’antica “grangia” monastica è l’antico complesso (la prima chiesa fu costruita tra il 300 e il 450, ricostruita nei secoli successivi, l’ultima ristrutturazione architettonica risale al 1300 per opera dei Certosini ) con necropoli risalente al XI – VII a.C. e un insediamento protostorico che vi sovrappone tra il V e il IV secolo a.C.
Tra le antiche mura del complesso monastico si trova “Il sogno di Giacobbe” un incantevole, meraviglioso dipinto tridimensionale di 240 metri quadrati che copre tutto lo spazio della volta e dell’abside della cappella antica dell’abbazia di Santa Barbara.
L’opera, che Spatari realizzò tra il 1991 ed il 1995 , racconta l’epopea di Giacobbe, prescelto da Dio per far grande Israele e portare il suo nome, attraverso il figlio Giuseppe fino in Egitto. Ma allo stesso tempo racconta la vita, con le sconfitte e le vittorie, i dolori e gli amori, di un uomo messo alla prova. Analogia con la vita dell’autore che qui racconta il suo essere uomo prescelto, non senza difficoltà a testimoniare attraverso la sua arte del Mistero di Dio.
Bellezza infinita tra arte, ambiente, archeologia che si fondono creando una grande bottega rinascimentale a cielo aperto dove costruire e fare arte
All’interno del parco sono inoltre presenti circa 39 opere di artisti contemporanei.
In tutti questi anni il MuSaBa è stato visitato, amato e apprezzato da turisti provenienti da tutto il mondo.
Qualche anno fa alla vita di Spatari è stato dedicato un docufilm, “Il sogno di Jacob”, dal nome del suo capolavoro più famoso.
Ebbene i ragazzi del Servizio Civile Universale di Melicucco, hanno voluto rendere omaggio a questo grande artista che ha portato i colori della Calabria in giro per il mondo valorizzandone le ricchezze.
I volontari hanno scelto di lanciare un messaggio di cultura attraverso la realizzazione di un murales che rende onore e merito a Nik Spatari.
I volontari hanno sottolineato: ”Si riparte rilanciando il centro storico poiché l’essenza di questi luoghi rappresenta un forte messaggio di appartenenza ad un passato che ha tanto da raccontare e che bisogna tramandare alle nuove generazioni”.
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