L’assenza della politica non è un’invenzione. Checchè ne dicano i paladini di un modo di gestire che ha affossato la Calabria, le conseguenze dei ritardi accumulati nel corso degli anni e delle enormi somme di denaro non spese e restituite al mittente, o prossime ad essere restituite, sono ormai sotto gli occhi di tutti. A certificare il disastro è stato, nei giorni scorsi, il presidente della giunta regionale, Roberto Occhiuto, a cui parere, la Calabria, negli ultimi vent’anni, non ha speso un miliardo e cento milioni di euro. Il tutto per responsabilità <di un sistema perverso di inefficienze che è andato avanti negli anni, nell’immobilismo della politica, di destra e di sinistra> con la conseguenza che <la nostra Regione rischia di perdere per sempre i fondi che non verranno utilizzati per intero entro la fine del 2022>. Spendere in nove mesi quello che non è stato speso in vent’anni appare cosa altamente improbabile. Fiumi di denaro, quindi, prenderanno la via della capitale, mentre alcune tematiche importanti come il dissesto idrogeologico, l’erosione costiera e il potenziamento dei sistemi di depurazione si perderanno nelle nebbie della mala gestione politica. Intanto, mentre giovani e meno giovani veleggiano verso altri lidi per costruirsi un futuro meno incerto, si sa poco o nulla sui fondi stanziati dal Cipe, con delibera n.87/2012 per complessivi 68.248.000 euro destinati a interventi per difesa del sottosuolo e forestazione.
Tutto fermo anche per i fondi regionali stanziati col decreto n.355/2017 che, nell’ambito del “Documento programmatico per la difesa del suolo”, attinge a fondi Por 2014/2020 e fondi del “Patto per lo sviluppo della Calabria” sino a mettere insieme la bella somma di 233.740.500 milioni di euro. Somma da destinare in parte a interventi per la mitigazione del dissesto idrogeologico (168.315.705) e in parte alla messa in sicurezza dei tratti di litorali più esposti alla mareggiate (65.424.795) con somme assegnate anche al tratto costiero Nicotera-Capo Vaticano (3,5 milioni) e al tratto Tropea-Pizzo (cinque milioni). In cinque anni, è stato speso qualcosa per il dissesto idrogeologico, mentre nulla s’è mosso per quanto l’erosione costiera. Eppure la situazione è drammatica lungo tutto il litorale vibonese per risalire, poi, sino a tutta la costa cosentina. Tinte fosche anche nel settore della depurazione. Sul litorale vibonese non sono stati ancora completati gli impianti finanziati dal Cipe nel 2012 con trenta milioni recuperati col Piano per il Sud. La Regione aveva individuato tre ambiti territoriali: 1) – la fascia costiera (15 milioni di euro) con i comuni di Tropea (capofila) – Ricadi – Zambrone – Briatico – Parghelia – Zaccanopoli – Ioppolo – Drapia – Cessaniti – Spilinga – Limbadi e Zungri; 2) – l’Angitola (9 milioni) comprendente i comuni di Pizzo (capofila) – Monterosso Cai. – Filadelfia – Francavilla – Capistrano – Filogaso – Maierato – Polia – San Nicola da Crissa; 3) – il Mesima (6 milioni) con interventi nei comuni di lonadi (capofila) – San Calogero – Rombiolo – Filandari – Mileto – Sant’Onofrio- Stefanaconi – San Costantino Calabro e Francica. In stand bay anche i 260 milioni stanziati dalla Regione nel febbraio 2018 per completare tutto il sistema di depurazione calabrese.
Le opere avrebbero dovuto essere appaltate, completate e collaudate entro il 2021. In tale contesto, rischiano il non utilizzo i dieci milioni destinati ai 19 comuni che gravano sugli 815 kmq del bacino del Mesima e che sono ancora sprovvisti di depurazione. Nello specifico, i fondi riguardavano, tra gli altri, i comuni di Acquaro (soggetto attuatore), Arena e Dasà (1.025.000 euro); Fabrizia (880mila euro); Gerocarne (1.458.000 euro); Nardodipace (908mila euro) e Serra San Bruno (200mila euro), mentre, pur non facendo parte del bacino del Mesima, avevano ricevuto risorse risorse significative anche San Gregorio d’Ippona (767mila euro) e Briatico (420mila euro).