Amministrare un ente comunale diventa sempre più un qualcosa da evitare. Oltre ai mille problemi da affrontare e risolvere, alle pressioni ambientali da arginare e ai quotidiani sacrifici personali, per un sindaco c’è da fare i conti anche le denunce facili che gli piovono addosso qualunque cosa faccia. Ne sa qualcosa l’ex primo cittadino limbadese Pino Morello che da quando nel 2018 ha lasciato il palazzo comunale non ha fatto altro che entrare ed uscire dalle aule del Tribunale. Prima ha dovuto difendersi dall’accusa di truffa per la quale è stato assolto con formula piena, poi in un processo per il reato di diffamazione conclusosi con lo stesso esito del precedente. Ora è arrivata l’assoluzione piena anche nell’ultimo processo, che lo vedeva nelle vesti di imputato, per presunta interruzione di pubblico servizio. In aula, il pm ha concluso l’arringa chiedendo per l’ex sindaco tre mesi di carcere, mentre il giudice è stato di diverso avviso assolvendolo “per non aver commesso il fatto”.
I fatti risalivano al 2018 allorchè in preparazione delle imminenti elezioni politiche il segretario comunale in carica costituiva l’ufficio elettorale e nominava il responsabile dello stesso. Succedeva, poi, che un cittadino trovava l’ufficio chiuso e del fatto informava i carabinieri che, nonostante gli intervenuti chiarimenti tra tra le parti in causa, procedevano d’ufficio nei confronti di Morello per interruzione di pubblico servizio. <Sono contento che tutti i procedimenti per presunti reati commessi mentre ero in carica – afferma l’ex sindaco – si siano conclusi senza conseguenze a dimostrazione del fatto che ho sempre operato in piena legalità a dispetto di quanti, probabilmente in mala fede, mi hanno trascinato in Tribunale. Ringrazio per il buon esito dei processi anche l’avv. Giovanni Fioresta del Foro di Catanzaro sempre bravo nel sostenere l’infondatezza delle accuse>.
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