Forse non sarà ancora famoso, ma il poeta Francesco Antonio Solano ha tutte le carte in regola per diventarlo molto presto.
Fino ad oggi, Solano ha scritto libri come “Il tiglio”, “Viaggio”, “La ventura e ‘a funtana”, tutte raccolte di poesie che trasmettono forti emozioni e profonde sensazioni su quanto accade, quotidianamente nel suo paese, Stefanaconi (VV). Dalla lettura di questi libri, Solano palesa un sano piacere a scrivere, fermare nella memoria e custodire gelosamente il proprio ed altrui vissuto.
A volte lo fa con distacco, a volte con passione così da rilevare capacità di leggere la storia, di apprezzare e gradire le tradizioni e di calarsi nel quotidiano per rievocare aspetti peculiari dell’ambiente in cui vive e al quale si sente fortemente legato.
Le sue poesie raccolgono, rivivono e descrivono ricordi, emozioni e aspetti particolari e minuziosi di un vissuto che affonda le radici nelle tradizioni locali, negli usi e costumi, nei modi di essere, di vivere e pensare della gente.
I temi e gli argomenti trattati dal poeta sono tanti e variegati, con approfondimenti psicologici su alcuni personaggi. Inoltre, l’autore posa i suoi occhi sulle diverse vicende umane che si intrecciano e sulle quali, col sorriso e con fantasia gioca, divertito, bonario e soddisfatto.
Francesco Antonio Solano è nato il 13 gennaio del 1955 a Stefanaconi, piccolo paese in provincia di Vibo Valentia. E’ rimasto nel suo paese fino all’età di 29 anni laureandosi all’Isef di Bologna. Insegnante solo supplente, emigra per un lavoro più sicuro a Brescia come docente di Educazione Fisica. L’amore e il richiamo della sua terra lo riportano al suo paese dove lavora in qualità di docente presso la scuola media di Rombiolo. Attualmente insegna alla scuola Secondaria di I grado di Nicotera, è impegnato nella congrega si Maria SS. Assunta (vice priore) e ultimamente si è iscritto all’Università frequentando il corso di Psicologia.