Giuseppe Pedà già sindaco di Gioia Tauro, qualche giorno fa dalla sua pagina facebook, nel giorno della Carbonara Day, ha lanciato l’idea di istituire anche la STRUNCATURA DAY.
“Sarebbe molto importante perché potrebbe servire a promuovere ancora di più una pasta tipica e il nostro magnifico territorio”.
L’idea di Pedà è stata subito approvata dal sindaco di Tropea Giovanni Macrì, dall’Assessore Regionale all’Agricoltura Gianluca Gallo, dallo chef Alessandro Circiello, dal food blogger Carlo Gaiano e da tanti produttori della Struncatura.
Già ogni anno, nel mese di Agosto, a Gioia Tauro viene organizzata la Sagra della Struncatura, e in passato Giuseppe Pedà(all’epoca sindaco della città) aveva proposto al sindaco di Amalfi Daniele Milano, ospite a Gioia Tauro, un gemellaggio.
Ma veniamo alla storia di questa gustosissima pasta.
La piazza di Gioia Tauro è stata sempre considerata uno dei massimi caricatoi di olio di tutto il Meridione.
Dagli atti del Consiglio Provinciale del 1839 si legge: ”Il paese di Gioja è divenuto, per la sua opportunità il luogo ove si fa il maggiore commercio della provincia, tutti i negozianti vi concorrono, e molti di essi vi fanno dimora. Ma trovandosi circondato da acque stagnanti e principalmente da quelle del fiume Budello, che non fluiscono regolarmente, ed in varie parti impaludano, avviene che l’aria nei mesi estivi rendesi malsana in tutti que contorni”.
Nonostante il problema della malaria Gioja era diventato il principale sbocco d’esportazione della provincia.
Attratti dall’ottima posizione del sito e prevedendone per l’avvenire un grande sviluppo, molte famiglie di commercianti di stanza del litorale amalfitano pensarono bene di trasferirsi, armi e bagagli, in Gioja e di creare qui i loro traffici. Quei pionieri, appena giunti nella nostra cittadina, alimentarono subito il commercio e diedero la prima spinta ad un rinnovamento completo, per cui è da ascrivere a loro esclusivo merito se Gioja, oltread essere il maggiore emporio dell’olio della provincia di Reggio Calabria, divenne in breve volgere di tempo un vero e proprio centro commerciale di generi alimentari ed in particolare modo di pasta.
I primi immigrati che vengono rilevati dai libri parrocchiali di Gioja risultano un Pietro Gambardella di Conca (Sa), deceduto nel 1807 ed un Antonio Pisani di Atrani (Sa), perito nel 1811 e successivamente, sempre dalla costiera amalfitana, risultano deceduti a Gioja: un Gambardella Francesco nel 1839, una Gargano Angela di Pietro nel 1840 ed una Proto Giuseppa di Alfonso nel 1841.
Già alla fine degli anni 30 del 1800, gli amalfitani venditori di pasta in Gioja costituivano una cospicua colonia di cittadini, questi nel 1847 avevano provocato una notevole agitazione nel Comune, come risulta da una lettera del sindaco al sottintendente del 13.10.1847 nella quale si dice “I pubblici venditori di pasta, ostinatamente, hanno voluto mantenere la pugna, a non voler vendere alla ragione di grana 9 il rotolo secondo le assise stabilite dal decurionato (consiglio Comunale)”.
Dall’Annuario d’Italia del 1895 risultano a Gioja, venditori di pasta tantissimi commercianti di origine amalfitana, come per esempio: D’Amato Francesco, Gambardella Francesco e Russo Antonio.
C’erano anche molti venditori di farina.
La maggior parte di questi commercianti utilizzava le “scopature” di magazzino, cioè raccoglieva da terra i residui misti di farina e crusca durante le operazioni di molitura del grano, e successivamente venivano impastati dando luogo ad un tipo di pasta del colore scuro, chiamata struncatura e veniva messa in vendita a prezzi molto bassi. Talvolta risultava di sapore fortemente acido e veniva data in pasto ai maiali e alle galline. Le classi sociali meno abbienti, di Gioja e dei paesi vicini la consumavano loro e per correggere il sapore o per attenuare il grado di acidità, usavano condirla con salse molto piccanti o con acciughe salate , aglio e peperoncino.
Per lunghi anni si poteva ancora trovare in piccole botteghe di Gioja sotto banco, quasi come merce di contrabbando.
Quindi la stroncatura è un tipo di pasta originariamente di Gioia Tauro ed esclusivamente dell’antica Gioja, e ancora oggi viene venduta a Gioia Tauro e fa parte dei menù di molti ristoranti gioiesi.
Antonio Toscano, un gioiese che vive a Torino, ha raccontato che sua nonna materna Marianna Minneci, classe 1892 aveva un panificio al Piano delle Fosse e vendeva la struncatura e la cucinava per tutta la famiglia.
Tutti i Comuni della Piana del Tauro compravano a Gioia Tauro la farina e la struncatura.
Adesso l’augurio è che l’idea di Giuseppe Pedà si possa concretizzare al più presto.
Infine è doveroso ringraziare il dott. Vittorio Savoia per le notizie storiche.