Le Braci è un interessante romanzo dello scrittore ungherese Sándor Márai, ambientato nel 1940 in un castello ai piedi dei Carpazi, dove vive il protagonista, il generale Henrik, figlio di un ufficiale della Guardia reale, che ha fatto carriera nell’esercito ed è sempre stato ricco, vivendo negli agi e nell’alta società e seguendo tutte le regole e le maniere borghesi.
E’ estate e il generale sta aspettando un suo amico d’infanzia, e nell’ attesa ripercorre la propria vita.
Da giovani Henrik e Konrad sono stati “come gemelli nell’utero materno”.
Konrád è figlio di un barone povero.
Questo divario economico ha sempre rappresentato una sorta di limite tra i due, in quanto l’orgoglio di Konrad non gli ha mai permesso di approfittare della benevolenza della famiglia dell’amico.
Il libro è un lungo monologo del generale, il quale parla con l’amico, che risponde solo pochissime volte.
Sono passati quarant’anni dal loro ultimo incontro.
Henrik è vedovo e con lui vive solo la vecchia balia novantunenne, vivace e intelligente, che sembra aspetti come il suo padrone una risposta.
La storia gira intorno a due domande, due quesiti senza i quali Henrik non troverà pace e a cui soltanto Konrad può rispondere.
Entrambi sanno che Konrad è tornato per questo.
Per mettere in ordine i conti con l’amico, per il quale avrebbe dato la vita e che invece ha abbandonato, come in effetti ha fatto con tutta la sua vita.
Dal racconto del generale scopriamo che l’amico Konrad è fuggito, una notte di quarant’anni prima, senza lasciare traccia di sé e senza salutare nessuno.
Dopo una battuta di caccia, in cui un evento ha sconvolto Henrik e dopo una frase di sua moglie Krisztina, nessuno sa più niente di Konrad, che rassegna le sue dimissioni dall’esercito e fugge ai Tropici.
Henrik vuole scoprire una verità che lo riguarda da vicino e che, mentre all’inizio sembra vaga al lettore, si stringe sempre di più in una spirale di senso compiuto, che chiude in una morsa il triangolo dei due amici e di Krisztina.
Henrik coltiva un dubbio per quarant’anni.
Così Henrik potrà rivolgere a Konrad tutte le domande che lo tormentano e Konrad dovrà rispondere per saldare il debito spirituale che lo brucia.
Entrambi vivono in attesa di quel momento e sanno che arriverà quando sarà giusto per loro: quando saranno vecchi e le fiamme, i rancori, saranno stati affievoliti dal tempo.
Lo spazio e il tempo si sovrappongono, generando un nuovo universo che fluttua in parallelo, ordinato ma anarchico al tempo stesso, in cui tutto ciò che riguarda il rapporto tra esseri umani diventa possibile.
La scrittura è elegante come lo sono i due protagonisti: raffinata e leggera; ma anche oscura, velata, come ricoperta da una patina che non lascia mai vedere tutto con chiarezza.
Le descrizioni dei luoghi sono ricche di dettagli e restituiscono al lettore un ritratto preciso della Vienna novecentesca e dei Tropici .
La Braci è un romanzo sul tempo, sull’attesa, sulla memoria; ma anche sull’amicizia, sul mistero, sulla vendetta e sul rancore.
Un romanzo che ti lascia senza fiato e che non vorresti mai smettere di leggerlo.
Sàndor Màrai, scrittore, poeta e giornalista ungherese.
Nato nell’odierna Kosice, in Slovacchia (allora parte dell’Impero austro-ungarico), divenne collaboratore della «Frankfurter Zeitung». Nel 1928 si trasferì a Budapest dove, nel corso del ventennio successivo, pubblicò numerosi romanzi in lingua ungherese (I ribelli, 1930; Le confessioni di un borghese, 1934; Divorzio a Buda, 1935; L’eredità di Eszter, 1939; La recita di Bolzano, 1940; Le braci, 1942) che si soffermano, con prosa musicale, a indagare le pieghe più intime di personaggi che incarnano il malinconico disfacimento della mitteleuropa. Benché premiate dal successo, le sue opere vennero bollate come «realismo borghese» dall’intellighenzia del nuovo regime comunista: nel ’48 Márai fu costretto a lasciare l’Ungheria per stabilirsi – dopo brevi soggiorni in Svizzera e in Italia – negli Stati Uniti. D’indole schiva e solitaria, continuò a scrivere nella sua lingua madre circondato dall’indifferenza, sempre più emarginato.Una serie di drammi condusse lo scrittore sulla via dell’isolamento. La morte per cancro della moglie e il successivo decesso del figlio segnarono la caduta in un profondo stato di depressione. Màrai si tolse la vita con un colpo di rivoltella, le sue ceneri furono disperse nel Pacifico.
La sua produzione, a lungo ignorata , a partire dalla prima metà degli anni ’90 ha conosciuto uno straordinario successo, prima in Francia e poi nel resto dell’Europa.