Quante volte ci ricordiamo di una frase di un libro che abbiamo letto e la citiamo a memoria? E quante di queste volte accade però che pur ricordando la frase citata non riusciamo a ricordarci in quale libro si trova? Lo stesso accadeva per le canzoni ma in questo caso la tecnologia ci era venuta incontro grazie a Shanzam ma per i libri ancora non si prospettavano soluzioni. Almeno fino a quando, il 31 ottobre scorso, sono apparsi sulla scena i “Arandroid developers”, cioè un gruppo di giovani, brillanti e intuitivi ingegneri del cosentino – precisamente di Acri – i quali, utilizzando il medesimo meccanismo di Shazam, ma trasferendolo nell’universo dei libri, hanno richiamato l’attenzione della stampa nazionale e non, inventando una nuova e utilissima applicazione per smartphone che si chiama Instabook e che ha riscosso da subito un grande succcesso e un coro positivo di critiche dagli utilizzatori del prodotto multimediale e dai media.
L’applicazione inventata da questi tre giovani ingegneri – al secolo Angelo Ragusa, Andrea Sposato e Ronny Meringolo – è scaricabile gratuitamente da Google Play e ha del sorprendente in quanto attraverso la citazione o un passaggio di un libro, risale direttamente al titolo e all’autore dell’opera. E l’applicazione non termina mica qui il suo compito in quanto, una volta digitato il passo e terminata la ricerca è anche possibile leggere il titolo, l’autore, una breve descrizione e la valutazione degli utenti che viene espressa utilizzando delle stelle come simbologia. Inoltre riesce a verificare in tempo reale se il libro è reperibile su Google books o se lo si può eventualmente acquistare proponendo infine, persino una classifica dei libri più in voga.
Insomma sembra che i tre “diabolici” inventori hanno proprio pensato a tutto e così dopo aver lavorato su questa loro idea a tempo perso per alcuni mesi adesso balzano agli onori della cronaca e si prendono la loro meritata dose di complimenti e di soddisfazione. E’ un esempio pratico di come utilizzando i moderni mezzi che la tecnologia ci mette oggi a disposizione è possibile creare strumenti utili nella vita di tutti i giorni e magari perché no persino utilizzare questo talento e questa vocazione dei giovani inventori nostrani per creare occasione di imprenditorialità. Si pensi ad esempio che in un paese come la Svizzera si investano ogni anno – tramite il Fondo nazionale elvetico per la ricerca scientifica – ben 580 milioni di euro all’anno destinati agli istituti pubblici per l’istruzione superiore e che in questa stessa nazione, dopo aver preso atto degli scarsi rapporti fra le pmi e le università sono stati creati ben sette Hautes Ecoles Specialisées (Hes) situate in varie regioni del paese e che hanno fra i loro compiti principali quelli di interagire con le piccole e medie aziende per renderle più competitive o crearne di nuove destinando infine risorse alle alte scuole di ingegneria come il Politecnico federale di Losanna e quello di Zurigo che solo l’anno scorso, solo per citare i dati di quest’ultimo, ha sfornato dieci nuove star-up nel settore tecnologie. Un appunto per i nostri politici e legislatori.
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