Sia che si è sotto la magica atmosfera natalizia o sia che ci si trovi nel periodo estivo, quando dagli scorci panoramici si intravede il mare e si sente l’odor di salsedine portato dal vento, una escursione nella parte antica della città – il Borgo con i quartieri limitanei – è una esperienza unica. Potremmo dire un autentico viaggio nel passato di questa nobile città.
Il Borgo, posto fuori le mura della città normanna, costituiva il primo nucleo abitativo della stessa, ed era in quel tempo dimora del cosiddetto “popolo basso”. Nel XVII° secolo, si estese poi fino a Piazza del Popolo. Ancora oggi la sua conformazione urbana si mantiene abbastanza inalterata con le tipiche case a schiera a due piani tra le quali emergono alcuni palazzetti, mentre dall’asse viario principale riqualificato anni fa, si dipana un intricato dedalo di vie e viuzze, percorribili unicamente a piedi, a volte passando sotto gli antichi “cafi”. Attigui al Borgo, vi sono anche i rioni popolari di San Giuseppe e di San Nicola, e quelli di Palmentieri – un quartiere costruito durante il periodo della dominazione normanna della città e che, tra le altre cose, conserva l’unica porta rimasta, delle sette fatte costruire da Roberto il Guiscardo, che è per l’appunto detta Porta Palmentieri – e quello, anche esso di origine popolare, di Santa Chiara. I Quartieri di questa parte della città, ospitavano le diverse classi sociali che costituivano il cosiddetto popolo basso o volgo, secondo un ordine ben preciso che vedeva le classi dei cavallari, degli asinai e dei mulattieri (nel Borgo), la classe degli agricoltori (nel Retroborgo), la classe dei marinai (a Palmentieri e Santa Chiara) e quella dei vetturali (a San Nicola).
Il Borgo è quindi il custode della vera anima della città: la Nicotera autentica e popolare, con i suoi riti religiosi, i suoi racconti che si tramandano da generazioni, le sue credenze, ma anche gli odori dei piatti tipici del posto, lo splendore dei ricami fatti a mano dalle vecchine chine per ore su di essi, con i loro attrezzi da lavoro, la semplice bellezza della solidarietà che chi abita questi luoghi, riserva ancora all’amico e al vicino di casa.
Ma il Borgo e i quartieri vicini sono anche uno dei cuori pulsanti della Nicotera religiosa dell’attaccamento al Divino e al trascendentale. Delle chiese della zona parleremo in un successivo articolo, perché anche queste rientrano a pieno titolo nel grande patrimonio artistico – architettonico – monumentale nicoterese. Ci preme invece in questa sede sottolineare l’autentica devozione popolare delle persone che abitano questi posti che è di antica data – la parrocchia di San Giuseppe che racchiude anche la popolosa frazione di Nicotera marina fu infatti eretta sotto il vescovato di mons. De Simone (1855-1889) – e che si manifesta sia nei tradizionali periodi di festa ma soprattutto durante le celebrazioni del co-patrono della città, San Giuseppe e di quelle in onore di Santa Chiara e dei cosiddetti “santi medici”, cioè i SS. Cosma e Damiano.
I ceti umili che abitavano un tempo in questi rioni, avevano poi anche elaborato tutta una letteratura popolare fatta di credenze, miti e superstizioni. Ne passiamo in rassegna alcune. Il giorno dell’Ascensione ci si immergeva nelle acque del mare o dei fiumi in quanto si riteneva che queste, in tale data, acquistassero virtù taumaturgiche. Nei periodi di siccità veniva invece invocato San Giuseppe che durante la terribile siccità del 1653 fu addirittura all’uopo portato in processione. Era invece di uso, il Venerdì santo, il fatto di non radersi la barba o tagliarsi i capelli ne fare il pane. Era poi diffusa la credenza che coloro i quali avvertivano strane visioni (i spirdi), doveva essere condotti in chiesa per bere l’acqua rimasta nell’anforetta (l’acqua d’’i cannatej) dopo la celebrazione della messa.
Col tempo questi quartieri si sono purtroppo spopolati – abitano in queste zone solo 218 nuclei familiari sui 1507 di Nicotera centro, il 15% del totale – sia per via dell’emigrazione e sia per le dissennate scelte politiche del passato che, al recupero di questi luoghi, hanno preferito la realizzazione di “quartieroni” privi d’identità, funzionalità e qualunque bellezza. E’ questo uno degli aspetti qualificanti della “questione nicoterese” che meriterebbe un attenzione particolare e sul quale ritorneremo. Ma ciò non ha per fortuna tolto nulla al fascino del posto anzi, ha rinvigorito il senso civico e di attaccamento a questa parte della città da parte di coloro che vi abitano, come testimonia la vivacità della vita religiosa e l’impegno civili di comitati e sodalizi.
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