La fondazione della Nicotera moderna dalla viva voce di Diego Corso.

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Se si vuole cominciare davvero a riscoprire la storia di Nicotera si deve ovviamente tener conto anche delle impressioni e dei racconti degli storici. Tra di essi un posto di rilievo l’occupa di sicuro Diego Corso autore della celebre “Cronistoria civile e religiosa della città di Nicotera”.  Pubblicata a Napoli nel lontano 1882. Un prezioso manuale per chiunque voglia accostarsi alla conoscenza della storia millenaria della nostra amata città. Ecco – senza aggiunte o ritocchi nello stile in uso a quei tempi – quello che il Corso stesso scrive:  “Nella prima metà del secolo IX° i Saraceni o Berberi che fossero, approdarono anche nei nostri lidi maldifesi ed espugnati parecchi luoghi vi lasciarono presidio. Era in quella stagione Nicotera, una piccola terra concentrata sulle colline di “Maddamma Diana” e, come tutte le città della costiera, indifesa. Per la postura delizioso del luogo, per la vicinanza del mare e per la facile comunicazione con la Sicilia, i mussulmani la tennero d’occhio e nell’anno 884 vi irruppero sopra, depredandola orribilmente. Con insuperabile audacia quei barbari rinnovarono le loro incursioni durante il X° secolo e ancora una volta, nell’anno 943, piombarono sopra Nicotera che saccheggiarono e vedovarono di uomini e donne. L’imperatore di Bisanzio, Costantino VII° mosso dai clamori di queste inermi popolazioni spediva Malachiano con copiose truppe, il quale, spalleggiato da Calabresi, Salernitani e Romagnoli mandati in aiuto da Papa Agapito II° – anno 953 – diede battaglia ai saraceni in Nicotera e questi furono rotti e dispersi. La città però dopo aver subito danni e devastazioni di ogni sorta restava quasi distrutta. In mezzo a tante lotte di ferocia e di corruzione, le calabre regioni travagliate e logorate, infiacchirono e quando tutto mancasse a dimostralo, basta il solo fatto che accolsero come protettori i Normanni. Roberto il Guiscardo e Ruggero ne inpresero infatti la conquista battendo i Greci e sfrattando i saraceni, il primo occupando il versante dello Jonio mentre il secondo presa Reggio, scorrendo il litorale si portò a Nicotera. Proprio Roberto, commosso dalla triste situazione delle popolazioni locali cominciò a porre le fondamenta della città sul sito che tuttora occupa e nello istesso anno – 1065 – avendo espugnato il castello di Policastro ne trasferisce in Nicotera gli abitanti scampati all’eccidio di quella terra, fortificandola di mura e castello”.

Certamente una prima Nicotera deve esserci stata prima di questa “rifondazione”. Le prove non mancano dalla presenza di un certo Sergio, “indegno vescovo dei nicoteresi” al Concilio di Nicea nel 787 e ancor prima nella lettera di papa Gregorio magno, al vescovo diNicotera Proculo, riportata dallo stesso Corso nel libro succitato. Era comunque una Nicotera molto più piccola e che si trovava più in basso rispetto a quella ricostruita dai normanni. Ovviamente non mancano tradizioni e leggende che vogliono una Nicotera ancora più antica o addirittura in contrasto con le prove archeolgiche esitenti diretta emanazione dell’antica Medma. Ma si tratta per l’appunto di leggende non suffragate da dati storici oggettivi.

La “rifondazione” da parte dei normanni segna comunque l’avvio della moderna vicenda storica della città e giusto l’anno scorso è intercorso il 950 esimo anniversario di questa. Anniversario che è sarebbe caduto nell’oblio se un gruppo volenterosi cittadini (Orsolina Campisi, Pino leone, Luigi Cariddi, Vittoria Vardè) insieme con l’amica Mariella Calogero, non si fossero adoperati almeno per installare vicino alla Lamia una targa commemorativa dell’avvenimento. A loro si è poi unito l’istituto comprensivo A. Pagano che ha organizzato una mostra e un suggestivo corteo storico in costume. Si attende comunque un riconoscimento più prestigioso al fondatore – Roberto il Guiscardo – il qule al pari di molte ltre personalità non ha ancora una via a lui dedicata.

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