La deflazione deriva dalla debolezza della domanda di beni e servizi, cioè un freno nella spesa di consumatori e aziende, che, in regime di deflazione, sono incentivati a posporre gli acquisti di beni e servizi non indispensabili, con l’aspettativa di ulteriori cali dei prezzi, con l’effetto di innescare una spirale negativa. Le imprese, non riuscendo a vendere a determinati prezzi parte dei beni e servizi, cercano di collocarli a prezzi inferiori. La riduzione dei prezzi si ripercuote conseguentemente per le imprese sui ricavi, anch’essi generalmente in calo. Ne deriva il tentativo da parte delle imprese di ridurre i costi, attraverso la diminuzione dei costi per l’acquisto di beni e servizi da altre imprese, del costo del lavoro e tramite un minor ricorso al credito. L’andamento deflativo dei prezzi tende a verificarsi come conseguenza di una recessione economica per la diminuzione della domanda aggregata di beni.
Non è un caso quindi – vista la lunga recessione mondiale che dura dal 2008 – che anche l’Italia, per quanto riguarda il 2016, sia risultata in deflazione (-0.1%) per la prima volta dal 1959 (quando la flessione fu pari a -0,4%) come rilevato dall’Istat. Un dato negativo per fortuna riequlibrato sia dalla cosiddetta “inflazione di fondo”, calcolata al netto degli alimentari freschi e dei prodotti energetici, rimane invece in territorio positivo (+0,5%) che dal dato del mese di Dicembre che ha visto l’indice nazionale dei prezzi al consumo, salire dello 0,4% rispetto al mese precedente e dello 0,5% nei confronti di dicembre 2015. L’Istat inoltrte ci dice che, sempre nel mese di dicembre 2016, l’indice del clima di fiducia dei consumatori è salito da 108,1 a 111,1.
Un rialzo che ha interessato parecchi settori dai trasporti (+1,9%), ai prodotti energetici non regolamentati (+1,1%), dagli alimentari non lavorati (+1,0%) ai servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,5%) fino ai prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona in crescita dello 0,4%. Ooca roba comunque rispetto alla “locomotiva d’Europa” – cioè la Germania – dove il governo ha anunciato un tasso di inflazione dell’1.7% in Dicembre. Mentre il dato medio dei paesi della zona Euro registra un +1,1% annuo dal precedente +0,6% di novembre.
A favorire il rialzo dei prezzi sono sopratutto il dollaro e il deciso rialzo dei prezzi del petrolio (dovuto al fatto che da fine novembre, l’Opec e la Russia hanno deciso di tagliare le rispettive produzioni, facendo così risalre il prezzo dei future sul greggio).
La Bce fissa come obiettivo dell’inflazione un livello vicino al 2 per cento.