Carceri italiane in rivolta: sei morti a Modena uno ad Ascoli, venti evasi a Foggia, agenti feriti, incendi a Rebibbia e Regina Coeli

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valter mazzetti
valter mazzetti

Il Governo, per arginare il coronavirus, cancella i colloqui dei detenuti con i familiari e nelle carceri italiane scoppia il finemondo:  sei morti a Modena  uno ad Ascoli, venti evasi a Foggia e subito bloccati, agenti feriti,  penitenziari devastati, incendi a Rebibbia e Regina Coeli. La morte di due detenuti sarebbe legata a overdose da psicofarmaci prelevati nelle infermerie delle prigioni.  Le proteste, basate oltre che sulla questione anche sulle richieste di amnistia e indulto, interessano 27 strutture carcerarie in alcune delle quali sono ancora in corso trattative per riportare la calma, mentre non mancano i trasferimenti di detenuti in altre sedi. Tra i primi sindacati a prendere posizione c’è l’ Fsp. <Le rivolte che stanno scoppiando negli istituti penitenziari, affiancandosi all’emergenza dovuta alla diffusione del Covid19 – afferma Valter Mazzetti, segretario generale Fsp Polizia di Stato –  stanno mettendo in luce, ancor di più, gli effetti a dir poco scellerati di anni e anni di tagli e mancate assunzioni per il settore della sicurezza. Conosciamo bene – prosegue – le condizioni in cui si trovano a operare i colleghi della Polizia penitenziaria, cui siamo vicini in ogni senso. Ma sarebbe sciocco nascondere l’affanno in cui tutti ci troviamo, facendo letteralmente miracoli per coprire mille servizi, emergenziali e ordinari, che gli operatori garantiscono grazie alla loro abnegazione e spirito di sacrificio, virus o non virus>.  Situazione difficile anche perchè <al pari del personale sanitario – sottolinea il leader della Fsp –  donne e uomini del Comparto sicurezza stanno continuando a dare il meglio, a dare tutto, mettendo la salute propria e dei loro cari in secondo piano rispetto all’interesse del Paese. E al pari del personale sanitario, per una tragica comunanza, sono donne e uomini in divisa quelli che in Italia hanno subito maggiormente lo scempio di tagli e sottovalutazioni, di mancanza di sostegno e tutele, vedendosi dati per scontati, delegittimati e maltrattati in ogni modo, salvo ora rendersi conto di cosa significhino sicurezza e salute, nel momento del bisogno e dell’emergenza>. Quanto sta accadendo in questi ultimi giorni, quindi, non può che far riflettere. <La sicurezza – conclude Mazzetti –  ha un costo, e deve essere garantita 365 giorni all’anno qualsiasi cosa accada. Speriamo solo che certa smemorata politica non dimentichi tutto questo e, quando potremo tornare alla normalità grazie all’impegno di chi serve lo Stato con sacrifici inenarrabili, non metta nuovamente il paese in condizione di dover attendere una nuova emergenza per comprendere cosa ai cittadini serve davvero>.      

 

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