La Consulta stoppa il referendum sul’art. 18. Ammessi gli altri due quesiti.

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Parziale stop alle richieste della Cgil. Questo in sintesi il risultato delle tre ore di camera di consiglio, della corte costituizonale che oggi ha dichiarato inammissibile il quesito del referendum che puntava ad abrogare le modifiche apportate dal Jobs Act allo Statuto dei lavoratori e a reintrodurre i limiti per i licenziamenti senza giusta causa, mentre disco verde per il quesito relativo ai voucher e a quello sulla responsabilità in solido appaltante-appaltatore

Una vittoria parziale quella della Camusso visto che l’Avvocatura dello Stato, aveva ribadito l’inammissibilità dei referendum, e invece due dei tre quesiti sono stati accolti. Ma sul quesito più importante che se ammesso, avrebbe aperto la strada alla reintroduzione dell’articolo 18 il sindacato ha perso la battaglia, e un velo di amarezza si è infatti notato nelle prime dichiarazioni a caldo rilasciate dalla stessa leader della Cgil che non ha escluso un ricorso alla Corte Europea. La stessa camusso si è però detta felice per la decisione della consulta relativa agli altri due quesiti puntualizzando che ora il sindacato si mobiliterà per la campagna referendaria.

La consultazione referendaria, secondo quanto prevede la legge, dovrà svolgersi tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi. Salvo, però, elezioni anticipate: in questo caso, la legge (articolo 34 della legge 352 del 1970, che regola l’iter referendario) prevede che i referendum abrogativi che hanno avuto il via libera dalla Cassazione e dalla Corte Costituzionale vengano ‘congelati’ fino all’anno successivo.

Reazioni contrastanti dalle forze politiche. MS e Lega Nord all’attacco con sfumature diverse. Soddisatto l’NCD di Alfano.
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