DIA di Firenze sequestra patrimonio del valore di 5 milioni di euro.

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Dopo il colpo messo a segno dalla DIA, nello scorso mese di marzo – quando furono sequestrati beni e immobili (bar e locali) per un valore di circa 3 milioni di euro, sospettati di essere legati al riciclaggio e alle attività illecite della criminalità organizzata calabrese, una serie di complesse indagini condotte con perizia dalla Direzione Investigativa Antimafia di Firenze ha portato ad un nuovo sequestro di beni, del valore complessivo di oltre 5 milioni di euro, patrimonio che era nella disponibilità di tre imprenditori calabresi che da tempo operavano in Toscana.

Destinatari del provvedimento sono Giuseppe Iuzzolino (80 anni), Martino Castiglione (60 anni) e Vincenzo Benincasa (57 anni), tutti originari di Strongoli, nel crotonese. I sequestri sono stati eseguiti nelle province di Firenze, Prato, Pistoia e Crotone, e riguardano nove società, diciannove immobili (tra fabbricati e terreni), sei beni mobili registrati (cinque autovetture e un motoveicolo) e quaranta tra conti correnti, libretti di deposito e dossier titoli).

Le indagini sono scattate in relazione ad un presunto riciclaggio. Gli inquirenti infatto hanno ritenuto sospetto il fatto che a fronte di  redditi esigui dichiarati dai tre imprenditori – in media 9000 euro l’anno – si siano nel contempo effettuati degli ingenti movimentazioni di capitali ed investimenti immobiliari. Nel mirino degli stessi inquirenti anche alcuni legami degli stessi imprenditori con la ‘ndrangheta. L’attenzione degli inquirenti si è concentrata sulla “Sira Costruzioni Sas di Benincasa Vincenzo & C.”, con sede a Strongoli – di cui oltre il 50% del capitale era detenuto da Iuzzolino (insieme a moglie, figlie e genero), mentre il resto era suddiviso tra Castiglione, Benincasa e i loro familiari – società che avrebbe acquistato un terreno a Prato al costo di un milione e trecentomila euro in contanti per costruirvi sessantasei appartamenti, senza ricorrere ad alcun finanziamento bancario. Inoltre, sui conti correnti delle famiglie dei soggetti indagati sarebbero stati versati, dal 2009 al 2014, contanti per oltre un milione di euro.

Le indagini, hanno anche riscontrato, come riferito stamani in una conferenza stampa, “contatti economici” tra gli indagati e appartenenti alla famiglia ‘Giglio’, ritenuti organici all’omonima ‘ndrina dominante a Strongoli verso cui sarebbero state fatte transazioni di denaro senza una plausibile giustificazione.

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