Avevamo previsto come sarebbe andata a finire.
Difatti, nell’articolo di ieri, scrivevamo: “…nell’Arena di Giletti, assisteremo ad uno scontro epocale tra un inciucio mediatico costruito tra i fornelli della cucina mediterranea dove il minestrone farà da padrone. Si, domani assisteremo al minestrone televisivo che mischierà dell’acqua cattiva con dell’acqua buona; il mare inquinato da liquami con l’inquinamento del mare magnum mafioso. Una trasmissione incestuosa dove i problemi si scontreranno tra le fazioni e non tra le persone, perché alla fine dovrà prevalere lo scontro e la confusione, senza dare risposte, ma lasciando il dubbio, quello su una mafiosità da contiguità di comodo, tipica dei tragediatori antimafia, frutto del pregiudizio e della cattiva informazione”.
Purtroppo per Nicotera e i nicoteresi è andata proprio così. Tutti ne sono usciti sconfitti.
Infatti, il match si è concluso con un KO tecnico per tutti, nessuno escluso, ma che ha steso definitivamente Nicotera al tappeto.
Sorvoliamo sul clima da corrida – perfettamente colto dal direttore del Corriere che alla fine ha dichiarato candidamente di non averci capito nulla – e sulla circostanza che si è in pratica imbastito l’ennesimo processo sul nulla. Ma quello che non va giù – e non lo diciamo noi – basta scorrere i commenti che viaggiano sul web e sui social network, è che per l’ennesima volta, una Città che vanta una storia millenaria, ricchezze culturali inestimabili e soprattutto in stragrande maggioranza composta da persone oneste e per bene, sia stata ancora una volta trattata alla stregua di un villaggio di predoni, di corrotti, di contigui quando non del tutto appartenenti al malaffare.
In quell’Arena si è trasferito quello che si svolge nelle piazze, tra chiacchiericcio, inconcludenza e perditempo.
A questo punto, non resta altro da fare ai Nicoteresi di buona volontà che rimboccarsi le maniche e lavorare per una città che va ricostruita dal fondo dove, adesso, è stata scaraventata da chi non pensa alle conseguenze di simili gesti.
Ai professionisti dell’informazione non resta altro da fare che tentare di scrivere e pungolare positivamente un popolo che sembra essersi assopito nella tiepidezza. È’ opinione comune che invece bisogna stimolare e dirottare le energie sulle criticità presenti nel tentativo di “rianimare Nicotera” con il sostegno intelligente e costante di tutti.
L’Arena di Giletti e la storia di queste ultime vicende di cronaca, devono insegnare che, come è facilissimo diventare di casa nelle trasmissioni televisive e sui giornali per cose tutte negative, è altrettanto semplice approdare negli stessi studi televisivi per promuovere le cose positive della Città, la cultura, le tradizioni popolari e la storia di Nicotera, città millenaria che deve ritrovare se stessa e la sua unità, le sue radici, il suo orgoglio tra la gente delle professioni, della cultura e della società civile.
Doveva essere una puntata tesa a superare il polverone mediatico scatenatosi in queste settimane da una semplice richiesta di rettifica ad un giornale, trasformatosi invece, in un processo contro l’intera comunità. L’Arena è stata l’ennesima dimostrazione di inefficienza, superficialità e inefficacia di un servizio che si fa ormai fatica a definire pubblico.
Comunque, la richiesta da parte di Giletti, di una stretta di mano, avvenuta in diretta, dimostra che nel fare mediaticamente la pace, il polverone di mafiosità che si era montato a corollario della vicenda e che tanto aveva ferito gli animi indignando i cittadini onesti, era inconsistente ed inesistente, montato ad arte al solo scopo di strumentalizzare la vicenda perchè, come diceva Oscar Wilde, “Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli”.
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