Il Muro di Trump? Il Papa nel 2016 era davanti al muro già esistente che separa Messico e Stati Uniti: “La migrazione forzata è una tragedia umana”

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La corretta informazione non deve ridursi a mera comunicazione.

La notizia è tale se data in maniera completa e con una rappresentazione dei fatti veritiera, che permetta di mettere il lettore nella condizione di valutare liberamente e farsi un suo giudizio, svincolato da possibili manipolazioni.

L’informazione corre velocemente nel cyberspazio con una mole impressionante di notizie, dimenticando facilmente gli eventi recenti.

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E’ di quasi un anno fa il viaggio di Papa Francesco in Messico e, pare che solo in pochi ricordino che l’ultima tappa del viaggio in Messico del Papa il 17 febbraio 2016, è stata la visita del muro che separa il confine tra Stati Uniti e Messico.

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Per rimarcare questa divisione, Papa Francesco, ha voluto celebrare la messa a Ciudad Juárez, la città posta proprio al confine tra gli Stati Uniti e il Messico con il palco ad appena 80 metri dal confine. Prima della celebrazione eucaristica, Francesco si è soffermato in silenzio, pregando, davanti al “muro” di rete metallica che separa i due paesi.

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Muro già esistente, lungo oltre mille chilometri e fatto costruire nel 1994 da Bill Clinton.

Poco più di dieci anni dopo il piano di Clinton, il governo repubblicano di Bush ha incrementare le misure di sicurezza lungo quello che i messicani chiamano il “Muro della Vergogna”. Il deputato californiano Duncan Hunter ha avanzato la proposta dell’allungamento di tale barriera, per un totale di 1123 km da San Diego, in California a Yuma, in Arizona. La proposta è stata revisionata diverse volte prima di essere approvata in via definitiva da entrambe le camere nel dicembre 2006, sotto il nome di “Secure Fence Act”, e firmata dall’allora Presidente George W. Bush. L’opera di ampliamento è andata avanti per circa 4 anni, quindi anche sotto la presidenza Obama.

Scandalizzarsi ed indignarsi oggi nell’era Trump, per un muro che già esiste e che vuole prolungare e rinforzare, è una posizione assolutamente condivisibile, ma per onestà di informazione, ai moralisti dell’ultima ora, ci preme ricordare che le battaglie umanitarie non si fanno a giorni alterni e ne a presidenze di gradimento alterne.

Ogni muro è una sconfitta, e questo vale anche per i muri ideologici.

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