Come le altre cattedrali calabresi, la storia della Cattedrale di Oppido Mamertina segue le complesse vicissitudini del suo centro urbano, distrutto da sismi e ricostruito in sito diverso. La vecchia città di Oppido viene considerata dagli storici l’erede dell’antica Mamerto, città posta sull’altopiano della Mella, fondata con molta probabilità nel periodo 914-988 in seguito all’abbandono di un sito più antico a causa delle incursioni saracene. Oppido assunse un ruolo importante nell’insediamento nella Piana di ioia Tauro, e lo dimostra per l’appunto il fatto che venne scelta come sede di Cattedrale Vescovile.
La costruzione della prima Cattedrale dedicata alla Theotokos, ha radici antiche. Secondo Guillou, la nascita della vecchia Oppido risale alla metà dell’anno mille, e sappiamo con certezza, da documentazione archivistica, che nel 1053 essa era sede vescovile già da qualche anno. Le prime notizie sulla fabbrica risalgono al 1573. Qualche anno più tardi essa venne restaurata e nel corso dei secoli XVII e XVIII fu oggetto di diversi interventi di abbellimento da parte di Mons. Bisanzio Fili (1698 -1707) che fece rivestire ” di nero e fino marmo” la Cappella dell’Annunziata, di Mons. Perrimezzi (1714 – 34) che la dotò di splendidi parati e Mons. Mandarani (1748 -1769) che, oltre a lavori di consolidamento, fece erigere il nuovo altare maggiore in marmi. Fu durante il vescovado di Mons. Spedaliere (1770 -1783) che avvenne il cataclisma che distrusse la cittadina e spinse a riedificare “la nuova Oppido” e con essa la Cattedrale. Il cantiere venne aperto nel 1827, ma i lavori proseguirono per parecchi anni e si giunse solo nel 1844 alla sua consacrazione. Nuovi sismi minacciarono tra il 1894 ed 1905 l’edificio che crollò col terremoto del 1908: si salvò solo la cappella del SS. Sacramento. Progettista del nuovo edificio fu l’ing. Ettore Baldanzi.
La nuova Cattedrale inaugurata il 24 marzo 1935 e progettata in stile neoclassico, presenta una pianta a croce latina, con tre navate e un transetto che definisce uno spazio quadrato coperto da una cupola non denunciata all’esterno. Tra le cappelle che si aprono sulle navate laterali, una particolare importanza assume quella del SS. Sacramento – risalente alla precedente Cattedrale – in fondo alla navata destra e quella dell’Annunziata, recentemente restaurata, dove si conserva l’omonima scultura lignea, opera ottocentesca dello scultore Arcangelo Testa. Sulla facciata, in corrispondenza della navata centrale, due alte colonne composite sorreggono un timpano spezzato da una finestra centrale; il prospetto, in corrispondenza delle navate laterali, si raccorda alla parte più alta tramite due grandi volute. La navata principale è definita da due file di pilastri che scandiscono, in alternanza, archi a tutto sesto e basse aperture architravate, separati da paraste giganti sulle quali poggia una cornice aggettante sormontata da ampie finestre. Il presbiterio, concluso da un’abside semi circolare, accoglie, dietro l’altare in marmi policromi, un coro ligneo opera di un artigiano locale. Nell’abside, dove si aprono tre finestre ad arco, sono collocate due vetrate artistiche raffiguranti San Nicola, a cui è intitolata la parrocchia della Cattedrale, e San Sebastiano. Nella navata di sinistra è collocato un crocefisso della metà del XIX seco lo, seguito dal fonte battesimale fatto eseguire nel 1860 da Mons. Teta. Dopo il sepolcro di Mons. Bergamo la parete accoglie la statua del Cristo morto e quella della Madonna Addolorata; segue la Cappella dell’Immacolata, con una statua lignea di pregevole fattura. Sulla sinistra, si apre la porta che dà accesso alla grande Sala Capitolare, che espone i ritratti di tutti i Vescovi Oppidesi. All’interno sono custoditi i paramenti dei Vescovi della vecchia Oppido e quelli lasciati dai successori. L’interno della Cattedrale è decorato da Diego Grillo di Pizzo, autore del dipinto che raffigura l’Assunzione della Vergine in Cielo sul soffitto della navata centrale e dei tondi che rappresentano i Quattro Evangelisti e i SS. Pietro e Paolo nei pilastri della volta centrale ed all’interno del presbiterio.
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