Addio, Stefania. Prima c’era più luce nel cielo di Rombiolo

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stefania restuccia

L’Arpacal chiamata in causa dalle tante morti per tumore su tutto il territorio comunale, aveva condotto un’accurata indagine per cercare di individuare le eventuali cause di un fenomeno allarmante. I risultati non alimentavano le preoccupazioni; intanto in paese la gente continua a morire. L’ultimo caso, quello di Stefania Restuccia, ha generato lo sconcerto generale. La ragazza ha avvertito i primi sintomi del male durante gli esami di maturità che, comunque, aveva affrontato e superato brillantemente. Nei giorni a seguire, ha lottato con tutte le sue forze prima di arrendersi. Ha creduto sino alla fine di potercela fare perché a ventun anni è difficile accettare la sconfitta, perché era convinta che la vita fosse un immenso bene da vivere sino in fondo. Con tutte le sue emozioni, con tutti i suoi valori ed i suoi limiti. E, invece, il destino non le ha dato una mano. Non ha tenuto conto del dolore dei genitori che si ritrovano senza il conforto della loro unica figlia. Non ha tenuto conto dei suoi sentimenti, delle sue speranze, dell’affetto di amici e parenti. Stefania s’è spenta all’ospedale Umberto I di Roma e la sua salma, proveniente dalla capitale, ha trovato sepoltura ieri dopo che la cerimonia funebre è stata celebrata all’aperto, in piazza del Rosario, perché all’interno della chiesa ci sarebbe stato posto solo per un piccola parte delle tantissime persone presenti. Il paese, compatto, s’è stretto attorno al papà Domenico e alla mamma Maria Preiti. Ha condiviso la loro sofferenza. Le parole di padre Amedeo Gareri, che sull’altare ha avuto al suo fianco tutti i parroci della zona, hanno toccato l’anima e il cuore. Una commozione senza fine. Un’omelia fatta di pensieri semplici perché semplice e bella era Stefania. Forse dalla sua morte bisognerà ripartire per capire perché a Rombiolo, neanche a ventun anni si ha diritto a progettare il futuro.

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