Inquinamento del mare. Si apre la stagione balneare: soliti problemi o nuove soluzioni? Intervista ad Angela Maria Diano, direttore Arpacal di Vibo Valentia.

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angela diano

Una comunicazione corretta è fondamentale per il cittadino, ma anche per i lavoratori dell’Arpacal che, con dedizione, svolgono il proprio lavoro. In questi ultimi tempi, in particolare,  i tecnici dell’Agenzia sono molto impegnati nei prelievi di analisi delle acque sotto la spinta  di forti proteste di cittadini, movimenti, comitati, ecc. che manifestano contro l’inquinamento delle acque a tutela della salute. I dati ufficiali sono spesso oggetto di critiche sui social, anche da parte di chi, incompetente, dovrebbe essere più cauto nello scrivere.  Alfine di fare chiarezza ed uscire dall’equivoco, MediterraneiNews ha intervistato la dott.ssa Angela Maria Diano direttore del dipartimento di Vibo Valentia dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria (Arpacal)  che, è bene ricordarlo, “opera per la tutela, il controllo, il recupero dell’ambiente e per la prevenzione e promozione della salute collettiva, perseguendo l’obiettivo dell’utilizzo integrato e coordinato delle risorse, al fine dell’individuazione e rimozione dei fattori di rischio per l’uomo, per la fauna, per la flora e per l’ambiente fisico”.

Dott.ssa Diano, molte polemiche vedono al centro l’Arpacal quando si discute di inquinamento marino. Come mai? Capita spesso di confondere i ruoli quando manca la chiarezza nelle azioni.

Vuole spiegare di chi sono le competenze e le responsabilità? La normativa è molto chiara. Attribuisce alla Regione diverse competenze, tra cui il monitoraggio delle acque che viene eseguito dall’Arpacal, ente pubblico con compiti tecnico-scientifici a servizio dei cittadini. E poi ci sono le competenze dei sindaci che devono vigilare sul territorio e assumere le necessarie misure per contenere i rischi sanitari. E, invece, si registrano molte carenze….

Che cosa è mancato nella vicenda del divieto di balneazione di Tropea e Ricadi? E’ mancata sicuramente la comunicazione, prima di tutto verso i cittadini che devono essere immediatamente informati nei casi in cui si verificano rotture nella condotta fognaria, come è avvenuto a Tropea, vietando la balneazione nel tratto interessato dallo sversamento. E poi verso l’Agenzia che, se fosse stata informata del problema e delle misure prese a tutela della salute, avrebbe potuto differire il programma di campionamento e monitorare il rientro alla conformità dei parametri microbiologici e documentare il ripristino della balneabilità. Per fortuna i successivi prelievi previsti dalla norma hanno dato risultati favorevoli.

L’Agenzia, però, dovrebbe monitorare l’inquinamento marino. Come mai in piena estate si riscontra un inquinamento evidente mentre le vostre analisi attestano che va tutto bene? La contraddizione è solo apparente. In realtà durante la stagione balneare è possibile il verificarsi di eventi temporanei che causano un inquinamento anche per le aree con acqua eccellente. Normalmente l’evento rientra nel giro di poche ore, tant’è che spesso, quando noi interveniamo dopo poche ore dalla segnalazione, le analisi non rilevano parametri non conformi. La normativa, attraverso un calcolo statistico, assegna un giudizio di qualità su un periodo di controllo di due parametri microbiologici. Le aree che presentano criticità sono state individuate e classificate in qualità scarsa e sono vietate alla balneazione da molti anni.

Da che cosa possono essere causati questi inquinamenti temporanei? Non sempre è possibile stabilire le cause: piovosità, mareggiate, incuria del territorio, attività da diporto, ma anche fenomeni naturali che si verificano in particolari condizioni meteo marine. A volte sono causati da lavori o rotture della rete fognaria o delle pompe di sollevamento. In questi casi è sufficiente che i sindaci informino i cittadini inibendo temporaneamente la balneazione fino all’eliminazione delle cause. Questo corretto modo di procedere permetterebbe di non declassare un’area rendendola non balneabile per un’intera stagione, magari in un sito altamente turistico, evitando un danno economico notevole.

Molti sostengono che la causa dell’inquinamento è da attribuirsi al sistema depurativo inefficiente, cosa ne pensa? Il sistema depurativo è molto carente, tant’è che le aree non balneabili sono soprattutto alle foci dei torrenti dove sversano gli scarichi dei depuratori. Ma non è l’unica causa. Spesso l’inquinamento visivo che si riscontra in piena estate non deriva da scarichi inquinanti ma ha altra origine. Dalle attività ispettive effettuate negli ultimi anni abbiamo trovato una forte criticità anche nel campo dei rifiuti. Molti rifiuti vengono abbandonati nei fossi e nei torrenti e questi giungono a mare nel corso di eventi piovosi.

Riguardo alla problematica legata al fiume Mesima cosa potrebbe dire? L’inquinamento del tratto costiero di Nicotera è stato più volte dibattuto. Il fiume Mesima è un corso d’acqua significativo, rispetto gli altri torrentelli, con una portata che aumenta notevolmente nel corso di piogge. Ovviamente nel suo scorrere trascina verso il mare tutto quello che incontra, non solo acqua e limo o detriti, ma anche rifiuti di ogni genere e acque contaminate da reflui che poi le correnti portano verso la costa nicoterese o di San Ferdinando a secondo delle correnti. Alcune associazioni del luogo sostengono che vi sono altre cause e in questo bisogna dire che vi è un impegno notevole delle forze dell’ordine che cercano costantemente eventuali illeciti ambientali.

Ci può essere una soluzione al problema Mesima? La soluzione andrebbe studiata bene, altrimenti potrebbe essere più dannosa dello stesso problema. Le soluzioni adottate finora non hanno sortito l’effetto sperato. Occorre sottoporre l’intervento che si intende adottare al parere di un gruppo interdisciplinare di esperti (chimici, geologi, medici, ingegneri, biologi) per non far correre alla popolazione rischi elevati di tipo sanitario, ambientale o idraulico a seguito di azioni frettolose.

Sul punto di prelievo della foce del Mesima, noi di MediterraneiNews, abbiamo fatto delle verifiche tecniche e ci risulta esserci  un errore nelle coordinate 15°55’24.645″E 38°31’3.735″N ; 15°55’6.936″E 38°30’23.072″N dell’allegato C del decreto dirigenziale 7195/2012 sulle acque di balneazione classificate scarse, dove la distanza delle coordinate non è di 200 metri dalla foce verso Nicotera e nemmeno di 560 metri come indicato in “lunghezza del tratto metri”, dell’allegato C, bensì di 1394 metri. Altresì, il punto della foce, in questi anni, si è spostato lato sud allontanandosi ancor di più dal confine territoriale di Nicotera, aumentando così la distanza dalla foce che, in ogni caso, è bene sottolineare, non ha mia confinato con Nicotera, ma solo e sempre col territorio di Rosarno. Difatti la foce del Mesima è sempre stata nel territorio di Rosarno ed è probabile che la distanza dei 200 metri dalla foce, se il Comune aggiornasse le misurazioni, non ricadrebbe nel litorale di Nicotera, dove risulta essere spesso inquinato nel lato sud dalla foce del Mesima. In questo caso, rimarrebbe come elemento inquinante, solo il piccolo torrente Britto posto a nord e, comunque, lontano dall’abitato di Nicotera Marina. Cosa ha da dire in merito?

E’ possibile che ci siano delle discordanze perchè la linea di costa ha subito modifiche dovute ai processi erosivi e agli interventi fatti a protezione del litorale. Molti punti di balneazione sono attualmente in revisione con l’aggiornamento cartografico ed è importante che vi sia una costante e corretta informazione tra Enti e anche le associazioni possono contribuire a segnalare eventuali incongruenze. Per quanto riguarda il punto 200m dx Mesima, la revisione del punto dovrebbe chiarire, con il supporto dei tecnici comunali, anche l’esatta ubicazione territoriale. Il comune finora non ha mai comunicato, come lei sostiene, l’erronea individuazione del punto. In ogni caso, però, le acque del fiume Mesima, la cui area di foce ricade nel comune di Rosarno, potrebbero influenzare le aree di balneazione adiacenti, sia, a sud, nel comune di Rosarno, sia, a nord, nel comune di Nicotera.

E’ difficile operare nell’ambiente? Come Agenzia abbiamo un compito gravoso che cerchiamo di affrontare, ma troviamo spesso ostacoli sul nostro percorso e proprio da quelli che dovrebbero camminare al nostro fianco e al fianco dei cittadini. Siamo spesso oggetto di attacchi denigratori che istillano sfiducia nel nostro operato che invece è svolto scrupolosamente e con rigore scientifico. La tutela dell’ambiente deve essere voluta e gestita da tutti e a tutti i livelli: istituzioni, amministrazioni, associazioni, cittadini, educatori, comunicatori. Ognuno deve fare la propria parte perché tutti siamo corresponsabili dei danni arrecati al nostro ambiente. E’ necessario comprendere che i comportamenti corretti, quelli necessari a creare una coscienza ambientale, partono dalla responsabilità individuale per giungere a quella collettiva che deve portare a considerare la cosa pubblica come fosse “la casa comune”.

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