Il mondo della scuola ricorda Francesco e testimonia la sua nobiltà d’animo

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Morire a sedici anni perché un assurdo destino, presentatosi sotto le sembianze di un coetaneo a cui, probabilmente, nessuno ha mai spiegato il valore della vita e del dialogo, ha deciso che non c’è più tempo per i sogni, per i sentimenti, per le illusioni. Ha deciso, con tre colpi di pistola, che Francesco Prestia Lamberti non doveva avere un futuro. Quel futuro che, magari, cominciava a riempirsi già di piccoli progetti e di grandi speranze. Francesco era un ragazzo semplice e disponibile. Da capitano della squadra juniores della Miletese, era un punto di riferimento per tutti gli altri. Sui social si rincorrono a centinaia i messaggi di cordoglio. La scomparsa dello studente ha sconvolto giovani e adulti. Una cappa di preoccupazione incombe sull’intero territorio comunale. Tutti provano ad analizzare i problemi della collettività. Ogni ragionamento appare destinato a lasciare il tempo che trova, ma del tessuto sociale miletese viene fuori un quadro sfilacciato, una realtà in cui spesso la tracotanza di chi si sente al centro del mondo non ha trovato e non trova barriere. Se certe cose accadono le responsabilità appartengono a ogni singolo cittadino, alle istituzioni, alla scuola. Mileto, al pari di tante altre realtà, ha un nemico da battere: l’indifferenza. La delicatezza della situazione traspare da alcune testimonianze raccolte tra la gente. <Quanto successo – sostiene Michele Ocello, docente dell’Ite di Mileto – ha creato sgomento in tutto l’istituto. La verità – aggiunge – è che il nostro è un territorio a rischio. I ragazzi, non avendo modo di dare sfogo alla loro esuberanza, finiscono con l’isolarsi e col vivere il tempo libero sui social. Hanno migliaia di amici, ma solo virtuali. Naturalmente, come comunità scolastica, non possiamo che respingere con forza l’idea che un ragazzo possa farsi giustizia da solo>. E’ in sintonia anche una giovane professionista che preferisce non venire allo scoperto. <E’ un fatto gravissimo – afferma – un gesto assurdo, che lascia senza parole. Qualunque sia la motivazione, uccidere o morire a sedici anni è qualcosa di terribile. Certo bisogna guardare – continua – al contesto sociale e a quello familiare. Manca, in realtà, l’educazione alla legalità. I ragazzi sono sempre più soli. I casi di bullismo non mancano. Nessuno, però, ha il coraggio di denunciare abusi e prepotenze. Un minorenne in difficoltà – rimarca – potrebbe rivolgersi ai genitori, ai parenti oppure ai parroci che in città manifestano sempre tanta disponibilità con i giovani. Purtroppo, si scelgono altre strade>. Sgomento anche nelle parole che il prof. Salvatore Giordano affida a facebook. <Siamo costernati – asserisce – ma un dato è ineludibile: la nostra società sta perdendo i valori primordiali del vivere civile. Occorre che tutta la comunità trovi la forza per assumere atteggiamenti positivi e improntati a legalità e al rispetto del prossimo. Evitiamo – conclude – di cadere nel baratro>.

In realtà, la città, colpita e frastornata per la scomparsa di Francesco Lamberti Prestia, prova a reagire. E lo fa, soprattutto, stringendosi attorno ai familiari del sedicenne. La sua abitazione è meta di ininterrotto pellegrinaggio da parte di amici, parenti, cittadini, dirigenti scolastici, docenti, compagni di scuola, ragazzi della Miletese che non sanno rassegnarsi alla perdita del loro capitano. Tutti vogliono portare e trovare conforto stando assieme. Giornate terribili, fatte di poche parole e gesti semplici. Giornate che si cerca di affrontare e vivere guardando al presente e al futuro. <Siamo tutti scioccati – dice il sindaco Antonio Crupi – anche perché non riusciamo a capacitarci del perché di un episodio come questo. Emerge chiaro che i ragazzi hanno tanti problemi, che molti di loro vivono una vita virtuale su Internet, ma per i protagonisti di questa triste vicenda non era così. Si incontravano, giocavano assieme, si volevano bene. E allora perché questa tragedia?>. Un interrogativo che si pongono tutti, compresi gli inquirenti impegnai a far luce su tutte le opacità che l’episodio mantiene. Il ricordo di Francesco è, naturalmente, vivo tra i dirigenti scolastici degli istituti che lui ha frequentato. Nel valutare lo studente la sintonia è totale. <Ragazzo straordinario – racconta Annunziata Fogliano dirigente dell’Itis “Fermi” di Vibo – era la dolcezza fatta persona. Educato, studioso, rispettoso, solare nella sua bellezza. E’ stato con noi sino all’anno scorso, poi ha deciso di andar via, di fare un altro percorso e a nulla sono valsi i tentativi di convincerlo a restare. Tutti i docenti lo ricordano come alunno esemplare>.

E non si diversifica il pensiero di Pietro Gentile, dirigente del professionale “De Filippis” che nello scorso autunno ha accolto Francesco proveniente dall’Itis. <La nostra incredulità – dice – è totale. Tutti noi lo ricordiamo come alunno corretto, educato, capace. Probabilmente, non ha intuito il pericolo presente nei rapporti interpersonali. I genitori, peraltro, confermano che Francesco difendeva sempre il suo amico cercando di allontanare dalla sua persona ogni pregiudizio>. Il dirigente, peraltro, sottolinea che <nel “Defilippis” si intraprendono tante iniziative per abituare i ragazzi al dialogo, aprirli al confronto, educarli al rispetto della vita, ma a questo punto ogni analisi sociologica non può che lasciare l’amaro in bocca>. E poi <c’è anche da tener presente – insiste Gentile – il ruolo negativo dei social. I giovani non hanno più stimoli. Una volta c’erano valori che preparavano alla vita. Oggi tutto s’è sfaldato, tutto è in discussione. Anche il ragazzo che ha sparato – rimarca – è vittima di una subcultura che veicola un falso senso dell’onore>.

S’è chiuso nel suo dolore Giuseppe, fratello di Francesco che frequenta l’ultimo anno dell’istituto tecnico economico di Mileto. <Non esce dalla sua stanza – ci confida Diego Cuzzucoli, dirigente dell’Ite “Galilei” di Vibo cui è aggregata la sezione staccata miletese – ma tutti i compagni gli sono vicini. Naturalmente, assieme ad una delegazione di alunni e docenti, sarò presente alla cerimonia funebre>. Il mondo della scuola, in sostanza, prova ad andare anche oltre il muro d’indifferenza che spesso scatta, spontaneamente, attorno ad episodi difficili da ipotizzare e prevenire. Non c’è che da guardare avanti ed adoperarsi per far sì che la triste vicenda di Francesco possa far germogliare, in tempi brevi, l’albero dell’amore per la vita.

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