Giudice di Pace, il portone resta chiuso anche stavolta

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ufficio del giudice di pace
ufficio del giudice di pace

Il portone dell’Ufficio del Giudice di pace, che oggi avrebbe dovuto riaprire i battenti, chiuso era e chiuso è rimasto. Si consuma così un altro “scippo” a danno del territorio che dopo aver perso nel volgere di pochi mesi la caserma della guardia di finanza ed il centro per l’impiego, vede sparire un altro presidio di legalità. In un territorio che per tre volte consecutive in undici anni ha registrato lo scioglimento del consiglio comunale per condizionamenti mafiosi, anziché assistere ad un rafforzamento capillare di tutte le strutture statali bisogna invece assistere al crollo di un altro punto di riferimento per i cittadini in cerca di giustizia. In realtà, la struttura doveva riprendere la sua funzionalità con l’inizio del corrente. Non avendo, però, il Comune provveduto a rimuovere tutte le carenze segnalate dal presidente del Tribunale di Vibo a seguito di un’ispezione effettuata nei locali sede del giudice di Pace, la riapertura, con decreto del ministro della Giustizia Andrea Orlando era slittata prima allo scorso 1° aprile e, poi, ad oggi. Senza esito. E non poteva essere diversamente. Per eliminare tutti gli inconvenienti elencati dal Tribunale, l’ufficio tecnico comunale aveva redatto un nota spese ammontante a circa 200mila euro. Costerebbe meno costruire un edificio nuovo.

tribunale nuovo vibo
tribunale nuovo vibo

L’elenco degli inconvenienti è lungo: i gradini per accedere alla sala udienze ed al primo piano costituiscono barriera architettonica per i portatori di handicap; le porte di ingresso non sono blindate al pari di quelle delle stanze del primo piano; la sala udienza posta al primo piano non godrebbe di finestre luminose e l’areazione non sarebbe adeguata; l’impianto elettrico non è a norma. Mancano anche i climatizzatori ed i termosifoni sono sprovvisti di certificato di conformità. Carente anche l’illuminazione delle stanze. Ultima chicca: la sala udienze e le stanze al primo piano non sono arredate.

michela fabio
michela fabio

Per risolvere quest’ultimo problema, in verità, basterebbe che il presidente Filardo disponesse la restituzione dei mobili che, dopo la chiusura dell’ufficio, sono stati trasferiti al Tribunale e lì giacciono accatastati e inutilizzati. Gli ispettori del Tribunale non segnalano, peraltro, i pregi della struttura quali l’essere adiacente alla caserma dei carabinieri e il far parte di un’area militare tutta recintata e munita di un idoneo sistema di videosorveglianza. Gli uffici del Giudice di pace di Nicotera e Filadelfia sono i soli sopravvissuti ai tagli nel Vibonese. Un decreto ministeriale in Calabria aveva lasciato in vita solo 13 sedi. Col decreto 192 sono stati ripristinati Cariati, Corigliano, Lungro, Oriolo, San Sosti, San Giovanni in Fiore, Belvedere Marittimo, Cetraro e Siderno. Va sottolineato che la stessa commissione straordinaria (Adolfo Valente, Michela Fabio, Nicola Auricchio), che dallo scorso gennaio gestisce l’ente mantiene costantemente aperti i contatti col Tribunale in attesa di nuovi eventi.

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