Nicola Gratteri è stato il protagonista della serata svoltasi ieri al Sistema Bibliotecario Vibonese (SBV), il polo culturale di ecellenza diretto dal prof. Gilberto Floriani, nel quadro della rassegna culturale “Aspettando il Festival Leggere&Scrivere” che è un pò l’anticipo di questo che è ormai diventato il più importante evento culturale del vibonese.
Legalità dunque, cultura come antidoto alla controcultura mafiosa e criminale, come speranza di riscatto per il vibonese e la Calabria ma anche sicurezza, giustizia, le parole d’ordine della bellissima e partecipatissima serata di ieri, visto che in tanti si sono recati a sentire le parole del magistrato e le sue sempre acute analisi.
“Abbiamo ancora qualche anno per cambiare il destino della Calabria. Ma ognuno di noi deve fare la propria parte. Chi crede – ha affermato Gratteri – di non voler rispondere a questa chiamata alla responsabilità è preferibile che vada via”. É stato questo uno dei messaggi chiave lanciati dallo stesso Procuratore durante l”incontro che ha poi anche rivolto un invito al pubblico ad avere fiducia nll’operato delle forze dell’ordine e della magistratura.
Gratteri – che ha interloquito con la giornalista ed esperta di marketing e comunicazione pubblica,Paola Bottero che vive dividendosi tra Roma e la Calabria – ha altresì invitato tutti i presenti a riscoprire i valori per cui i calabresi sono sempre stati famosi: l’onesta in primis ma anche il lavoro e l’impegno sociale e sopratutto il grande spirito di sacrificio che contraddistingue da sempre i nostri conterranei onesti.
Chiarissima come dicevamo innanzi la visione illustrata dal magistrato: chi si vuole impegnare per rendere la Calabria finalmente libera dal nefasto giogo della ‘ndrangheta non solo deve restare in Calabria ma deve ssser supportato dalle istituzioni mentre chi è rassegnato al fatto compiuto che questa terra non cambierà mai è giusto che vadi via. Quasi una chiamata alle armi quella del Procuratore di Catanzaro che vale sia per la gente che per le istituzioni stesse.
Gratteri poi, tornando al libro scritto con Antonio Nicaso, non ha mancato di lanciare alcune chiare stoccate all’uso di quella che Popper chiamò “Cattiva maestra televisione” che spesso con alcuni serie o film, esalta il modello e la figura del mafioso creando una sorta di mafia positiva quasi che ve ne fosse davvero un altra rispetto a quella che semina morte e malaffare mentre la mafia è una sola, variegata e multifome nella sua perversa poliedricità ma sempre – ricordiamolo bene -nemica della libertà e della dignità dell’uomo.