E’ partita la rassegna denominata “Tarallucci e vivo” struttura su una serie di incontri per avviare un confronto su temi di grande attualità, rassegna frutto di un sinergia progettuale tra il coordinamento vibonese di “Libera”, il circolo del cinema “Lanterna magica”, l’associazione culturale Nish e la cooperativa Kairos.
Violenza di genere, ‘ndragheta e immigrazione i temi dei tre incontri nei quali si articola la rassegna che si terrà nella suggstiva cornice della “Fontana vecchia” su Corso Garibaldi.
Durante il primo di questi incontri è stato presentato il libro “Dopo il buio, storia di un amore malato” di Merilia Ciconte architetto e direttrice del MuMar (il Museo dei marmi) di Soriano calabro, un’esplorazione profonda nella vicenda di un mancato femminicidio nel quale si descrivono segmenti della vita dei due protagonisti che vivono, all’inizio, la loro storia d’amore in maniera totale, finché episodi di vita mai del tutto dimenticati del passato di lui non riemergono, un romanzo narrato a due voci, che è una storia raccontata dai due protagonisti, nell quale poi, ciascuno di essi, dà la sua personale chiave di lettura. La Ciconte ha dialogato per l’occasione con Alessia Tuselli (dottoranda di ricerca presso l’Università Federico II° di Napoli) e qualificata esperta in studi di genere. I presenti – al termine del dibattito – hanno poi potuto degustare alcuni dei prodotti (vino e taralli) prodotti da alcune cooperative che lavorano terre sottratte alla mafia che portano il marchio denominato “Libera Terra”.
Il prossimo appuntamento ora il 27 luglio con la presentzione del libro “Onore e dignitudine. Storia di uomini e di donne in terra di ‘ndrangheta” scritto dalla docente universitaria Sabrina Garofalo e dalla ricercatrice Ludovica Ioppolo. La conslusione della rassegna sarà invece il 4 agosto con la presentazione del libro “Gli angeli non sono tutti bianchi” opera prima del docente e giornalista Francesco Nicolino: storia di una ragazza eritrea, Maryam, in fuga dal suo paese per dare un futuro al bimbo che porta in grembo e che con i suoi compagni di viaggio partendo dalla citta eritrea di Agordat attraversano le vie della morte che dal campo profughi di Shagarab passano per Khartoum, i deserti del Sahara e del Sinai sino alle coste libiche con l’obiettivo di giungere in Italia e il cui destino si incrocia con quello di Filippo (un emigrante rientrato al suo paese in Sicilia dal nord Italia dopo aver perso il lavoro, e imbarcato come motorista su un peschereccio) quando il barcone su cui si trova la ragazza cola a picco uccidendo 366 persone.
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