Nicotera: una storia che non necessita di aggiunte

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Nicotera è indubbiamente un paese con una storia ricca di avvenimenti. E noi siamo tra quelli – sempre più numerosi per fortuna – che diciamo che questa storia è: a) poco conosciuta soprattutto dai nicoteresi stessi e b) poco valorizzata. Da alcuni anni però, sta emergendo una tendenza negativa e per certi versi ridicola. Quella di creare una storia “artificiale” con lo scopo di glorificare la città, mettendo in giro, su internet, nei convegni e sulla stampa, delle vere e proprie falsità storiche che nulla hanno a che vedere con quella reale della nostra amata città, ovvero ingigantendo degli episodi che da marginali vengono fatti passare per grandi avvenimenti. E così facendo si compiono due danni: si inseriscono nella storia e nella cultura cittadina cose di cui non si hanno le prove – perché la storia non si basa sui se o sui forse – falsando il quadro generale e si pongono invece nel dimenticatoio, fatti e avvenimenti che meriterebbero davvero di essere riscoperti e valorizzati. Apprendiamo cosi che Nicotera sia diretta emanazione dell’antica Medma quando nessuna – dicasi nessuna – prova archeologica o reperto di età greca è stato mai scoperto a Nicotera e si tenta di camuffare questa ovvietà con ipotesi ridicoli come quella che vuole la vendita sottobanco, ai vicini rosarnesi, di una statua greca ritrovata dal grande archeologo francese Lenormant (col chè si riduce lo stesso al livello di un volgare tombarolo !!) o come la leggenda che vuole che il più grande archeologo italiano di tutti tempi – il triestino Paolo Orsi – che per primo identificò l’antica Medma nel territorio di Rosarno, avesse asserito ciò perché, trattato male durante il suo soggiorno a Nicotera, fu meglio accolto e ospitato a Rosarno, col ché l’Orsi stesso si sarabbe venduto pi nu vittu e n’alloggiu a gratis…!!! Quando invece lo stesso Orsi, in un resoconto del 1928, della sua campagna di scavi condotta a Nicotera – gentilmente inviatami dall’amico Carlo Pontorieri docente di storia presso l’Università di Napoli – dopo aver demolito scientificamente le tesi del prof. Vincenzo Russo dichiara testualmente che, se è pur vero che Medma stessa, si trovasse nel territorio dell’odierna Rosarno, egli propendeva anche “a credere che l’emporion (da intendersi come porto e scalo commerciale insieme) si abbia a collocare a Nicotera marina”. Notizia questa, sposata dallo studio, dell’Ing. Agatino d’Arrigo nel suo “Ricerche geofisiche sul litorale tirrenico calabrese e sull’antico porto di Medma” (Milano – Rivista di geofisica pura e applicata – 1948 – fascicolo3/6). Un aspetto questo del porto di Medma, che si sarebbe potuto sfruttare non solo per far cessare la vexata questio tra Nicotera e Rosarno ma per costituire un’unica grande area archeologica comprensiva dei due comuni, riconoscendo alla città della Piana di essere stata la sede della città greca e a Nicotera di essere stata invece la sede del porto di questa. Che dire poi quando si legge del fatto che la cava di Nicotera in località Timpa, sarebbe greca e non romana? Un idiozia e una falsità immane. Lellè Solano – storico e archeologo che la scoprì nel 1972 – non scrisse o disse mai che la cava potesse avere origini greche. Nei i successivi studi propendono per un’ipotesi del genere. Lo stesso Carlo Pontorieri qualche tempo fa in un articolato studio ha dimostrato – ad abundantiam – che la cava è romana. E se non vogliamo credere né a Solano e né a quest’ultimo, possiamo almeno fidarci degli studi compiuti dai professori Lazzarini e Sangati che nel libro “Pietre e marmi antichi” – Cedam 2004 includono la cava di Nicotera tra i 57 siti estrattivi di marmo colorato più importanti dell’intero Impero romano? Cosa questa poi ulteriormente ribadita da una relazione del prog. Giovanni Guasparri, Sovrintendente alla sezione geologica del Museo di storia naturale dell’Accademia dei Fisiocratici di Siena. Un riconoscimento questo, che meriterebbe di essere segnalato invece di andar appresso a chimere storiche senza alcuna base di scientificità, poiché tutti gli esami compiuti dal Laboratorio arti e materiali antichi dell’Università di Venezia, nel 2004, dimostrano l’origine romana della cava. Adesso spunta pure che a Nicotera c’era un monumentale acquedotto greco quando si sa perfettamente da Diego Corso (“Cronistoria civile e religiosa di Nicotera, pag. 136) che fu solo nel primo decennio dell’ottocento che “…. Si fece costruire in loco un acquedotto, dal luogo detto Tamburo fino alla fontana detta “il Pozzo” – opera peraltro visibile ancora in una fotografia dei primi del novecento, scattata da via Luigi Razza a pochi metri dall’attuale Casa Storniolo, dove si vede chiaramente sullo sfondo questo acquedotto dove oggi sorge via Pozzo. Che dire poi di quelli che hanno asserito “il fondamentale apporto dato da Nicotera alla vicenda garibaldina”, quando appare chiaro che se per magia fossimo trasportati nel lontano 1861 e trovandoci a Reggio Calabria in compagnia di Garibaldi, dovessimo arrivare a Napoli avremmo solo due alternative: o inventarci – e non era certo possibile con i mezzi dell’epoca – uno sbarco anfibio a Salerno precedendo di novant’anni circa quello poi compiuto dagli americani nel 1943, oppure, più verosimilmente, risalire la penisola lungo il tracciato dell’antica Via Popilia che congiungeva Reggio a Capua e che passa a pochi chilometri da Nicotera. E questo Garibaldi fece e nel farlo, venne intercettato dai notabili della città, e compiendo una piccola deviazione salì in paese, fece un discorso, pernottò in casa del sindaco del tempo e l’indomani mattina puntò in direzione di Mileto e di Vibo. Fatto vero certamente, ma che non può certo competere con il ruolo avuto da altre località (Quarto, Marsala, Calatafimi, Milazzo, Capua, Gaeta, Civitella del Tronto) in cui si svolsero episodi storici di grande rilievo all’interno della spedizione dei Mille. Nessun ruolo fondamentale di Nicotera dunque, tutt’al più uno spunto per imbastire un “percorso garibaldino” che veda la città cooperare con le altre qui località citate.

 Ma ci sarebbe anche molto e molto altro ancora: manca per esempio uno studio sulla diocesi di Nicotera questa davvero si una delle più antiche del Mezzogiorno (un vescovo nicoterese – Sergio- figura, pensate, negli atti del Concilio di Nicea nel 787). Manca uno studio accurato sui riti religiosi di Nicotera e frazioni e sulla loro origine. Manca uno studio sull’insediamento ebraico a Nicotera – quello della Giudecca – che era anche esso rilevante e uno studio sul periodo normanno svevo durante il quale Nicotera toccò il suo apogeo, tanto che Federico II la innalzò nel 1239, a porto e arsenale del regno, assieme a città del calibro di Napoli, Salerno, Amalfi e Brindisi. Così come manca un ampio studio sulla presenza degli ordini monastici a Nicotera. Così come – venendo in tempi a noi recenti – mancano studi sulla Nicotera durante il fascismo, o sui movimenti ecclesiastici (Acli, Fuci, ecc.). E potrei continuare con studi sul castello, sulle chiese, sulle antiche famiglie nobiliari nicoteresi, sui quartieri storici della città, sulla cava romana stessa, sulla demografia, sull’economia locale di un tempo (del quale abbiamo solo un quadro ottocentesco del Brancia peraltro bellissimo). Queste sono le cose – reali – a cui dobbiamo svolgere lo sguardo con passione e con energia. Nicotera ha bisogno di una seria attività di ricerca storica e non di cavolate, di cose messe lì a casaccio che creano solo confusione.

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