Il nostro organismo potrebbe riconoscere ed eliminare le cellule potenzialmente cancerose. L’importante scoperta dello scienziato nicoterese Stefano Santaguida

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Esiste nel nostro organismo un meccanismo che dopo averle riconosciute, elimina le cellule con anomalie cromosomiche, quelle risultanti da errori nel processo di divisione cellulare. A fare questa importante scoperta il nicoterese Stefano Santaguida, 37 anni, laureato a Pisa in Chimica e farmaceutica, un dottorato conseguito presso l’Istituto europeo di oncologia di Milano, adesso, ricercatore presso il “Massachusetts institute of technology” (Mit) di Boston.

Grazie allo studio portato avanti da Santaguida al Mit e pubblicato sulla rivista “Developmental Cell”, finanziato in parte dal National institutes of health (Nih), dall’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) e da “Marie Curie actions”, e anni di intenso lavoro sarebbe stata fatta chiarezza sul come avviene l’eliminazione selettiva delle cellule con anomalie cromosomiche, definite in gergo tecnico “aneuploidi”. In pratica, dopo aver studiato al microscopio cosa succede alle cellule quando commettono errori durante la divisione cellulare diventando, quindi, aneuploidi, il ricercatore nicoterese è riuscito a definire il meccanismo responsabile per l’eliminazione di queste cellule da parte di quelle del sistema immunitario.

“La nostra ultima scoperta – afferma Santaguida – è un punto di partenza per la comprensione dei meccanismi che portano all’eliminazione selettiva delle cellule con anomalie cromosomiche. Dal momento che queste anomalie sono spesso presenti in cellule tumorali, i nostri sforzi sono tesi a comprendere come fanno le cellule tumorali a “sabotare” questi meccanismi e allo stesso tempo tentare di riattivarli per favorirne l’eliminazione”. In futuro, perciò, sarà importante decifrare come le cellule tumorali aneuploidi riescano a sfuggire all’eliminazione da parte delle cellule del sistema immunitario e allo stesso tempo provare a riattivare i meccanismi responsabili della loro eliminazione, per limitare lo sviluppo dei tumori.

“La mia esperienza lavorativa negli Usa – dichiara – è sicuramente positiva. Il Mit è un’università dove si può fare ricerca ad alti livelli e sono contento di aver fatto questa scelta dopo il conseguimento del dottorato di ricerca. Infatti, ho trovato un ambiente scientifico estremamente stimolante. Ogni giorno è possibile confrontarsi con ricercatori che lavorano in svariati campi scientifici sfruttando tecnologie di ultima generazione. Inoltre, Boston è una città stupenda, una delle più antiche degli Usa e offre molto anche al di fuori del lavoro. Sono presenti molte università che attraggono studenti e ricercatori da tutto il mondo, creando un ambiente multiculturale entusiasmante”.

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