Il riflesso del vissuto esistenziale nell’immagine corporea.

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(*) di Vittoria Vardè – psicologa.

I Disturbi del Comportamento Alimentare indicano tutte quelle problematiche che concernono il rapporto tra gli individui e il cibo e comprendono l’anoressia nervosa, la bulimia, il disturbo da alimentazione incontrollata, i disturbi non altrimenti specificati ed altre nuove categorie diagnostiche di disturbi secondari.

I disturbi alimentari rientrano nell’organizzazione cognitiva di tipo psicosomatico poiché i soggetti interessati esprimono ciò che provano attraverso il sintomo. Questi disturbi sono caratterizzati da alterazioni del comportamento alimentare e rappresentano un modo per esprimere la propria sofferenza interna, focalizzandosi sul rapporto che la persona ha col cibo e con il corpo. Il cibo infatti, non è solo una fonte di energia per il nostro corpo, ma può assumere diversi significati e avere una rilevanza particolare per le patologie alimentari. Per le persone con disturbi alimentari, il cibo è sempre al centro dei loro pensieri e condiziona fortemente la propria vita.

L’eccessiva valutazione del peso, della forma del corpo e del controllo dell’alimentazione è considerata la psicopatologia specifica e centrale dei disturbi dell’alimentazione. Specifica, perché è presente solo nei disturbi dell’alimentazione e non in altri disturbi mentali. Centrale, perché la maggior parte delle caratteristiche cliniche osservate negli individui con disturbi dell’alimentazione deriva direttamente o indirettamente da essa e perché per ottenere una remissione duratura dai disturbi dell’alimentazione è necessaria la sua modificazione. L’Anoressia è caratterizzata principalmente da:  peso corporeo al di sotto della norma, intensa paura di acquistare peso, percezione alterata del proprio schema corporeo, amenorrea (perdita del ciclo mestruale).

La Bulimia  è caratterizzata da: ricorrenti abbuffate (solitamente si tratta di cibi ipercalorici) seguite da attività compensatorie (digiuno, attività fisica eccessiva) o condotte di eliminazione (vomito auto-indotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici, ecc….). Solitamente queste abbuffate avvengono di nascosto dagli altri, e son dovute a: stati d’umore depresso, condizioni di stress, fame dopo aver fatto una dieta drastica, sentimenti di insoddisfazione. La crisi bulimica è dovuta alla perdita di controllo.

Il cibo: quell’oggetto tanto amato e tanto odiato…

Il cibo entra e media le nostre relazioni: basti pensare al primo contatto tra madre e bambino che avviene attraverso l’allattamento, durante il quale con il cibo si trasmette  anche l’accudimento e l’affetto. Il pranzo o la cena sono generalmente momenti in cui ci si riunisce con la propria famiglia o momenti di incontro con le proprie relazioni significative. Il rapporto con il cibo, inoltre, è spesso espressione delle nostre emozioni: quando si è nervosi, per esempio, alcuni mangiano di più, mentre ad altri si chiude lo stomaco. Per tutte queste complesse cause il cibo si presta a diventare l’oggetto tanto amato e tanto odiato nei disturbi alimentari: oggetto da cui si dipende, sia negandoselo – come nell’anoressia – sia abusandone – come nella bulimia e nel disturbo d’alimentazione incontrollata (DAI) .

Per le persone anoressiche il corpo è lo strumento per raggiungere la perfezione, che corrisponde all’essere magre. Per l’obeso, il corpo rappresenta qualcosa di cui vergognarsi, un fallimento personale su tutti i fronti. Mostrano, inoltre, un disturbo nella percezione della fame e della sazietà, per esempio le anoressiche non sanno “quando“ hanno fame, e le bulimiche non sanno “quando” sono sazie, non hanno dei parametri adeguati.

I disturbi alimentari esprimono un profondo disagio che attraversa in modo trasversale l’intero rapporto con il Sé a livello psichico, emotivo, corporeo, relazionale.

Poche malattie sono così visibili come l’anoressia e così misteriose come la bulimia, ed esprimono il loro esserci attraverso il corpo, attraverso la battaglia costante e incessante che in queste patologie si agisce ed esprime il controllo ed il conflitto tra Io e Corpo.

E’ evidente dunque in che misura il corpo  rappresenti una via privilegiata di espressione e venga appunto investito dei più diversi significati. Dall’essere idealizzato ed investito narcisisticamente al fine di esprimere il proprio bisogno di controllo all’essere oggetto di negazione e tortura.

Altro aspetto importante da evidenziare è che per queste persone è difficile capire i propri stati interni, le sensazioni che provano (come la fame, la sazietà, il senso di vuoto, il freddo , il caldo, ecc….), fanno fatica ad esplorare il proprio mondo interiore: sono incapaci di sentire, riconoscere, esprimere le proprie emozioni e i propri stati interni, i propri desideri.

Altro concetto importante nei disturbi del comportamento alimentare è quella di valore, strettamente correlato alla prestazione piuttosto che al proprio essere. Il famoso “vuoto” di cui parlano spesso le anoressiche, in realtà è un “pieno” non riconosciuto; esse hanno le sensazioni fisiche corporee, ma non sono abituate a sentirle. Le persone con disturbi alimentari hanno delle super aspettative su se stesse e sugli altri, e inevitabilmente rimangono poi deluse. I livelli di autostima di questi pazienti sono fortemente condizionati dalla forma e dal peso corporeo. L’essere magri o grassi condiziona la costituzione di una propria identità personale. Raggiungere la perfezione quindi diventa l’unico modo per ricevere giudizi positivi. Costoro si propongono delle aspettative molto,alte, senza tener conto delle effettive probabilità di farcela.

Data la complessità del disturbo si consiglia un approccio terapeutico integrato, che riesca a prestare attenzione tanto al corpo tanto alla mente della persona  combinando la terapia corporea e quella verbale.

Il lavoro terapeutico, secondo i principi dell’approccio psico-corporeo, permette di accedere al campo delle sensazioni e delle emozioni, di entrare in contatto con la persona nella sua totalità e di rendere coscienti aspetti inconsci, consentendo l’integrazione di parti alienate del sé.

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