“Diversamente da quello che si dice, fosso San Giovanni si presenta in uno stato pietoso, una vera bomba ecologica. Hanno bruciato la vegetazione e l’invaso è pieno di sabbia e fango accumulato negli anni, completamente ostruito anche da un tubo dell’ex Insud. Tutto ciò, alle prime piogge, potrà provocare una tragedia”.
E’ la denuncia di Anna Massara, proprietaria di un’azienda agricola allocata nella frazione Marina, proprio vicino al San Giovanni e che, giorno dopo giorno, ravvisa una “realtà” diversa da quella descritta dai proclami degli ultimi mesi.
Il fosso, a suo dire, si presenterebbe circondato da sterpaglie bruciate di cui la maggior parte stipate nel suo letto che insieme alla fanghiglia creerebbero un “tappo” al fluire delle acque e, perciò, pronto ad esondare alle prime forti piogge.
Una lunga battaglia quella della signora Massara, risalente all’ottobre del 2015, quando aveva cercato di attirare l’attenzione delle istituzioni sul possibile pericolo esondazione presentando due denunce-querele, una per “danneggiamento” e l’altra per “sversamento illecito di rifiuti”, la prima ai Carabinieri della stazione della cittadina tirrenica e l’altra alla caserma della frazione Marina. Già allora, la signora aveva manifestato alle Forze dell’ordine il timore che i numerosi rifiuti gettati nel fosso San Giovanni potessero originare la tracimazione del corso d’acqua e il consequenziale allagamento dei terreni vicini.
Nonostante il fatto di non essere stata ascoltata, la signora non si è fermata sollecitando e rivolgendo la sua richiesta di aiuto ad altre istituzioni ed Enti (Arpacal, Protezione civile, ex Insud, Vigili del Fuoco), ottenendo, però, solo indifferenza e mancanza di attenzione. Anche a novembre, dalle nostre pagine, aveva proseguito la sua “lotta”. “Quando piove – dichiara la proprietaria dell’azienda agricola – il fosso raccoglie tutte le acque delle colline del comune di Limbadi e non solo e l’acqua arriva giù a fiumara. Il San Giovanni trovandosi in questo stato potrebbe causare inondazioni provocando enormi danni ai raccolti degli appezzamenti di terra vicini, nonché alla mia attrezzatura, come è successo negli anni ’90 a causa dello straripamento del fosso.
La speranza è che la mia “denuncia” non diventi la cronaca di una tragedia annunciata e, ancora una volta, inascoltata”. Un eventuale straripamento causerebbe, inoltre, danni enormi all’adiacente azienda apistica e ad altri animali considerando che in prossimità del fosso sono presenti vari allevamenti.
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