Nicola Gratteri attacca Minniti. “Ha fallito su mafie ed immigrazione”

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Tante le polemiche che hanno accompagnato e seguito la lunga intervista rilasciata a Giovanni Minoli, durante il programma “Faccia a Faccia”, dal Procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri.

Come suo solito, senza peli sulla lingua e con la schiettezza che contraddistingue la gente del Sud, Gratteri parla un pò di tutto spaziando dal contrasto alle mafie fino all’immigrazione, “criticando”, in particolare, il ministro dell’Interno in carica, Marco Minniti.

Parole al vetriolo, più volte pronunciate da Gratteri durante questi ultimi mesi, il Procuratore, infatti, ha ribadito a Minoli ciò che disse, a fine agosto, a Nicotera. Eppure, mai, prima dell’intervista rilasciata a La7, durante i suoi numerosi interventi nelle piazze, nei teatri, nelle scuole, Gratteri aveva espressamente e palesemente nominato il ministro italiano criticandone l’operato. “Il Patto antimafia di Minniti è un’idea superata – afferma -. Il suo piano contro l’immigrazione? Non è degno di un Paese occidentale».

Minoli inzia dall’ultima maxioperazione “Stige” (https://mediterraneinews.it/2018/01/09/operazione-stige-fra-italia-germania-169-indagati-legati-alla-ndrangheta) condotta da Gratteri che ha svelato intrecci tra clan, politica e imprenditoria in Calabria, nel Nord Italia e in Germania e che ha portato in carcere 169 persone nel Crotonese con gli arresti “eccellenti” anche, di un presidente di Provincia e tre sindaci.

A domanda risponde:

Il ministro, Marco Minniti

Minoli: “Ma lei vuole arrestare tutti gli ‘ndranghetisti?”
Gratteri: “Ci proviamo”.
Minoli: “Tra gli arrestati ci sono tre sindaci, un presidente di Provincia, altri pezzi di istituzioni e politica… non si tratta più di controllo del territorio, ma di totale gestione del territorio…”.
Gratteri: “È solo l’inizio della guerra”.
Minoli: “Ma non ha paura?”.
Gratteri: “Certo che ho paura, quando ho paura mi diventa la lingua amara. Tuttavia dalla vita ho avuto tantissimo sia nella vita privata che nel lavoro… ho avuto soddisfazioni inimmaginabili. Anche se dovessi morire domani, non c’è problema”.
Minoli: “Personalmente sono stato colpito dal silenzio assordante delle istituzioni, ma è normale?”
Gratteri:  “Ci sono abituato, nell’inchiesta c’erano troppi pubblici amministratori”.
Minoli: “Si è tentato di farla passare sotto traccia…”.
Gratteri: “Mah, forse c’erano troppi politici coinvolti”.
Minoli: “Minniti, che è ministro degli Interni, calabrese, in una intervista all’Espresso ha fatto una proposta, ha chiesto di scrivere un patto antimafia prima delle elezioni. Lei la trova una buona idea?”
Gratteri: “Mi pare un’idea superata, oggi non abbiamo bisogno di protocolli antimafia, né di firme, c’è bisogno di coerenza”.
Minoli: “Ma il ministero dell’Interno sapeva della vostra operazione?”.
Gratteri: “Io non ho rapporti con il ministro dell’interno… ho rapporti con i vertici delle forze di polizia…”.
Minoli: “Lei con Minniti non ha rapporti?”
Gratteri: “Non ho rapporti”.

Il Procuratore di Catanzaro, insomma, risponde a precise domande alla sua maniera, cioè con enorme sincerità.

Nicola Gratteri a Nicotera, agosto 2017

“Un popolo civile, democratico – aveva affermato a Nicotera evidenziando come, nella questione migranti, c’è il forte interesse della mafia –  non può pensare di risolvere il problema facendo costruire delle gabbie. Le mafie sono presenti perchè c’è da gestire soldi. Per fermare queste migrazioni è necessario andare direttamente in Centro Africa e costruire lì aziende agricole, scuole e uffici”. A Minoli, sull’argomento, dichiara: “Personalmente la strategia di Minniti non mi è piaciuta perchè non è da Stato civile e occidentale far costruire delle gabbie sulle coste della Libia per impedire che gli immigrati partano. Quello è un tappo. Bisognerebbe andare in Centro Africa, mandare i servizi segreti per capire chi organizza queste traversate nel deserto, e poi andare lì e costruire aziende agricole, ospedali, scuole e rendere un territorio vivibile”.

Sulle associazioni antimafia, sempre nel comune tirrenico, aveva affermato “Ci sono delle persone che vanno due/tre anni dietro ad un magistrato antimafia, si fanno il pedigree di associazione antimafia e poi incominciano ad organizzare convegni non dimenticando, però, prima, di passare da Regione, Provincia o Comune per chiedere fondi. Gente che non ha una storia dietro le spalle e poi parla di chi? a chi? Non basta farsi vedere per qualche tempo dietro ad un magistrato, bisogna raccontare una storia, un vissuto”. Su mafia e antimafia, in particolare, a Minoli risponde “L’agenzia dei beni confiscati così è insufficiente, la sede unica deve essere a Palazzo Chigi affinché si interfacci con tutti i ministeri. Perché se io sequestro una ditta che produce bulloni deve essere Finmeccanica a comprare i bulloni da quella ditta. Finiamola con questi campanili che la sede deve stare a Palermo o in Calabria. La Commissione Antimafia non ha la forza sul piano normativo di essere propositiva, è un’organismo debole anche se rappresenta tutto l’arco costituzionale”.

La prima volta di Gratteri a Nicotera, agosto 2014

Quando venne la prima volta a Nicotera, nel 2014, Gratteri aveva ricordato, con amarezza, la sua mancata nomina a ministro della giustizia del Governo Renzi per volere dell’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. A Minoli dichiara “è stato il Presidente della Repubblica che non ha voluto, forse perché sono un uomo troppo caratterizzato mi è stato detto, ma non conosco i suggeritori del Presidente della Repubblica”. “Se fosse ministro della giustizia – incalza Minoli – oggi da dove inizierebbe?” Gratteri porta avanti l’idea che aveva ampiamente delineato anche in largo “Roberto il Guiscardo” nel comune tirrenico, “informatizzare il processo penale che abbatte i tempi, i costi, il potere discrezionale dell’uomo, quindi, l’abuso e modificare la norma prevedendo sanzioni severe affinchè delinquere non sia conveniente per nessuno”.

Certo è che in Calabria, grazie a Gratteri e ai tre aggiunti, Vincenzo Capomolla, Giovanni Bombardieri e Vincenzo Luberto, in manette stanno finendo in tanti, tutti quelli che stavano prima nelle stanze dei bottoni, sindaci, politici, burocrati, magistrati, poliziotti, carabinieri, questori “perchè il controllo del territorio – dichiara -, oggi, è in mano alla ‘ndrangheta e noi dobbiamo creare l’inversione di tendenza”. “Fra una maggioranza di stupidi e zotici – aveva affermato anche a Nicotera e ribadito a La7 – solo il 5/6% per cento costituisce l’elite criminale che è riuscita, oggi, a comprare di tutto, anche la pubblica amministrazione, facilitata in questo da una profonda carenza etica e morale e da una cultura consumistica”.

Contro tutto e tutti l’unica arma rimane per il Procuratore di Catanzaro, la cultura, per questo Gratteri continua ad incontrare tanti giovani nelle scuole, “una ricetta di lungo periodo” la definisce. A loro ogni volta ricorda che “un popolo pensante fa paura. Grazie alla cultura nessuno si fa prendere in giro dal mafioso di turno. Un popolo istruito si ribella e reagisce, scatta la dignità, perchè chi è fortificato dalla conoscenza non si fa certo umiliare da faccendieri rozzi e ignoranti”.

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