L’incanto di Spezzano Albanese nel cuore del cosentino.

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Spezzano Albanese (Spixana in arbëreshë) è un comune italiano di 7.066 abitanti della provincia di Cosenza in Calabria. La cittadina, posta sulla bassa valle del Crati, è tra le comunita più numerose di etnia, cultura e lingua arbëreshe, ovvero italo-albanesi.

Spezzano Albanese ha una storia molto antica poichè fu eretta da popolazioni albanesi nel XV secolo, i cui primi componenti raggiunsero questa parte della Calabria per sfuggire alle persecuzioni dei Turchi ottomani, che avevano invaso l’Albania. Il paese crebbe originariamente attorno ad un nucleo che aveva come punto di riferimento il Santuario della Madonna delle Grazie, espandendosi progressivamente verso l’alto della collina sulla quale sorge. Ulteriore impulso allo sviluppo del paese fu dato dalla costruzione, durante il periodo napoleonico, di quella che poi diventerà la Strada statale N. 19 “delle Calabrie”. Durante la sua storia nel periodo antecedente all’Unità d’Italia, molti degli arbëreshë di Spezzano Albanese si schierarono in favore dei Liberali, in contrapposizione agli abitanti dei paesi vicini prevalentemente filoborbonici, data anche la lunga tradizione feudale. La minoranza etnica albanese in Italia, oltre alla lingua e ai costumi come principale aspetto identitario, conservano il rito greco-ortodosso. Anche Spezzano Albanese sino al XVII-XVIII secolo aveva mantenuto quest’aspetto religioso, peculiare delle popolazioni albanesi, ma dovette passare al rito latino, in seguito all’assassinio dell’allora Archimandrita Nicola Bast, papàs ortodosso. Intorno alla metà dell’ottocento la sostituzione forzata del rito fu totale, da parte dei principi Spinelli di Terranova da Sibari, con un prete di rito latino. La prima messa in latino fu tenuta il 4 marzo 1668 da Mons. Vincenzo Magnocavallo. Dagli anni ottanta circa Spezzano Albanese, essendo in una zona di snodo, ha vissuto un aumento costante della popolazione, con immingrazione da parte di famiglie dei paesi vicini non arbëreshë(lëtì), che mettono in serio rischio la condizione culturale e linguistica di Spezzano Albanese e la rinascita di passate problematiche etniche latino-albanesi. La lingua albanese rischia seriamente così di perdersi, specialmente tra le nuove generazioni, pur essendo molto vive attività e associazioni culturali arbëresh locali.

Tante le tradizioni presenti in zona. Il martedì dopo Pasqua (Pashkët) si svolge la festa patronale della Madonna delle Grazie. La preparazione alla ricorrenza avviene in Quaresima con i «sabati della Madonna»; il giorno di Pasqua invece dà inizio alla grande festività (con l’allestimento delle bancarelle e l’apertura della pesca di beneficenza). Il Lunedì dell’Angelo, si tengono numerose messe in onore della Madonna (alcune anche celebrate specialmente per i giovani), e alta è l’affluenza di pellegrini dal circondario. La serata del lunedì è allietata da gruppi canori, che si esibiscono nell’ampio spazio davanti alla “Casa del Pellegrino”. Qui vengono allestite mostre di quadri raffiguranti la “Santa Vergine delle Grazie”, realizzati dai fedeli ed offerti al santuario. Suggestivo è il Carnevale di Spezzano Albanese, con la “Corsa dei cavalli”: nei balconi dirimpettai della strada nazionale pendono gli agnelli (shtierrat) ai quali viene ficcato un anello alle narici, futuro bersaglio dei cavalieri che in costumi cavallereschi, brandiscono lo spiedo e galoppando, poi di corsa, tentano di infilzare lo spiedo nell’anello dell’agnello. Altri elementi distintivi della cultura popolare sono i “falò” in onore di San Giuseppe, che vengono accesi nei vicoli del centro storico.

Tante anche i luoghi di interesse da visitare come la torre Mordillo è una fortificazione, una torre d’avvistamento, che dà il nome al sito, che si trova su una collina, oggi nel territorio di Spezzano Albanese (provincia di Cosenza), sovrastante il punto di confluenza dei fiumi Esaroe Coscile, rispettivamente affluente e subaffluente del Crati. La torre, a pianta circolare e realizzata in muratura piena, è conservata per un’altezza di 7,30 m; il pietrame disperso alla base fa però ipotizzare un’altezza originaria maggiore. Fu eretta intorno XI sec. dai normanni, sull’estremità settentrionale del pianoro in quanto consentiva il controllo visivo di area molto vasta della pianura di Sibari. È posta a circa 2 km dal Castello di Scribla, fortificazione eretta da Guglielmo d’Altavilla durante la prima fase della conquista normanna della Calabria, per essere poi ceduta a Roberto il Guiscardo, che l’abbandonò in favore del castello di San Marco Argentano. La torre Mordilo in realtà fu l’ultima fortificazione, in ordine di tempo, di questo luogo che costituì un luogo chiave per il controllo del territorio della piana di Sibari, fino al mar Tirreno. Torre Mordillo infatti dà il nome ad un ampio parco archeologico che fu scoperto inizialmente tra la fine del 1887 e gli inizi del 1888 dal prof. Luigi Viola, allora direttore del Museo Archeologico di Taranto, come una necropoli risalente all’Età del Ferro. I documenti archeologici man mani ritrovati attestano la presenza di vari cicli di insediamento avvenuti in un lungo arco di tempo, dall’inizio dell’Età del Bronzo (XVII secolo a.C.) fino ad età ellenistica. Da non perdere anche il santuario della Madonna delle Grazie di Spezzano Albanese, un edificio religioso dedicato a Maria, madre di Gesù, ed è stato edificato nel XVI secolo. Sorge nella parte storica del paese, in posizione dominante sulla piana di Sibari. Nato come una piccola cappella, nei secoli venne allargato con la costruzione di due navate laterali, il campanile ed un atrio d’ingresso, delimitato da tre maestosi cancelli in ferro battuto datati 1930. Riguardo al santuario è nota una leggenda, le cui radici si intrecciano con la storia del luogo. I riferimenti alle genti d’Albania, migrate nel XV secolo verso il Sud Italia (in buon numero anche a Spezzano) per trovare riparo dall’invasione turca, sono infatti alla base della narrazione.

Il genius loci è forse Agostino Montone (1920 – 1987), filosofo ed educatore. Collaboratore di molte riviste specializzate tra cui “Sophia” diretta da Carmelo Ottaviano; pubblicò per “Regione Letteraria” di Firenze nel 1970 l’opera più importante dal titolo “La critica di fronte all’ontologismo”, che gli valse, nel 1972, il riconoscimento del Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri per gli studi filosofici.

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