Dalle prime luci dell’alba, i Carabinieri del Comando Provinciale di Vibo Valentia hanno avviato l’operazione antimafia “Nemea” mettendo in atto alcuni provvedimenti di fermo emessi nei confronti di esponenti del clan Soriano.
In particolare, le indagini condotte dai Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Vibo Valentia e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catanzaro, hanno portato al fermo di sette esponenti apicali del clan Soriano di Filandari. L’operazione ha coinvolto anche alcuni esponenti della famiglia Mancuso finiti anch’essi in manette. Tra i reati contestati ai personaggi di spicco dei due clan finiti nel mirino della Distrettuale ci sono estorsione e detenzione di armi, con l’aggravante delle finalità mafiose.
A finire in manette sono Leone Soriano, 52enne di Pizzini di Filandari ed Emanuele Mancuso, 30 anni, di Nicotera, figlio del boss di Limbadi Pantaleone Mancuso, alias “l’Ingegnere”, il quale avrebbe partecipato e fornito supporto per la commissione dei gravi reati accertati ed anche il furto in danno di una gioielleria di Nicotera avvenuto lo scorso gennaio. Arrestati anche Graziella Silipigni, 47 anni, di Pizzinni di Filandari, moglie del defunto Roberto Soriano (fratello di Leone); Giuseppe Soriano, 27 anni, di Pizzinni di Filandari (figlio della Silipigni); Giacomo Cichello, 31 anni, di Filandari, macellaio; Francesco Parrotta, 35 anni, di Filandari; Caterina Soriano, 28 anni, di Pizzinni di Filandari (figlia di Graziella Silipigni); Luca Ciconte, 26 anni, di Sorianello, di fatto domiciliato a Pizzinni di Filandari.
Le indagini sono state avviate in seguito ad una serie ininterrotta, negli ultimi mesi, di danneggiamenti mediante esplosione di colpi d’arma da fuoco e il lancio di una bomba artigianale nonché l’incendio di mezzi industriali e autovetture private nel territorio dei comuni di Filandari e Ionadi. Di particolare rilevanza gli atti minatori e i danneggiamenti nei confronti di un noto imprenditore della provincia, già vittima in passato di altre intimidazioni.
L’azione criminale dei Soriano comprendeva perfino la pianificazione di un attentato alla locale caserma dei Carabinieri mediante l’esplosione di colpi d’arma da fuoco o il lancio di un ordigno esplosivo. Nel mirino del clan era finito, infatti, il comandante della Stazione dei carabinieri di Filandari, Salvatore Todaro, prima insultato con pesanti lettere inviate dal capocosca Leone Soriano, quindi puntato per aver compiuto diverse attività investigative poi sfociate nell’operazione antimafia “Ragno” del 2011.
Il clan voleva, in pratica, attraverso continui atti intimidatori, riappropriarsi del territorio attraverso, anche, un agguato nei riguardi del capocosca rivale, il pluripregiudicato Giuseppe Antonio Accorinti di Zungri, comune in provincia di Vibo Valentia. L’operazione segue direttamente l’arresto operato sempre dai Carabinieri, già un mese fa, di Giuseppe Soriano, nipote di Leone, trovato in possesso di un ingente quantitativo di stupefacente e di munizioni, nonché il ritrovamento, lo scorso anno, di un piccolo arsenale di kalashnikov, pistole e bombe a mano.