Limbadi, tutti i motivi dello scioglimento del Comune

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Comune di limbadi

Con decreto del Presidente della Repubblica datato 27 aprile 2018 è stato disposto lo scioglimento del consiglio comunale. Ora, a giustificare il provvedimento, arrivano, puntuali, le motivazioni scaturite dal lavoro d’indagine svolto dalla commissione d’accesso. Il rosario di carenze riscontrate è lungo e non si discosta dagli impianti già fatti registrare in altre occasioni. Nella relazione viene precisato che, a parte l’attività amministrativa, sono stati presi in esame <la cornice criminale ed il locale contesto ambientale con particolare riferimento ai rapporti tra gli amministratori e le locali cosche>. Per spiegare il tutto, ci vogliono ben venticinque pagine. Viene, quindi, alla luce, <come l’uso distorto dell’amministrazione pubblica si sia concretizzato, nel tempo, nel favorire soggetti o imprese collegati, direttamente o indirettamente, ad ambienti controindicati> per l’accertata esistenza di <una fitta ed intricata rete di cointeressenze, amicizie e frequentazioni che legano alcuni amministratori ad esponenti delle locali consorterie criminali o a soggetti ad esse contigui>. Il panorama delineato nella relazione del ministero dell’Interno appare desolante. Nella stessa viene evidenziata la presenza sul territorio di una delle più potenti cosche di ‘ndrangheta che <annienta la libertà di iniziativa economica privata e inquina la gestione della cosa pubblica>.

Le attività d’indagine hanno accertato la presenza nella lista di maggioranza di elementi sensibili alla cosca dominante e chiamano in causa lo stesso ex sindaco Morello che per deporre contro esponenti mafiosi in un’udienza avrebbe costretto il pm a disporre l’accompagnamento coatto. E non è sfuggita ai commissari né l’ingerenza del potere politico nell’apparato burocratico né il mancato rispetto delle norme sulla trasparenza e sull’anticorruzione. Insomma, una <mala gestio> che avrebbe consentito alle consorterie di condizionare l’operato dell’amministrazione. Non mancano nell’elenco delle malefatte neppure gli affidamenti diretti, i cottimi fiduciari e le proroghe di servizi tutti disposti a favore di imprese appartenenti all’apparato criminale. L’attenzione viene concentrata, in particolare, sui lavori mirati alla cura del verde che sarebbero stati affidati ad un’azienda non in regola e individuata personalmente dall’ex sindaco per un importo di circa 50mila euro. Disattenzioni amministrative anche nell’affidamento del servizio di mensa scolastica nell’anno scolastico 2015-2016 ad un’azienda locale. In tal caso, non sarebbe stata tempestivamente trasmessa alla prefettura tutta la documentazione necessaria per effettuare i dovuti controlli tanto che per “sanare” la situazione la stessa prefettura provvedeva ad emanare un provvedimento di interdittiva alla ditta interessata. E i mali individuati non sono solo questi.

marco minniti
marco minniti

Nella relazione del ministro dell’Interno Marco Minniti trova spazio anche l’affidamento del servizio di raccolta di rifiuti sul quale l’amministrazione non avrebbe vigilato nella misura necessaria perché dalle indagini emerge che la ditta interessata abbia usato dei mezzi appartenenti ad altra ditta già raggiunta da due interdittive antimafia. Peraltro, l’amministrazione avrebbe avviato il bando per la nuova gara solo un giorno prima della scadenza del contratto. Così facendo avrebbe favorito la ditta uscente che ha proseguito la raccolta per altri sei mesi. Riflettori accesi anche sul servizio idrico e sul diffuso abusivismo. Un fenomeno questo che, oltre a creare disservizi per i cittadini, avrebbe generato anche mancati incassi per le casse comunali. Per pagare il gestore dell’acquedotto, poi, veniva speso più di quanto si incassava. Viene citato anche il caso di un boss abitante di fronte al Comune e la cui abitazione, in occasione di accertamenti effettuati dall’Arma, risultava sprovvista di regolare allaccio idrico. Non si salva neppure l’area dei servizi economico-finanziari. Anche in questo settore i commissari hanno individuato sacche di disordine amministrativo e mancanza di scambio di dati tra i vari uffici con conseguente inefficienze nel servizio di riscossione a vantaggio di parenti di amministratori e famiglie legate alla cosca locale. Dalla <mala gestio> individuata deriva il discredito dell’ente per evitare il quale la commissione straordinaria durerà in carica 18 mesi.

pino morello
pino morello

Tra i “passi falsi” commessi dall’amministrazione guidata da Pino Morello, la commissione d’accesso mette le mani sul lavoro di non meglio specificate <fonti tecniche di prova> in base al quale un assessore presente nella disciolta Giunta – durante la campagna elettorale per le elezioni comunali tenutesi nel 2011 avrebbe bussato alla porta di uno dei boss locali per sollecitare il sostegno elettorale nella campagna in corso. Sostegno che, anche se ci fosse stato, sarebbe servito a poco perché l’interessata non risultava tra gli eletti e la sua lista, guidata da Pino Morello, perdeva comunque la competizione con la lista avversaria guidata dal medico Francesco Crudo. La vicenda diveniva di dominio pubblico, ma nonostante il can can mediatico di allora, nella successiva campagna elettorale del 2015 l’ex primo cittadino ricandidava la Gurzì e, a vittoria ottenuta, la inseriva nella giunta comunale. L’episodio assume un peso non indifferente nella relazione del ministro dell’Interno anche se l’ex sindaco ha già presentato tutte le carte al suo legale di fiducia ed è pronto alla battaglia per rappresentare una realtà diversa e, nello stesso tempo difendere l’interessata per come del resto ha sempre fatto in tutte le occasioni. Con quali risultati sarà tutto da vedere. Intanto l’ex sindaco Pino Morello sceglie la sensazione del momentaneo silenzio. La sensazione è che la questione dello scioglimento finirà al Consiglio di Stato dopo essere passata al vaglio del Tar.

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