“Nicotera non avrà un suo commissariato di polizia, mancano i numeri. Questo è un Paese nel quale si immaginava che le Forze dell’ordine erano troppe, quindi, si è creato, nel 1989, il blocco del turnover con effetti devastanti sulla Polizia che è stata ridimensionata da 117mila unità alle 98mila di oggi”.
E’ quanto afferma il prefetto Franco Gabrielli, capo della Polizia e direttore generale della pubblica sicurezza, ospite, presso Largo Roberto il Guiscardo, di un pubblico incontro su ‘ndrangheta e legalità promosso dal gruppo “Dopo le 22”. Ad accoglierlo, tra gli altri, il prefetto di Vibo Valentia Giuseppe Gualtieri, il questore Andrea Grassi, il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri e i vertici provinciali e regionali delle Forze dell’Ordine.
Un esordio “amaro” quello di Gabrielli incalzato dalle domande di Alberto Romagnoli (Rai) Carlo Macrì (Corriere della Sera), e lo ribadisce più volte durante l’incontro a testimoniare come lo Stato non abbia ulteriori “forze” da destinare al comune tirrenico. Un territorio “di frontiera” teatro, negli ultimi mesi, di una serie ripetuta di tragiche vicende, una città dove si respira un’aria sempre più “infuocata” ad evidenziare quanto pesante e diffusa sia la presenza di delinquenza e criminalità. Una comunità ferita, quindi, che si aspettava parole diverse dal capo della Polizia a sua volta consapevole che “questa è una terra straordinaria – afferma –, ma anche straordinariamente ammalata, dove la criminalità organizzata si è sostituita alla Stato, rappresentando l’autorità. Le logiche della ‘ndrangheta sono andate oltre il territorio di origine. Una terra dove devono tornare i “buoni” ragazzi e non quelli che la ‘ndrangheta manda all’estero per preparali, farli ritornare e fargli fare affari. Oggi dovremo rimpinguare le forze di Polizia perché la sicurezza passa per il fatto anche solo di esserci, ma abbiamo ereditato decisioni ragionieristiche. La gente ci vuole vedere sempre per essere nella condizione di vivere la propria vita”.
A Nicotera si tornerà al voto il 21 ottobre, dopo tre scioglimenti consecutivi del consiglio comunale. “Una legge che ha dei limiti – dichiara –. Possono cambiare all’infinito i soggetti eletti, ma se non si incide sulla macchina e sulla componente amministrativa non ha senso. Oggi si sostituiscono i soggetti eletti, la componente politica espressione dell’elettorato, ritenuta corrotta e collusa. Allo stesso modo deve essere fatto sugli amministrativi sui quali investono le componenti criminali”.
Durante la serata, Gabrielli si è più volte soffermato sul concetto di “legalità”, “lo Stato siamo noi – afferma – e ciascuno è come un lampione sulla strada, tutti insieme dobbiamo illuminarla”, e su quello di “giustizia” “un tema che riguarda l’intero Paese dove la pena è tutto tranne che certa. Chi commette reati deve essere perseguito perché bisogna mettere i delinquenti nella condizione di non nuocere facendogli scontare pene eque e se le carceri sono piene se ne costruiscono di nuove. La legge deve essere l’espressione primaria di una comunità”. Per questo è necessario non solo confidare nella capacità della brava gente, ma creare le condizioni per l’azione repressiva delle Forze dell’ordine. La ‘ndrangheta per il capo della Polizia, si muove con un’intelligenza straordinaria. Sa unire elementi ancestrali e antichi con la modernità e la capacità di essere al passo con i tempi come evidenziato dall’operazione “Giardini segreti” dove il controllo del territorio era attuato con l’uso di droni.
Spazio, quindi, anche ai social, “un problema serio. Oggi immaginiamo di essere connessi con il mondo – evidenzia –, ma siamo connessi con un monitor che rappresenta la nostra solitudine. Per questo stiamo perdendo il concetto di comunità”.