Nella nottata odierna, in Nicotera, i militari del Comando Provinciale di Vibo Valentia e del R.O.S., con la collaborazione dello Squadrone Eliportato “Cacciatori” di Calabria, eseguivano ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Vibo Valentia su richiesta della locale Procura della Repubblica, che concordava con le risultanze investigative dell’Arma, nei riguardi di 2 pregiudicati di Nicotera, PERFIDIO Francesco cl. 60 e PERFIDIO Ezio cl. 84, rispettivamente padre e figlio, ritenuti responsabili in concorso fra loro di omicidio nonché di occultamento e soppressione di cadavere. Secondo le conclusioni della Procura di Vibo Valentia e dei carabinieri della Nucleo operativo della Compagnia di Tropea, del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia e della sezione “Crimini violenti” del Ros, è stato Ezio Perfidio, a sparare a Stefano Piperno con alcuni colpi di fucile. Il padre Francesco Perfidio sarebbe stato presente al momento dell’omicidio rafforzando il proposito delittuoso, cagionando così la morte del giovane Piperno. Tra gli indagati anche Sonia Perfidio, 30 anni, di Nicotera che, insieme a Francesco ed Ezio Perfidio, con l’accusa di concorso in distruzione e soppressione di cadavere, avendo dato fuoco a Stefano Piperno ed alla sua auto.
Gli inquirenti, hanno accertato che il movente dell’omicidio è stato causato da continue richieste di Piperno, di ottenere cocaina, pur avendo maturato debiti pregressi con gli aggressori. La dinamica del delitto, ricostruita dagli investigatori, appare che prima dell’omicidio vi è stata una lite culminata con l’assassinio do Piperno, freddato con un colpo d’arma da fuoco al torace il 19 giugno.
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A corollario di ciò, inoltre, i militari operanti ricostruivano quelli che sono gli interessi nella vendita di stupefacenti che gli arrestati hanno nel territorio di Nicotera, in special modo PERFIDIO Francesco che ha numerosi precedenti specifici in materia.
Ad aggravare il quadro complessivo vi è da un lato il fatto che il gesto gravissimo e letale sia stato compiuto di base per una somma irrisoria di denaro di debito, dall’altro che entrambi i soggetti abbiano da subito cercato di occultare il cadavere e qualsiasi collegamento, anche relazionale, nei confronti della vittima.