Non ci stanno i genitori degli alunni iscritti alle scuole dell’obbligo che, per l’anno scolastico appena iniziato, avrebbero dovuto usufruire dei servizi di refezione scolastica e trasporto scuolabus.
Gli esosi rincari delle tariffe dei servizi a domanda individuale stabiliti dalla terna commissariale non sono andati giù alle numerose famiglie che non hanno accolto positivamente gli inattesi “ritocchini”. Per questo, una rappresentanza di loro ha chiesto ed ottenuto un incontro con i commissari prefettizi, avendo modo di interfacciarsi con Adolfo Valente e Michela Fabio. Tema posto sul tavolo della discussione la possibilità di ridurre i vertiginosi costi della mensa scolastica, ma soprattutto, dello scuolabus.
Dal confronto, però, sarebbe chiaramente emerso che le esose richieste sarebbero la conseguenza della dichiarazione di dissesto finanziario deliberata, nel mese di febbraio, dalla terna commissariale. Il dissesto, infatti, coinvolgerebbe il settore economico-finanziario dell’Ente che sarebbe tenuto, così, ad elevare le proprie entrate al livello massimo consentito dalla legge, quindi anche i costi dei servizi pubblici a domanda individuale.
“Ci hanno spiegato – afferma la mamma di uno studente – che le famiglie sono costrette a pagare queste cifre assurde a causa del dissesto finanziario. In pratica, i rincari sarebbero tutta colpa del fallimento del Comune e a pagarne le spese siamo noi cittadini”. Una vera e propria mazzata, quindi, per i genitori dei ragazzi che frequentano le scuole del capoluogo e dei plessi scolastici delle frazioni Marina e Badia.
“I servizi di refezione scolastica e scuolabus – dichiarano altri genitori presenti in Comune – sono, altresì, proibitivi per chi ha più di un figlio in quanto i costi per famiglia raddoppiano e in alcuni casi triplicano. Il prezzo dello scuolabus, poi, è eccessivamente alto”. A questo punto, se la situazione dovesse cristallizzarsi, le uniche soluzioni per le famiglie, alcune delle quali realmente impossibilitate a spendere simili cifre, sarebbero l’affitto di un pulmino privato o, al massimo, accompagnare quotidianamente i propri figli a scuola. “Noi – evidenziano – non ci arrendiamo, anzi, continueremo a bussare alla porta dei commissari per chiedere una loro collaborazione. La speranza è che, insieme, si possa trovare una soluzione definitiva, altrimenti non sappiamo più a chi rivolgerci per farci aiutare”.
La refezione scolastica e lo scuolabus sono servizi a domanda individuale, in cui ogni utente partecipa con una quota-parte al costo del servizio. In pratica, una parte del costo del servizio è coperto da chi ne usufruisce, mentre l’altra è coperta dal Comune. Nel caso di Nicotera, un singolo pasto che, fino allo scorso anno scolastico, aveva un costo di circa un euro, durante l’anno in corso, costerà tre euro con una percentuale di importo a carico dell’utenza del 75 per cento. Lo scuolabus passa, invece, dai cinque euro mensili dello scorso anno ai 43,21 euro al mese di quest’anno con una percentuale di importo a carico delle famiglie del 64 per cento. L’individuazione dei costi di ciascun servizio sarebbe stata determinata includendo le spese per il personale, le manutenzioni ordinarie, i costi per i trasferimenti e per l’acquisto di beni e servizi, assicurazione, tasse automobilistiche e carburante.