Vibo, il premio “Donna legalità 2019” a Federica Punturiero

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maria chindamo
federica chindamo
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Maria Chindamo non ha lasciato la sua terra e la sua gente. Attraverso gli occhi di Federica, la figlia diciottenne già in prima linea nella ricerca della verità e ieri insignita del premio “Donna legalità 2019”, guarda tutto quello che succede in quel mondo che, suo malgrado, ha dovuto abbandonare in quanto vittima di quella feroce subcultura mafiosa che non ha saputo perdonare il coraggio della ribellione di una donna colpevole di voler andare dove la portava il cuore. Maria rivive, quindi, anche negli occhi della sua piccola Letizia e del suo Vincenzino. Attraverso il loro sguardo, può osservare le lacrime di mamma Pina Di Francia, la fermezza di suo fratello Vincenzo, la solidarietà di centinaia di studenti arrivati da più istituti calabresi, la vicinanza dello Stato ora più che mai impegnato a dare un volto ai suoi assassini.

E’ la manifestazione di ieri una concreta testimonianza di impegno per la legalità che Cinzia Falcone, coordinatrice dell’associazione “Animed” di Cosenza, organizzatrice del Premio, conduce in porto con bravura. E così i relatori si alternano con interventi tanto snelli quanto efficaci. Tutti hanno un’esperienza da raccontare, un monito da lanciare, una raccomandazione da caldeggiare perché di fronte non ci sono solo i vertici istituzionali, ma centinaia di studenti più che mai disponibili all’ascolto. Non sono mancati i momenti di emozione né le lacrime.

vincenzo chindamo
vincenzo chindamo

<Sono orgoglioso di essere davanti a tanti studenti – afferma Vincenzo Chindamo – ai quali dico che la cultura mafiosa che vorrebbe seminare terrorismo non deve averla vinta; ha distrutto la mia famiglia, ma la risposta non può essere quella dell’odio, bensì dell’amore>. Anche perché <coloro che abbiamo perduto – sottolinea il questore Andrea Grassi citando Sant’Agostino – non sono più dove sono, ma stanno dappertutto. E Maria è qui con noi>.

Grassi elogia anche il lavoro della Procura, rappresentata in sala dal procuratore facente funzioni Filomena Aliberti, che, assieme a Concettina Jannazzo, titolare del caso Chindamo, sta portando avanti indagini capillari. Si vocifera anche di alcune persone indagate, ma <documenti ufficiali che ci consentano di confermare o smentire – sostiene l’avv. Nicodemo Gentile – non ne abbiamo>. I momenti di forte tensione emotiva arrivano con Arcangelo Badolati. Nel silenzio dell’Auditorium, prende per mano i ragazzi e li guida, da par suo, nel racconto del mondo della criminalità che vede le donne seminare odio e lanciare i propri figli sui sentieri della morte, perché, per loro, l’onore conta più dell’amore. Una subcultura, però, non più ferrea, perché ci sono anche donne degli ambienti mafiosi che hanno difeso e pagato con la vita i loro battiti di libertà.

Applausi anche per Martina Logiacco, compagna di Federica, per i giornalisti Carmelo Abbate e Cristina Jannuzzi, per la giovane Joel Conocchiella, nonché per la prof.ssa Francesca Bonfiglio del “Pizzini-Pisani “ di Paola e di Caterina Gambaro del Cis di Cosenza. Poi tutti attorno a Federica per far salire in cielo l’urlo “Io non ho paura”. Il premio “Donna legalità 2019”, al quale tra gli altri erano presenti anche il commissario prefettizio Giuseppe Guetta ed il procuratore Mario Spagnuolo, ha portato alla ribalta Federica Punturiero, figlia diciottenne di Maria Chindamo. Da tempo, assieme allo zio Vincenzo, si batte per avere giustizia e verità. Ha scritto a parlamentari e viceministri chiedendo lo smantellamento del “tribunale clandestino” che ha condannato sua madre. Ieri, senza paura, ha incitato i presenti ed i suoi coetanei <ad avere coraggio per costruire una vita libera> perché <la libertà aiuta a fare cultura e la cultura rende liberi>. Poi, affiancandosi al questore Grassi, ha invitato tutti a prendersi per mano e a urlare <io non ci sto a vivere nella paura>. Di fronte a lei la nonna Pina De Francia col volto rigato dalle lacrime.

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