Revocata con l’ennesima riapertura del tratto Joppolo-Coccorino, l’ordinanza provinciale di novembre relativa all’interdizione alla circolazione sulla Sp 23. Questa volta la strada rimarrà aperta fino al 10 gennaio 2020, per “garantire alle popolazioni residenti dei tempi di percorribilità ridotti al raggiungimento dei vari luoghi di culto e tradizioni popolari”, il tutto subordinato all’immediata chiusura nel caso di allerta meteo da parte della ProtCiv ricadente nelle fasce arancione/rosso.
La decisione è stata assunta in seguito alla presentazione di report di sopralluogo del consulente scientifico di Anas, Maurizio Ponte, dai quali si evince che le criticità emerse nelle varie zone del versante interessato e la successiva attività di disgaggio avrebbe prodotto “una sensibile riduzione del numero dei blocchi rocciosi non radicati nel substrato” e che “il rischio di caduta massi è stato notevolmente ridotto e contenuto al di sotto delle soglie di accettabilità”.
Una “pseudo apertura” per Giovanna Rodolico di “Noi per Joppolo”.
“Ho finito adesso di leggere l’ordinanza con la quale la Provincia ha disposto l’apertura della Sp 23 – afferma-, e sono rimasta trasecolata. L’ho riletta, augurandomi di essermi sbagliata. La stanchezza a volte gioca brutti scherzi e questa è una delle poche volte in cui ho sperato fosse così. Niente da fare. E’ proprio così. Apertura solo dal 19 dicembre al 10 gennaio. E le motivazioni? Agevolare i cittadini, durante le festività natalizie, nel raggiungimento, in tempi brevi, dei luoghi di culto e tradizioni popolari. Che delicatezza! La Provincia di Vibo (o meglio chi la rappresenta), in preda a un forte slancio di generosità e in perfetta sintonia con il clima natalizio, ha inteso farci la carità. Ci sarebbe da commuoverci! E invece non ci commuoviamo affatto! Anzi ci sentiamo ancora più offesi. Offesi e indignati. Fortemente indignati. Non è di elemosine che abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno che chi ci governa lo faccia con serietà e responsabilità, che percepisca il proprio ruolo e la propria posizione come un impegno al servizio dei cittadini e non come un palcoscenico dal quale sbeffeggiarli e che, soprattutto, sappia cogliere le esigenze autentiche della popolazione e soddisfarle. Non abbiamo bisogno di contentini, né di buffonate. Sappiamo riconoscere le briciole fuorvianti dalle azioni veritiere e per questo abbiamo bisogno che i problemi vengano affrontati con competenza, e risolti in maniera definitiva”.
In questo contesto, come rappresentante dell’associazione “Noi per Joppolo”, la Rodolico si chiede se chi ha firmato l’ordinanza, accettandone le limitazioni temporali e le circoscritte motivazioni, sia a conoscenza delle criticità che questa chiusura ha causato, “delle lotte che sono state fatte – dichiara -, delle perdite economiche che le varie attività hanno subito, dei sacrifici quotidiani dei pendolari, degli studenti, dei rischi che corrono sulle strade alternative, dei disservizi generati. O fino ad oggi ha dormito mollemente, per svegliarsi solo al suono delle dolci sinfonie natalizie ed apporre, ancora assonnato, il proprio autografo? Chi ha firmato l’ordinanza conosce la Costituzione? Sa che l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, prima ancora che sull’intrattenimento e che, anche se il diritto di culto è un diritto sacrosanto, il diritto al lavoro viene prima? Perché, anche se è vero che non di solo pane vive l’uomo, del pane ha bisogno per vivere. Se non si ha la capacità o la volontà di cogliere ciò, non si è all’altezza del compito affidato, si occupa un ruolo indegnamente. Perché richiudere la strada il 10 gennaio, a prescindere dalle condizioni metereologiche, se Anas ha espresso chiaramente che il rischio è stato ridotto e contenuto al di sotto delle soglie di accettabilità? Non ne comprendiamo il motivo. A meno che tale data non coincida con l’inizio dei nuovi lavori. E’ l’unica spiegazione accettabile , purché sia veramente così, purché i lavori vengano iniziati subito e portati a termine completamente e, questa volta, veramente. Perché, anche in questa storia, molti conti cominciano a non tornare. Non ce lo auguriamo ma lo pretendiamo, considerato che dall’incontro avuto in prefettura il 6 dicembre, era stato garantito un primo intervento a breve termine, volto all’apertura, e un secondo intervento a lungo termine (e comunque da concludere prima della prossima stagione estiva) volto al completamento dell’opera, durante il quale (e solo durante il quale) era stata prevista la chiusura della strada. Per questo abbiamo chiesto, tramite Pec, un incontro con il presidente della provincia, per avere delle spiegazioni veritiere e condivisibili. Vorremmo essere certi che il presidente avrà la delicatezza di accogliere la nostra richiesta, così come siamo sicuri che il buon Dio accoglierà le nostre parole se, a causa dei disservizi e dello stress subito, non potremo recarci in un luogo di culto adeguato ma pregheremo, sommessamente, nel segreto delle nostre stanze”.