Nell’ambito della “Settimana dello Studente”, organizzata dagli studenti del Liceo Vito Capialbi di Vibo Valentia, Libera ha voluto dare continuità alle forti emozioni scaturite dall’iniziativa dello scorso 24 dicembre, quando, all’indomani dell’operazione “Rinascita-Scott”, giovani e meno giovani, uniti in un’alleanza intergenerazionale, si sono ritrovati tutti insieme, dietro lo striscione “Vibo Valentia finalmente Libera”, per esprimere vicinanza e gratitudine alle donne ed agli uomini dello Stato e per mostrare il volto di una terra che resiste al potere della ‘ndrangheta e che non vuole, non può e non deve perdere la speranza.
Una grande partecipazione, quella del 24 dicembre, che ha mostrato a tutta Italia la bellezza di un’intera regione. La bellezza di chi non si vuole più genuflettere al potere della ‘ndrangheta, la bellezza dei visi che non hanno paura di percorrere le vie della città mostrando da che parte stanno, la bellezza di chi vive animato dalla volontà di giustizia e dalla volontà di cambiamento.
“Sentimenti ed emozioni forti – affermano i componenti di Libera Vibo – ai quali dare, appunto, concretezza nella nostra azione quotidiana affinché diventino imperativo morale da cui non è possibile sfuggire. Una continuità che abbiamo provato a dare insieme ai ragazzi ed alle ragazze del Liceo Vito Capialbi organizzando questo incontro per elaborare l’importante iniziativa del 24 dicembre, comprenderne il significato e la forza, e dare carne e sangue a parole come dovere, libertà e liberazione”.
Grazie alla testimonianza del Capitano Marco Di Caprio, Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Serra San Bruno, si è potuto comprendere in cosa si sostanzia quello che viene definito “senso del dovere”. Passione, volontà, umanità di chi indossa la divisa come strumento per il raggiungimento del bene comune. Un lavoro silenzioso che uomini e donne delle forze dell’ordine svolgono quotidianamente per presidiare i nostri luoghi e garantire diritti e sicurezza. Un lavoro che non è solo repressione ma soprattutto prevenzione.
Le parole di Vincenzo Chindamo pesano come pietre, con la sua semplicità e la sua fermezza va dritto alla coscienza di ciascuno di noi. Vincenzo è diretto, non le manda a dire, e quando entra in una scuola fa tanto male alle mafie perché le sue parole sanno di libertà. Quella libertà che è stata negata a sua sorella Maria, giovane imprenditrice scomparsa a Limbadi il cui corpo, purtroppo, ancora non è stato trovato.
Infine, la voce rotta dall’emozione e lo sguardo orgoglioso di Carmine Zappia, imprenditore nicoterese sotto scorta. Era la prima volta che raccontava la sua storia in una scuola. “Carmine è un uomo buono – dichiarano i membri di Libera – e lo si vede subito, da come ti stringe la mano e ti sorride timidamente. La sua denuncia ha permesso l’arresto di esponenti di spicco del clan Mancuso. Una testimonianza forte la sua, attraverso la quale comprendere fino in fondo il concetto di liberazione e dignità. Ha difeso la sua dignità di uomo e di imprenditore, liberandosi dal potere soffocante della ‘ndrangheta. La fine di un anno, l’inizio del nuovo: abbiamo chiuso con una fortissima voglia di riscatto ed apriamo con una rinnovata consapevolezza ed un maggiore impegno, affinché quella che alcuni chiamano utopia possa divenire una straordinaria e concreta realtà per riappropriarci del nostro presente e poter avere il diritto di costruire il nostro futuro”.