Lezione di legalità di Marisa Manzini alla Media di Nicotera Lezione di legalità di Marisa Manzini alla Media di Nicotera

Lezione di legalità di Marisa Manzini alla Media di Nicotera

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Lezione di legalità online alla Media nicoterese, presenti anche alunni e docenti della Secondaria di Joppolo, con oratrice un’ospite d’eccezione, il magistrato Marisa Manzini, procuratore della Repubblica aggiunto a Cosenza e autrice del libro “Fai silenzio ca parrasti assai”.

Paolo Vivaldi

Un appuntamento organizzato dall’istituto Comprensivo “Antonio Pagano” del dirigente scolastico Giuseppe Sangeniti che, nonostante la forzata Didattica a distanza, è riuscito ad attivare a cura dei dipartimenti umanistico-linguistico e artistico-musicale, alcuni laboratori online rivolti agli alunni. Oltre al magistrato, infatti, giorni fa la scuola ha registrato la presenza del maestro e compositore Paolo Vivaldi.

Marisa Manzini

“La criminalità organizzata – ha esordito la Manzini – vive basandosi sulla legge del silenzio ed il timore di parlare e denunciare non fa altro che fortificarla. La scuola e i docenti hanno un ruolo fondamentale, la prima aprendo le sue porte, gli insegnanti parlando di ‘ndrangheta per far acquisire ai ragazzi la giusta alternativa, spiegando che questi sono “gruppi asociali” e mostrando loro altre opportunità che non sono quelle del guadagno facile ”.

La Manzini ha risposto, quindi, alle varie domande poste dai ragazzi della Media nicoterese, dai docenti e dal dirigente, ripercorrendo, così, la sua carriera, da quando, dopo aver svolto il concorso in magistratura, ha assistito alla strage di Capaci, episodio che le avrebbe indicato l’indirizzo per la sua carriera lavorativa facendola specializzare in criminologia. Piemontese di origine si è poi trasferita in Calabria dove ha iniziato la sua lotta alla mafia non dimenticando i giovani.

Giuseppe Sangeniti

“Capaci mi ha spinto a riflettere sul perché dovesse succedere tutto questo in Italia – afferma -. Sono arrivata in Calabria nel ’93. All’inizio nessuno ci chiamava per andare nelle scuole, cosa che sta succedendo, invece, da alcuni anni. Gli studenti calabresi sono diventati, così, più consapevoli del fenomeno mafioso. Con il mio libro vorrei proprio che i giovani prendessero coscienza della ‘ndrangheta e Nicotera è uno dei comuni dove la ‘ndrangheta è presente con una famiglia tra le più potenti”. Quindi i riferimenti a Tita Buccafusca che voleva allontanarsi dalla sua cerchia familiare ‘ndranghetista, poi morta, o Matteo Vinci ucciso perché ha avuto il coraggio di opporsi alla prepotenza mafiosa.

Il bullo di oggi, per il magistrato, sarà il criminale mafioso di domani, così come diseducative sarebbero le fiction che mandano messaggi sbagliati solo a fini economici mitizzando alcune figure. Spazio anche al ruolo fondamentale della politica. “Uno Stato sano – afferma – si potrà realizzare solo se ogni cittadino individuerà e sceglierà persone che non hanno nulla a che fare con la ‘ndrangheta, rappresentanti con principi e regole”.

Una lotta alla mafia, quella della Manzini, portata avanti combattendo anche la paura che è “un sentimento umano – dichiara -. Quando ci si imbatte in boss della criminalità di cui si conosce la violenza è normale avere paura. Ma la possiamo combattere insieme, unendoci possiamo sconfiggerla per eliminare questa parte di società malata. In questo periodo di crisi ed emergenza dietro l’angolo c’è la ‘ndrangheta. Bisogna fare sacrifici evitando di rivolgersi a quelli che sembrano erogatori facili di liquidità. Il provvedimento del Governo serve, appunto, a dare aiuti economici a chi ne ha bisogno”. L’emergenza coronavirus ha innescato, altresì, la polemica sulle “scarcerazioni facili” dei boss mafiosi. “Sicuramente – afferma – durante questo momento storico che stiamo vivendo, quello di un virus che spaventa tutti, si sta privilegiando la salute dei detenuti, però, andando oltre. E’ stato un gravissimo errore. Ma, in tempi molti rapidi, il Governo si è reso conto emanando due provvedimenti e alcuni boss sono rientrati in galera”.

Contro la criminalità organizzata anche l’Europa può fare molto, “ma dobbiamo anche essere noi a far capire che il fenomeno non è solo italiano – evidenzia-. L’Europa inizia ad essere più consapevole, ma deve legiferare ancora di più per colpire le organizzazioni ‘ndranghetiste che fuori dall’Italia fanno affari. Per quanto ci riguarda, nei confronti della mafia, non so se siamo a metà dell’opera, ma l’opera l’abbiamo iniziata“.

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